Vi racconto il mio incidente
Testimonianza
Nel numero di aprile la redazione ha affrontato il problema degli incidenti stradali, che spesso coinvolgono i giovani. Per non lasciare che la questione rimanesse in una “prospettiva teorica” abbiamo cercato ci raccogliere una piccola, ma significativa testimonianza: il signor M.M. (che chiameremo in questo modo per lasciarlo nell'anonimato) è un ragazzo di 21 anni che frequenta la facoltà di Medicina a Bari e che nel 2005 si è trovato coinvolto in un incidente, di cui porta ancora qualche segno fisico. Benché il sinistro sia avvenuto per pura fatalità, come il signor M.M. ha sottolineato, può far ben comprendere a quanti prestano poca attenzione sulla strada quali siano gli effetti di un incidente stradale. Quale è stata la dinamica dell'incidente? “Non ricordo moltissimo. Ti darei dei particolari dovuti alla mia immaginazione o a ciò che ho sentito dire in giro. Comunque, prima dell'incidente, lo voglio sottolineare, non abbiamo abusato di nessuna sostanza, né bevuto alcool. La cosa che mi ha fatto rattristare ulteriormente è stata la diceria della gente, che pur non conoscendo i fatti, ha preteso di poter sparlare e dare versioni soggettive, distorcendo la realtà. Proprio in quell'occasione, assolutamente niente. E poi sarebbe stato anche stupido e sconsiderato fare abuso di sostanze che determinano incapacità nel controllare i propri atti fisici. Era la notte di lunedì 28 febbraio, nel 2005. Ero in auto con un mio amico sulla litoranea per Giovinazzo. I ricordi di quegli attimi, però, si fermano qui. Il giorno dopo sono strato ricoverato in ospedale”. Sei stato un mese in coma farmacologico. Naturalmente i tuoi genitori e familiari, oltre agli amici, ti sono stati vicini. Come l'hanno presa? Cosa è successo immediatamente dopo il risveglio? “Senza dubbio i miei genitori e gli amici mi sono stati sempre vicini. Dopo il risveglio, sono stato trasferito in Austria per una migliore riabilitazione motoria e psichica. Sono un po' diverso da prima: ho imparato a focalizzare l'attenzione su cose alle quali prima non davo importanza, come il linguaggio, però è cambiato il modo in cui mi comporto. A volte mi trovo in una condizione di incertezza. Ricordo che durante il periodo della riabilitazione, non ero io. Camminavo un po' stralunato, avevo una concezione dello spazio e del tempo molti discutibili. Ora fortunatamente, se tutto è andato bene, dovrei essere riuscito a recuperare. Ovviamente questo è stato possibile grazie all'aiuto di tutti coloro che mi sono stati accanto”. Era il mese di marzo, gli esami si avvicinavano. Quanto questo incidente ha pesato sulla tua preparazione per la maturità? “Ho cercato di recuperare, grazie all'aiuto di mia madre. Il resto, bene o male, lo ricordavo: il tempo mi ha permesso di recuperare, in parte, quanto avevo perso. In ogni caso, lo studio, il recupero non sono stati un peso, ma una sfida piuttosto stimolante: una sfida con me stesso, non col destino. Sfidare il destino è molto equivoco”. Senza dubbio il tuo incidente non va assimilato a quelli che di solito ascoltiamo al telegiornale. Cosa ti sentiresti di dire a quanti dimostrano superficialità nell'affrontare i pericoli della strada? “È sta un'esperienza negativa che ha avuto l'unico merito di farmi crescere. Sono stato messo di fronte a situazioni estreme, che io non avevo mai immaginato, né affrontato. Posso soltanto dire che mettersi alla guida dopo aver abusato di alcool o droghe è un attentato ala propria vita: è importante aprire gli occhi, perché distruggersi la vita per una bravata è la più grande stupidaggine che si possa fare. È stupido andarsi a precludere i successi nell'ambito scolastico, nella vita, veder tramontare i propri sogni. È qualcosa che deprime”.
Autore: Marcello La Forgia