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Le Variazioni Goldberg di J. S. Bach incise per Digressione Contemplattiva
15 gennaio 2011

L’ascoltatore “medio” che si avvicini al gigantesco J. S. Bach attraverso il Magnifi cat, la Missa in si minore o qualcuno dei suoi più famosi motetti riesce facilmente a comprendere l’arte somma del Kantor con relativa facilità; generalmente inaccessibile, invece, risulta l’ascolto dell’Off erta Musicale, dell’Arte della Fuga, (Bach perfezionò la fuga che già Palestrina aveva sviluppato per esempio nel meravigliso motetto Alleluja, Tulerunt Dominum) del Clavicembalo Ben Temperato o delle Variazioni Goldberg. Di fronte alle Variazioni, icona dell’incontro ideale tra musica e matematica si può aff ermare come «ascoltare la musica equivale alla nascosta attività aritmetica di un animo che non è consapevole di eff ettuare un calcolo, ma che ne percepisce il risultato in termini di piacevolezza» (parafrasando il pensiero di Leibniz espresso nel 1932 in Die Philosophischen Schriften). Sterminata è la letteratura volta ad aff ermare l’importanza della matematica nel processo creativo musicale; nell’approntare quest’articolo mi è capitato inaspettatamente tra le mani un opuscolo dal titolo Sull’importanza della matematica (1900), fatto stampare dal sacerdote molfettese Paolo Bartoli (1866-1945) che scriveva: «domandate alla matematica che cosa è il suono: e vi risponderà che ogni nota musicale ha un valore numerico e che la musica, armonia dei suoni, è sottoposta alla legge che i numeri rappresentanti le varie note stiano fra loro in rapporti semplici […] le vibrazioni delle corde del violino e dell’arpa sono regolate da una formola algebrica data da Lagrangia, ed i suoni delle canne dell’organo dalle leggi di Bernoulli, che regolano anche tutti gli strumenti a fi ato». Queste considerazioni sono vieppiù pertinenti in relazione all’ultima pubblicazione (in ordine di tempo) di Digressione contemplativa, ovvero quella “serie” di eventi culturali-editoriali inventata dal mecenate della cultura che é don Gino Samarelli. Delle Variazioni (presentate recentemente durante il concerto del maestro cembalista Onofrio Della Rosa presso l’auditorium di San Domenico a Molfetta), è stato ben evidenziato l’aspetto “matematico” nella prolusione del maestro Gaetano Magarelli: «anche se appare riduttivo, si potrebbe idealizzare la musica di Bach con un grafi co cartesiano, sul cui asse delle ordinate potrebbe essere collocata l’armonia e su quello delle ascisse le linee melodiche che scaturiscono dal contrappunto; ecco apparire il monumento musicale bachiano, perfetto equilibrio tra contrappunto e armonia». Così scrive il raffi nato interprete al cembalo, interprete-studioso Della Rosa, sul libretto allegato al cd: «la presente registrazione delle variazioni è il risultato di un lavoro fatto di analisi, confronti, esecuzioni in concerto, di ripensamenti e studio». Le Variazioni furono composte tra il 1741 e il 1742; «la scoperta avvenuta nel 1975 a Strasburgo dell’esemplare personale di Bach - continua Della Rosa - oltre alle numerose correzioni apportate dall’autore, ci ha regalato una composizione, sconosciuta prima d’allora, dall’indubbio valore storico: nell’ultima pagina, dopo l’Aria da capo, Bach aggiunge una serie di 14 canoni enigmatici sulle prime otto note del basso dell’Aria. Il tredicesimo di questi canoni era già noto perché è con esso che Bach si è fatto rappresentare sullo splendido ritratto eseguito nel 1746 da Elias Gottlieb Haussmann, dove con un sorriso accennato sulle labbra e uno sguardo intenso, ci tende un foglio di carta che porta come titolo: canone triplex a 6 voci. Questo numero non è casuale, in quanto corrispondente al nome di BACH. Nella notazione tedesca, le note musicali sono chiamate con le lettere dell’alfabeto, e il nome di Bach si può tradurre musicalmente: B si bemolle, A la, C do, H si bequadro. Quindi se il La rappresenta la prima lettera dell’alfabeto, le lettere del patronimico prendono le cifre dal loro ordine nell’alfabeto: B=2, A=1, C=3, H=8. La fi rma musiconumerica del nome di Bach sarà dunque: 2+1+3+8= 14 = BACH». Indissolubilmente legata alle Variazioni è (secondo Hofstadter) la teoria dello strano anello di Escher (1898-1972) incisore e grafi - co olandese: strano anello è quello che “compare” quando ci si ritrova «inaspettatamente, salendo o scendendo lungo i gradini di qualche sistema gerarchico, al punto di partenza». Invero i raffi nati ed artigianali contrappunti delle Variazioni rimandano la mente ai disegni di Escher. Non c’è speranza di uscire dall’anello, così come una volta entrati nell’ascolto delle Variazioni Goldberg non si riesce a trovare la strada per uscire dalla dimensione alchemica.

Autore: Giovanni Antonio del Vescovo
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