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WEB TV MOLFETTA. Il direttore di “Quindici” Felice de Sanctis presenta e commenta i contenuti della rivista di ottobre in edicola
01 novembre 2011

MOLFETTA – Prosegue la nuova iniziativa di “Quindici Molfetta” che presenta il numero della rivista mensile in edicola ad ottobre con la sua web tv (a destra nell’home page) con l’intervista al direttore Felice de Sanctis, il quale commenta alcuni articoli con la redattrice Loredana Spadavecchia.
 

La web tv di “Quindici” è ormai da molti mesi una realtà seguita ed apprezzata a Molfetta. Questo strumento completa il panorama dei servizi offerti da “Quindici” ai suoi lettori. La rivista mensile, con inchieste e approfondimenti degli argomenti e novità in esclusiva che non sono presenti su “Quindici on line” il quotidiano sul sito, è diventata ricercata e richiesta. Molti lettori sono ancora convinti che sia sufficiente leggere le notizie sul sito per sapere tutto della città. Non è così, se ne sono accorti alcuni cittadini che ci telefonano per chiedere numero arretrati della rivista che hanno perduto.

“Quindici” è la rivista che “si sceglie in edicola”, come dice un nostro slogan, i cittadini la comprano perché sanno di trovare anche le notizie in esclusiva (“Quello che gli altri non dicono”). E’ il mensile leader, che fa opinione a Molfetta.
La web tv contiene nel suo archivio molte interviste interessanti sui temi cittadini, realizzate da Felice Abbattista che sta animando costantemente il nostro spazio televisivo. Anche il successo degli ascolti ci sembra discreto, soprattutto per il fatto che la web tv non è stata molto pubblicizzata.
Vi ricordiamo che sul sito è possibile anche pubblicare un proprio BLOG, uno spazio messo a disposizione gratuitamente dalla redazione.
E’ possibile commentare le notizie, lasciando un post: questa è sicuramente la parte più letta dai cittadini molfettesi, lo vediamo dalle migliaia di accessi che registriamo ogni giorno. Forse non tutti sanno che è possibile anche ascoltare le notizie (per i non vedenti, ma anche per coloro che preferiscono sentire la notizie e fare contemporaneamente altro): è un servizio già presente da qualche anno, siamo stati, infatti, tra i primissimi in Italia a realizzarlo, come siamo stati fra i primi a inserire la possibilità di commentare le notizie, un servizio scoperto molto più tardi anche dai grandi quotidiani italiani.
E questo accanto alla possibilità di condividere su Facebook la notizia, di stamparla, di ingrandire i caratteri e di spedirla ad un amico: basta cliccare sui simboli che si trovano in fondo alla notizia stessa.
Ma torniamo al web: la scelta di presentare i contenuti della rivista è stata fatta per avvicinare ancora di più la redazione ai suoi lettori, utilizzando lo strumento televisivo, che si affianca agli altri, ma non li sostituisce. Ci auguriamo che questa novità possa favorire un maggiore dialogo fra i cittadini e “Quindici”.

Tra gli argomenti più interessanti di questo mese: la fiction della draga nel porto; bilancio comunale falsato, accusa l’opposizione; Altomare torna in carcere a Trani per sole 48 ore; arrivano i parcometri; il degrado del comparto 16 e le denunce dei cittadini; cimitero, emergenza loculi: continua la corsa al parcheggio delle salme. Scuola, il flop della riforma Gelmini: aule sovraffollate anche a Molfetta. Madonna dei Martiri affumicata da carne di maiale e salsiccia. La vergogna dei dormitori a cielo aperto.
Francesco Padre, brandelli di vestiti e frammenti dello scafo, unici reperti dal fondo del mare.
L’inquinamento bellico, arriva anche alla Fiera del Levante. Le origini della contaminazione. Facchini attacca l’Arpa Puglia: sbaglia le analisi
Una settimana di degenza all’ospedale, le disfunzioni della struttura
Per la Cultura, le elezioni del 23 marzo 1902: una lezione politica. Teatrermitage, il teatro come strumento di educazione e di conoscenza.
Il naufragio del piroscafo Calabria nel 1891. Giovanni Pierluigi da Palestrina e la musica dimenticata.
Altro argomento di economia l’olio extravergine: puntare sulla filiera per rilanciare il brand italiano nel mercato.
Nelle pagine di attualità parliamo del flop della riforma Gelmini: aule sovraffollate anche a Molfetta.
In evidenza ancora la festa patronale e le polemiche: Madonna dei Martiri affumicata da carne di maiale e salsiccia, protestano i cittadini. La vergogna dei dormitori a cielo aperto.
Cambio di consegne alla Capitaneria di Porto, arriva il comandante Ducci. Riaperta via Respa, torna la promessa di bitumazione da 3milioni di euro. Joe Introna l’italo-americano che aiutò i terremotati d’Abruzzo.
 
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In queste circostanze, le istituzioni si basano su un'idea antiquata dell'individuo e delle sue situazioni e condizioni sociali. Per non mettere in pericolo il proprio potere, gli amministratori delle istituzioni si aggrappano a esse con tutta la forza che hanno – sostenuti da una sociologia che continua a fare ricerche secondo i vecchi stereotipi concettuali. Una conseguente divertente di tutto questo è che la classe politica ritiene gli individui “là fuori” non meno stupidi e impertinenti di quanto questi non considerino lei. La questione di chi ha ragione è – in linea di principio – facile da risolvere. Che il vertice di partito e l'Apparato burocratico capiscono tutto e tutti gli altri stupidi era un'idea tipica dell'Unione Sovietica – finchè essa non è andata in frantumi. “Questa società – scrive Hans Magnus Henzensberger parlando della Repubblica federale tedesca – non è più deludibile. Ha capito assai per tempo, molto rapidamente, come stanno le cose a Bonn. A questa visione cinica contribuisce anche l'immagine che i partiti danno di sé. I politici cercano di compensare con un gigantesco apparato pubblicitario la loro perdita di autorità, l'erosione del potere e del consenso. Ma è controproducente. I loro messaggi sono tautologici e vuoti. Ripetono in continuazioni una sola cosa, e cioè: “io sono io” o “noi siamo noi”. Il messaggio zero è il modo preferito della loro rappresentazione di sé. Questo naturalmente rafforza nella gente l'opinione che da una simile casta non ci sia da attendersi idea di sorta. Se i manifesti proclamano: “Ne va della Germania”, tutti sanno che sono soltanto balle. Al massimo è in questione la sovvenzione del latte, il contributo alla cassa malattie o il sussidio”. - (Come in Italia del resto) - Si può parlare di “una ricaduta nel medioevo”, e la dissoluzione delle grandi società attuali in poteri locali particolaristici contrapposti può essere vista come un crollo delle vecchie “nazioni”, un processo che in molti luoghi del vecchio e del nuovo mondo è realtà già da molto tempo. Qui la vecchia direzione che portava dalle alleanze agli imperi viene invertita: i grandi imperi si disgregano in strutture federative, oppure se ne staccano piccole parti – lungo linee politiche, etniche o in qualsiasi altro modo determinante.”


QUINDICI – QUELLO CHE GLI ALTRI NON DICONO. Bisogna che questa logica continui: il giornalismo come educazione alla libertà, così come la scuola. Se il popolo, la gente si impossessa di questo concetto, se lo fa proprio e lo sviluppa, cade tutta l'impalcatura di un sistema oppressivo. Il giornalismo, così come l'istruzione scolastica non sarà più un sistema di “istruzioni”, cioè un sistema di apprendimento di determinare cose, per inserire le persone in determinati ruoli. Imparare vorrà dire “riflettere su”. Il linguaggio, i modi della comunicazione popolana troverebbero modo di svilupparsi e di crescere autonomamente, senza più fraseologie artificiose o goffe, o espressioni derivanti da ciò che è stato istillato da una morale stravolta. E' difficile liberarcene. Il fascismo le aveva assolutizzate, insieme a tante altre cose. E il fascismo non è purtroppo, una fase storica superata. Fino a quando non si abbatte questo distacco tra cultura e popolo, fino a quando tutto il popolo non diventa protagonista della sua vicenda in Italia restiamo in balia di un sostanziale fascismo. Per le caratteristiche storiche, culturali e politiche del nostro paese il pericolo si chiama tuttora fascismo, inquinamento fascista nelle varie componenti sociali che formano la classe dominante; e non solo in questa, anche nelle classi popolari, nella misura in cui non posseggono i necessari strumenti di conoscenza e di giudizio, e quindi non hanno la possibilità di avviare una vera e globale partecipazione democratica. E premessa fondamentale per “partecipare” non possono essere che una scuola e un giornalismo veramente nuovo. Diciamo tutto QUELLO CHE GLI ALTRI NON DICONO.

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