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Al Panathlon di Molfetta l’impresa in bici da Rovereto a Capo Nord di Abbattista e Panunzio
Binetti, Panunzio, Abbattista, De Palma
25 ottobre 2024

MOLFETTA - Si è svolta l’attesa conferenza sul’impresa realizzata nella scorsa

estate da Giovanni Abbattista e Luigi Panunzio, cicloamatori dell'Asd

Veloclub Molfetta, protagonisti della Settima edizione della Northcape4000, la

manifestazione di ciclismo più lunga e partecipata al mondo.

Limitarsi a definire interessante l’esperienza sportiva e umana raccontata da Abbattista e Panunzio sarebbe davvero... limitativo!

Avvincenti ed emozionanti racconti dei relatori, bellissimo fotovideo realizzato dai protagonisti e montato da D’Agostino Studio, diversi interessanti interventi da un pubblico variegato che ha gremito l'Aula Magna del Seminario Vescovile in ogni ordine di posto e che ha

fornito tanti spunti ai relatori per raccontare la loro esperienza: insomma, un grande successo per il Panathlon Club e per il Veloclub Molfetta che hanno organizzato al meglio l’evento.

Dopo la presentazione della Cerimoniere Anna Vichi, l’introduzione di Lillino de Palma Presidente del Panathlon Club, oltre che attuale Dirigente Nazionale della Federciclismo e

già Presidente Regionale, il quale evidenzia che la bicicletta, messa

in bella mostra accanto al tavolo dei relatori e completamente equipaggiata, è la protagonista indiscussa e che l’andare in bici è uno stile di vita.

Tocca poi al Presidente del Veloclub Cosimo Binetti, il quale sottolinea che il Veloclub è un’associazione di amatori o meglio di amanti della bicicletta.

“La bicicletta – dice Binetti – si declina in tante forme ed è versatile, cioè può andare dappertutto: Ci possiamo portare appresso tutto quello che ci serve per un’avventura di qualche ora o di giorni. La bicicletta è uno stile di vita ma anche una maestra di vita. E’ sempre un

continuo stimolo e, ogni volta che si esce, la nostra amata bicicletta ci dice che domani andrà meglio, ritorniamo sulla strada e facciamo un’altra avventura che ci riempie di gioia e che può essere di qualche ora, di qualche centinaio di chilomeri o di tanti giorni fino all’avventura che hanno fatto Giovanni e Luigi”.

Al termine il Presidente de Palma ha passato la parola a Giovanni Abbattista che ha ringraziato il Panathlon per l’invito e ha sottolineato che il suo non è un ringraziamento di circostanza, ma fatto con il cuore.

“Ringraziamo chi ci ha invitato – dice Abbattista anche a nome di Panunzio – perché ci permette di tramettervi le emozioni che abbiamo vissuto in questa avventura. Spieghiamo anzitutto che cosa è la North Cape4000 che si chiama così perché ogni anno viene organizzata

questa corsa che parte da località diverse d’Italia e ha un percorso, attorno ai 4000 chilometri, sempre diverso che ha come destinazione Capo Nord. Quest’anno la corsa è partita da Rovereto con un percorso di circa 4200 km e con trentamila metri di dislivello.

Su internet nel sito di Norgth Cape c’è il racconto di cosa vuol dire e di come è stata pensata la corsa e, quando si legge quello che c’è scritto, si può pensare che ci

sia troppo retorica su questa che viene definita la corsa della vita dagli organizzatori e dai partecipanti perché nella testa di ogni ciclista Capo Nord è una meta iconica, il massimo che uno possa fare.

Come è capitata questa cosa? Un paio di anni fa ho inciampato su qualche video di Capo Nord e mi sono invaghito. Devo dire che noi abbiamo un gruppo di cicloamatori che da diversi anni partecipa a vari eventi con bici simili a questa che abbiamo voluto portare per farvi

capire che cosa sono le esperienze di Bikepacking e in autonomia cioè Unsupporter, tutti i partecipanti devono organizzarsi la corsa in assoluta autonomia. Sulla bici portavamo i bagagli che potete vedere con tutto l’occorrente che cambia secondo il percorso da fare.

In questo percorso che dovevamo fare presumibilmente per una ventina di giorni con condizioni climatiche diverse perché alcune edizioni precedenti, in Norvegia e vicino a Capo Nord, si sono verificate condizioni meteo piuttosto complicate con temperature di 5-6 gradi, pioggia, vento, era necessario mettere insieme tutto quello di cui si può avere bisogno sia per la bici sia per l’alimentazione sia per il bestiario e devi portartele dietro. Così come vedete la bici, così abbiamo affrontato questa esperienza.

Perché si dice che la North Cape è l’avventura della vita? Questa non è una gara nel senso che non è una competizione con gli altri partecipanti. A questa corsa potevano iscriversi e in soli

due giorni si sono iscritti, esaurendo i pettorali a disposizione, 350 persone provenienti da 44 paesi di tutto il mondo. Quindi è una corsa molto ambita poiché, anche per chi viene dall’India, attraversare il vecchio continente e arrivare a Capo Nord in bicicletta è un sogno.

E si dice che questa è l’avventura della vita perché ci sono situazioni ed elementi che la rendono effettivamente unica. Perché condividere questa corsa con 350 persone che non conosci, non è che viaggi insieme per 4.000 chilometri, ma con molti di loro condividi momenti durante il percorso, quantomeno con quelli che hanno lo stesso passo, perché ci

sono quelli che fanno questo percorso in dieci giorni che non dormono nemmeno la notte e sono pazzi scatenati. Quelli più umani, come noi, l’hanno fatta in 19 giorni che è un

bel risultato, considerato che su 350 partecipanti non tutti arrivano nel tempo assegnato: quest’anno sono arrivati 186 partecipanti, quindi poco più del 50%.

E’ un’esperienza in bici per la quale bisogna essere molto preparati. Non è una cosa impossibile, bisogna avere molto allenamento, ma anche una grande testa perché i momenti di difficoltà li viviamo tutti e le condizioni meteo sono molto influenti sulla tenuta.

Noi percorrevamo mediamente circa 220 chilometri al giorno. Stavamo in sella dalla mattina alle 6,30 fino alla sera all 19-20, quindi 12-14 ore al giorno per 19 giorni. Quando ripeti questa pedalata ogni giorno e sopporti questa fatica, sai di poterla fare il primo giorno, il secondo

giorno, il terzo giorno. Posso dire che il 90% dei partecipanti non sapevano se sarebbero arrivati o meno perché le insidie sono sempre dietro l’angolo, non sai se il tuo fisico terrà, se terrai con le condizioni avverse, quindi è una vera e propria avventura.

La cosa straordinaria e bellissima, e chiudo perché staremmo a parlare per ore, sono le relazioni che si stabiliscono tra i partecipanti perché sono 350 persone che provengono

da culture e paesi diversi, parlano lingue diverse, comunicano il minimo indispensabile, ma tutti quanti sono accomunati e affratellati dalla fatica che è il comune denominatore di questa esperienza.

Dopo questa introduzione farei partire il video che abbiamo montato con le nostre foto e con qualche video che abbiamo girato che è una sintesi di questo viaggio in cui

abbiamo attraversato otto paesi. Dopo la partenza da Rovereto siamo entrati in Austria, poi in Germania, poi nella Repubblica Ceka, siamo rientrati in Germania, abbiamo fatto la

Danimarca, poi abbiamo fatto 1700 chilometri in Svezia, siamo andati in Finlandia e siamo arrivati a Capo Nord.

Vorrei leggervi l’incipit del video che è emblematico perché in questa frase di un anonimo ci sono a nostro modo di vedere due elementi di questa avventura, cioè la fatica e il sogno”.

Nella lettura Abbattista si ferma più volte per l’emozione, ma si riprende sempre e porta a termine la lettura dell’incipit: “Quando stai per mollare fermati un attimo e pensa al motivo per il quale hai resistito fino ad ora. Pensa alla meta, non a quanto sia difficile

il tragitto. Rimboccati le maniche e non avere paura della fatica. Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte. Lotta e combatti! E quando ciò che

desideri sarà tuo, porta una mano sul cuore e sentirai in ogni singolo battito l’eco di ognuno dei passi che hai compiuto. E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c’è vittoria senza ferite di guerra, non c’è arcobaleno senza la pioggia”.

A seguire, dopo un intervento del Presidente de Palma e la risposta di Abbattista, la parola passa all’altro grande protagonista dell’avventura della vita: Luigi Panunzio.

“Voglio dire – racconta Panunzio – una cosa che è importante per ogni tipo di avventura: avere una buona stella che ti segue per tutto il percorso e noi quest’anno l’abbiamo avuta, soprattutto per quanto riguarda il tempo atmosferico, cosa che l’anno scorso Giovanni non ebbe

nel suo tentarivo solitario. Abbiamo avuto giornate bellissime. Al Circolo Polare Artico c’erano 25 gradi, abbiamo sofferto più per il caldo che per il freddo. Buona stella anche per quanto riguarda la

parte meccanica del mezzo. Nonostante abbiamo pedalato per venti giorni, non abbiamo avuto grossi problemi tecnici che avrebbero potuto mandare a monte un viaggio del genere. Ho avuto solo un problema tecnico che la buona sorte ha fatto capitare a soli 200 metri

da un’officina meccanica, cosa rara in quella zona. Infatti a Copenaghen per una caduta banale ho danneggiato un pezzo che mi ero portato come scorta. Forse da solo non sarei

stato capace di sostituirlo ma per fortuna c’era un meccanico e abbiamo potuto portare a termine questa avventura”.

A seguire numerosi interventi del pubblico, proveniente anche da Bisceglie, che hanno consentito a i due protagonisti di approfondire alcuni aspetti e di soffermarsi su diversi

momenti della corsa, dando anche lo spunto ad Abbattista per leggere la frase di Walter Bageot che chiude il video:

“Uno dei grandi piaceri della vita sta nel fare quello che la gente dice che non riuscirai a fare”.

Prima della chiusura della conferenza con il tradizionale tocco di campana, il Presidente

de Palma ha consegnato ai due relatori una targa, realizzata da un artigiano, a ricordo della magnifica serata.

                                                            

 

 

 

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