Ragaini: don Tonino prima e dopo il Concilio
Dopo i saluti iniziali ha preso la parola Claudio Ragaini (nella foto con Elvira Zaccagnino della casa editrice "la meridiana"), giornalista e scrittore, che ha tratteggiato la figura di don Tonino prima e dopo il Concilio Vaticano II. Don Tonino, lo ricordiamo, ha partecipato al concilio accompagnando il vescovo Ruotolo, ma come sottolinea l'autore dell'intervento, non se ne conosce bene il contributo effettivo. Il conclave ecumenico ha avuto tra gli obiettivi quello di "incrementare la fede" e di "aggiornare la Chiesa". Ragaini spiega il senso dato da don Tonino a questa istanza: «aggiornare voleva dire aumentarne la fungibilità, spogliare la Chiesa del mantello regale. Siamo nel 1962, la chiesa del grambiule è ancora lontana, ma ha sicuramente qui le sue fondamenta».E' più ricca di testimonianze l'opera del pastore di Alessano dopo il concilio. «I primi anni come rettore del seminario di Ugento furono ricchi di iniziative. La diocesi fu il laboratorio nel quale coinvolgere laici e religiosi nel rinnovamento ecclesiale avviato dal concilio. Ma furono anche anni di studio e maturazione. Don Tonino esplorò tutti i testi del concilio, spiegò ai parroci le innovazioni della liturgia. Uscì dalla sagrestia per vivere in mezzo al popolo, sperimentando in modo tangibile l'adesione della gente all'innovazione conciliare». Nel 1979 iniziò la sua esperienza a Tricase e questo fu il prologo del suo ministero vescovile. Proprio gli anni di vescovado nella diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, tra l'83 e il 1993, furono la sintesi perfetta del Concilio di cui "Don Tonino incarnò e testimoniò con la sua opera il senso di profondo rinnovamento".Conclude Ragaini: "Ugento fu il granaio dove furono riposti i semi del concilio. Tricase il giardino dove maturarono e Molfetta il terreno dove Don Tonino raccolse i frutti".
Michele de Sanctis jr.