Zona B4, palazzine dissequestrate ma la vicenda non è chiusa
Le motivazioni della sentenza del Tribunale del riesame
È una vera e propria “sberla” quella che il Tribunale del Riesame di Bari, presieduto dal dott. Marrone, ha inferto alla Procura di Trani ed al Giudice per le Indagini Preliminari, dott. Francesco Zecchillo, che, come si ricorderà, su proposta del Pubblico Ministero, dott. Michele Ruggiero, aveva disposto nei mesi scorsi il sequestro di 175 appartamenti nella zona 167 della città, nell'ambito di quello che è stato da tutti definito “lo scandalo delle B4”. Espressione, questa, che, stando alle motivazioni addotte dal Tribunale del Riesame chiamato ad esprimersi sulla richiesta (avanzata dagli imprenditori edili indagati) di annullamento del decreto di sequestro preventivo emesso lo scorso 23 gennaio, potrebbe essere radicalmente rivista, al punto che sono in molti, ormai, ad aver ribattezzato questo eclatante caso giudiziario, assurto anche agli onori delle cronache nazionali, “la bufala delle B4”. Il Tribunale del Riesame, infatti, disponendo il dissequestro degli immobili sottoposti alla misura cautelare preventiva, ha di fatto smontato punto per punto le argomentazioni della Procura di Trani, fatte proprie dal Giudice per le Indagini Preliminari (il quale, scrive il collegio del Riesame adoperando toni molto duri, “ha operato un vaglio critico della richiesta del PM pressochè nullo, ai limiti della motivazione apparente, ossia risolvendosi in clausole di stile”, per poi aggiungere che “appare evidente che la valutazione del GIP sia consistita nell'accettazione supina delle conclusioni del consulente del PM”) arrivando a concludere che i fatti, così come prospettati, non sono neanche astrattamente riconducibili alle fattispecie criminose ipotizzate dalla pubblica accusa. Dunque, per il Tribunale del Riesame, non c'è alcun elemento per poter sostenere la tesi che nelle zone B4 si sia realizzata una lottizzazione abusiva, vera e propria spada di Damocle che pendeva sulle teste delle centinaia di cittadini che hanno comperato gli appartamenti sottoposti a sequestro ed ora tornati nella loro disponibilità ed in quella degli imprenditori edili. E così nelle 63 pagine della ordinanza di dissequestro, il Tribunale del Riesame ha prima ricostruito la tesi accusatoria della Procura di Trani, fondata sulla consulenza tecnica urbanistica dell'arch. Pio Castiello, poi ha riportato le argomentazioni difensive che poggiavano su altra consulenza tecnica di parte fornita dall'ing. Ferri, per concludere, infine, escludendo del tutto il cosiddetto fumus commissi delicti e cioè la sussistenza dei presupposti giuridici che, configurando il reato di lottizzazione abusiva, erano alla base della misura cautelare adottata. In poche parole il Riesame ha scardinato la tesi accusatoria, ribaltando completamente quanto sostenuto dal Pubblico Ministero, dott. Ruggiero, e recependo in pieno la tesi difensiva sposata dagli avvocati degli imprenditori edili. In sostanza per il Tribunale del Riesame non v'è stata nessuna lottizzazione abusiva in quanto quegli immobili sono stati realizzati su un'area già edificata ed infrastrutturata, peraltro dotata di tutti gli standard urbanistici previsti, per cui non c'era nessuna necessità (così come sostenuto dal Pubblico Ministero) di approvare preliminarmente un piano particolareggiato, potendosi procedere (così come è stato fatto) con semplici permessi a costruire rilasciati dal Dirigente all'Urbanistica del Comune. E' da escludere, dunque, il reato ipotizzato “essendosi operata – scrive il Tribunale del Riesame, presieduto dal dott. Marrone, a pag. 60 della corposa ordinanza di dissequestro – non una trasformazione urbanistica, ma una trasformazione edilizia consentita, mediante completamento di aree inserite in una maglia del tessuto urbano già edificata ed infrastrutturata, nella quale era consentita la realizzazione di nuovi edifici nel rispetto del previgente indice di fabbricabilità fondiario di 5 mc/mq”. Lo stesso art. 33.4 delle Norme Tecniche di Attuazione, invocato dalla pubblica accusa per sostenere la tesi dell'obbligatorietà dell'approvazione di un piano particolareggiato, viene interpretato dal Tribunale del Riesame (sempre sulla base della consulenza tecnica di parte dell'ing. Ferri) in maniera del tutto differente: “la formazione dei nuovi piani – scrive ancora il Tribunale del Riesame – non è obbligatoria, ma solo eventuale, ossia prevista in possibile alternativa all'attuazione dei piani già esistenti”. Ed essendo l'intervento urbanistico di cui si tratta un mero completamento di una zona già urbanizzata e per la quale esisteva già un piano di lottizzazione, non vi sarebbe alcun obbligo di approvare un nuovo piano particolareggiato. Come si vede le tesi sostenute dal Tribunale del Riesame sono diametralmente opposte rispetto a quelle sostenute dall'accusa. E se queste ultime erano fondate sulla consulenza tecnica di ufficio dell'Arch. Pio Castello (pesantemente censurata dallo stesso Riesame in quanto avrebbe di fatto omesso di affrontare tutta la questione relativa alla sussistenza, in quella zona, degli standard che, per lo stesso Riesame, sarebbero presenti in misura più che sufficiente ad “assorbire” i nuovi insediamenti edilizi), tutta l'ordinanza di dissequestro si fonda sulla consulenza tecnica di parte dell'ing. Ferri, presentata dagli avvocati difensori degli imputati. Dal piano giuridico, dunque, la questione si sposta su diverse valutazioni di natura tecnica ed urbanistica, rendendo ancor più complessa tutta la vicenda. Occorre dire che, proprio mentre andiamo in stampa, è giunta la notizia (non ancora confermata ufficialmente) che la Procura di Trani ha impugnato davanti alla Corte di Cassazione il provvedimento di dissequestro del Tribunale del Riesame, ribadendo le sue posizioni e chiedendo nuovamente il sequestro cautelare degli immobili. Saranno dunque i giudici di Roma a pronunciarsi in merito. Aggiungiamo, infine, che il sindaco, Antonio Azzollini, incontrando i cittadini coinvolti in questa vicenda all'indomani del provvedimento di dissequestro, ha espresso tutta la sua soddisfazione per gli sviluppi del caso giudiziario dichiarandosi anche ottimista su una felice conclusione dello stesso, vista la “solidità e corposità delle argomentazioni del Riesame”. A questo punto la vicenda giudiziaria proseguirà il suo corso e potrebbe avere due sblocchi: il PM, infatti, terminate le indagini, potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati (e a quel punto sarebbe il Giudice per l'Udienza Preliminare a decidere se è il caso di aprire un processo oppure no) o, in alternativa, se dovesse rivedere le sue posizioni anche sulla base delle motivazioni contenute nell'ordinanza di dissequestro del Riesame, potrebbe addirittura richiedere l'archiviazione del caso. Ed allora metterebbe una pietra tombale su tutta questa vicenda.