VILLAGGIO GLOBALE – Serve un'informazione di prossimità: il ruolo dei giornali locali
Il lettore di informazioni di oggi pretende di avere diritto di parola, che sia con un ‘like’, con un commento o con una foto, grazie alla possibilità inedita di condivisione offerta dai social e dalla Rete. Senza porre il giornalista sullo stesso piano del fruitore dobbiamo riconoscere il diritto di parola e riconoscere cosa questo significhi per noi e per il nostro ruolo.
Giornali come “Quindici” devono avere la capacità di portare avanti questo lavoro, di costruire questo legame, aiutando le persone a collocare la notizia in un significato, in un quadro più ampio.
Come ricorda continuamente Papa Francesco, con la sua capacità di parlare alle folle, c’è bisogno di un’informazione di prossimità, fatta da gente competente e buona. C’è bisogno di radicamento sul territorio, di capacità di rivolgerci alla gente che abita i territori, di notizie che aiutino a riconoscersi come comunità nella vita quotidiana, nella realtà che la gente vive, ascoltando la mente e il cuore ma cercando di non assecondare la pancia. Occorre una comunicazione che chiama alla relazione, per cui è grazie al fatto che ti riconosco che tu diventi credibile.
La sfida che i cambiamenti tecnologici pongono a giornalisti e redazioni è di tipo culturale perché siamo raggiunti da un’informazione gratuita che non passa attraverso il filtro di un giornalismo professionale, che segue la deontologia.
Fare giornalismo locale però non significa solo parlare di cronaca e polemiche di quartiere, ma anche valorizzare realtà e storie del territorio. Per generare una positività sempre contagiosa. Il giornalismo locale non può essere solamente di polemica, di inchiesta paesana con finalità politica dell’ultima ora o di qualunquismo populista. Il giornalismo locale deve avere la possibilità di dare spazio a ciò che è bello, vincente, di successo, per donare ai lettori la possibilità di scoprire le realtà positive. Per andare avanti. Per trovare spunti. Per fare rete. Per aprire la mente.
Per generare quella positività che oggi latita e di cui abbiamo bisogno. Perché non è vero che la gente vuole leggere solo di scontri e contrasti. E’ la rivoluzione delle buone notizie.