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Viale della Libertà: dove tutto è concesso e i Rom occupano un casolare
15 settembre 2011

L’amministrazione comunale di Molfetta di fronte al fenomeno dei Rom si fi nge cieca, pur di non metter mano al portafoglio. La nostra appare una città che preferisce essere derubata piuttosto che normalizzare una situazione alquanto irregolare. Nel discorso non c’è alcuna nota xenofoba o razzista, e la chiave di lettura sta nella voce di chi da onesto cittadino paga regolarmente le tasse e, quando commette qualche infrazione, è giustamente costretto a fare ammenda. Pagare per pagare, il cittadino molfettese deve pretendere che la legge venga almeno applicata. Andiamo al punto della questione: è arcinoto che i Rom a Molfetta occupano parte dello stadio della zona 167 mai portato a termine ed abbandonato. Si farebbe bene a pensare che almeno quella struttura sia servita a qualcosa! Infatti riciclando e riutilizzando ciò che noi buttiamo, i nomadi hanno costruito delle strutture dove vivono, anche se in maniera disagiata e per nulla igienica, come documentò un servizio su “Quindici” di Marcello la Forgia e Giovanni Angione pubblicato qualche mese fa. Il problema per la città risiede nel fatto che i Rom si allacciano abusivamente alla corrente comunale, potendosi permettere luce, corrente e magari anche la tv. Per questa ragione più volte sono state smantellate le loro baracche, inutilmente poiché dopo un po’ essi si sono ripresentati più organizzati di prima. Ma di ciò si è parlato fi n troppo. Spostandoci a Levante, non proprio nascosto ad occhio indiscreto, ecco che spunta un nuovo campo Rom (anche se ci sarebbero sul defi nirlo “campo”), di cui nessuno ha parlato. Anche Google Maps ne è testimone: nella zona 167 bis, ultima strada dopo la rotonda, sul Viale della Libertà è “liberamente permesso” anche occupare abusivamente un vecchio casolare poco prima delle villette a schiera da poco costruite. Già a prim’occhio esso non sembra disabitato: panni sono stesi fuori ed è semplice notare vecchi mobili rabberciati, divani, biciclette, passeggini e anche un’auto bianca parcheggiata. Oltre questa, molte volte è visibile anche una vecchia Mercedes, il cui conducente entra nell’area dismessa, sale sul basso gradino e si addentra tra la sterpaglia per parcheggiare nello spiazzo del casolare. Poi dalla vettura scende un uomo molto robusto, lo stesso che a volte si vede con la stessa Mercedes mentre suoi fratelli Rom riempiono taniche d’acqua dalla fontanella presso la piazzetta della “macchina schiacciata”, vicino al campo di calcio mai completato, forse un capo “kumpánia”. Non sarebbe il caso di intervenire? In primis una struttura del genere con scarse condizioni igieniche mette a repentaglio la giovane vita di quegli stessi bimbi costretti ogni giorno ad inspirare i gas nocivi delle auto in attesa della spia verde ai vari semafori di Molfetta e costretti a chiedere l’elemosina per conto dei presunti genitori. Chi tutela questi minori? In secondo luogo gli spazi utilizzati dai Rom sono occupati abusivamente: quando verrà attuato il progetto di riqualifi cazione dello stadio, che prevede una pista di atletica leggera dal costo di 6 milioni di euro, che succederà: quel casolare verrà demolito, i Rom con pargoli al seguito saranno costretti ad andare via, oppure solo allora pretenderanno un alloggio? Allora andrebbe valutata anche questa ipotesi, come è avvenuto in altri Comuni dove ai Rom è stata fornito un alloggio più dignitoso. È decisamente impossibile che le autorità non siano a conoscenza di questa situazione! Chi di noi non si è mai imbattuto in gitani in bicicletta che rovistavano tra i rifi uti, chi magari all’interno di bidoni, chi in treno nascondendosi al controllore, qualcuno chiedendo un obolo, altri vanno in giro su motorini o treruote palesemente privi di targa e carichi di roba d’ogni tipo. Ciò ovviamente non vuol dire che siano responsabili di ogni furto, poiché la quasi totalità di ladri è rappresentata da noi stessi italiani. Ciò rimane comunque un emblema di una mancata integrazione nella società molfettese che in un certo senso li esonera da ogni forma di legalità, che stride con le loro norme nomadi. Diversa è la situazione degli immigrati, Rom e non, che si integrano nella nostra società lavorando o cercando lavoro, rispettando le leggi italiane e sperando in un futuro migliore. Non è possibile, perciò, che il Comune faccia fi nta di nulla e che non regolarizzi la loro presenza in campi adeguati come quelli allestiti nelle grandi città. Forse la nostra amministrazione preferisce questa viziata situazione a quella di spendere denaro pubblico per una giusta causa, quando vengono sprecati soldi per progetti che non vanno mai a buon fi ne, vedi le varie villette mai aperte e devastate.

Autore: Saverio Tavella
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