Visita del Papa a Molfetta. Quante inutili vanterie. La corsa ai posti a sedere e al “c’ero anch’io in prima fila”. Poca religiosità e molta ipocrisia
MOLFETTA - Dotati di super poteri. Molfettesi si sa, brava gente, molte volte impreparata a gestire situazioni improvvise e grandi. Spesso quando la situazione sfugge di mano, il molfettese anziché ammettere i propri limiti non si barrica sulle retrovie, ma procede come un kamikaze immolandosi alla causa.
E’ quello che sta succedendo per la imminente visita del Santo Padre in ricordo del nostro compianto vescovo Don Tonino Bello. Un evento unico irripetibile a cui nessuno intende rinunciare. “Tutti vogliono viaggiare in prima”, come riporta una strofa di una nota canzone e il molfettese vuole assistere in prima fila/classe e vuole che anche il suo clan possa fruire della vista del Santo Padre da una posizione privilegiata.
Non si tratta di rinnegare gli aspetti positivi, la stragrande maggioranza, di una città e dei suoi cittadini che mi hanno accolta e dai quali ho appreso e imparato tanto da considerarmi una molfettese doc. E’ amara constatazione di una cittadina molfettese. Mi riferisco alle vanterie del possesso esclusivo dei “pass per assistere alla messa officiata da Papa Francesco”. Quando in realtà chiunque poteva ricevere il pass dalla parrocchia o dal sito diocesano. Ma c'è stato anche il solito personaggio che ha offerto posti a sedere. E questo non sta bene e si dovrebbe indagare su chi ha abusato della sua funzione. Non si può rovinare una festa dove c'è stato il lavoro di tanti, per colpa di qualche "sprovveduto".
Fino ad alcune settimane fa sulla questione aleggiava il buio assoluto, inutili le ricerche su internet ma i soliti noti assicuravano col sorriso sornione di aver già il proprio e l’altrui posto assicurato. Poi timidamente sono comparse le prime notizie: registrazione delle parrocchie, accesso degli alunni, pass per residenti e lavoratori della zona interessata oltre a prenotare balconi e terrazze. Per questi ultimi, ignari cittadini si sono visti rivendicare lontane e improbabili parentele di germani e cugini delle trisavole che si sono annunciati esordendo “Come non ti ricordi di me? Ti ho conosciuta quando tua madre era alla dodicesima settimana di gestazione e tu eri già una bellissima bambina”.
Va veniamo al dunque. Assisto ormai da qualche giorno a proposte di ottenimento di pass da più parti, da gente che mi offre pass per assistere in pole position alla messa, credo di aver collezionato numerose vantaggiose offerte a cui ho risposto sempre meno educatamente “Rifiuto l’offerta e vado avanti”.
Per me, che ho ricevuto tutti i sacramenti tranne l’estrema Unzione, per me che non sono donna di Chiesa in senso stretto, per me che non vado a messa, che preferisco azioni concrete ad una ostentata rappresentazione della religiosità, che provo una profonda idiosincrasia verso pie donne e integerrimi uomini che dopo aver ricevuto la Comunione emettono giudizi negativi nei confronti del credente seduto accanto a loro, che stringono mani in Chiesa scambiandosi il segno di pace, ma sono in guerra con se stessi e col mondo intero, per me tutta questa manifestazione che ricorda poco la religiosità e tanto il “io c’ero” fa ribrezzo semplicemente e non intendo usare eufemismi.
Non posso e non intendo arrogarmi giudizi altrui, non dirò, come stanno facendo in molti, di essere stata una persona vicinissima a Don Tonino, di essere entrata in Seminario e di essergli stata vicina durante la sua malattia perché non sarebbe vero. Don Tonino l’ho conosciuto per strada e non in Chiesa, di Lui ho sempre apprezzato l’Uomo, la trasposizione dalla teoria alla pratica del messaggio cristiano e mi chiedo quanti ora siano sinceri e non lo abbiano criticato quando nel Vescovado ospitava gli ultimi e che ora vogliono solo brillare della sua luce riflessa.
Credo semplicemente che Don Tonino non avrebbe voluto tutto ciò, che avrebbe incontrato un altro grande uomo, Francesco così simile a lui, sotto un albero di ulivo o al punto estremo del nostro porto, vestiti semplicemente e non con i paramenti sacri e guardando il Santuario della Madonna dei Martiri avrebbero condiviso medesime idee. E’ questa l’immagine che vorrei ricordare.
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Autore: Beatrice Trogu