Verso una cultura della donazione collegarla alla carta di identità
Incontro con il presidente dell’Aido (Associazione Donazione Organi), Michele Gadaleta
Inutile mascherare con sinonimi, usare eufemismi per definire ciò che aliena la cosiddetta civiltà moderna. Un ulteriore passo verso la propria e altrui onestà intellettuale potrebbe essere quello di usare le parole senza edulcorarle. Ignoranza, brutta bestia. Ignorante è colui che ignora, che non conosce. Una ed efficace è la cura: la conoscenza, il voler apprendere, il mettersi in gioco e aperti al dialogo, al confronto. Oggi più che mai è questo il nemico da combattere specie per coloro i quali dipendono dalla generosità e dalla solidarietà altrui per sopravvivere. Ne è certo, e non potrebbe essere diversamente, Michele Gadaleta, presidente della sezione AIDO (Associazione donatori organi) di Molfetta che “Quindici” ha incontrato col vicepresidente vicario dott. Raffaele Croce e il vicepresidente Sebastiano Gadaleta, nella sede dell’AIDO Molfetta all’Ospedale Don Tonino Bello. Prioritaria, torniamo a sottolinearlo, è la necessità di fare chiarezza sulla terminologia utilizzata in tema di donazione organi. Michele Gadaleta, come è cambiata la cultura delle donazioni nel tempo? «AIDO a Molfetta è presente da 43 anni. E’ una realtà che meriterebbe maggiori attenzioni da parte delle Istituzioni che dovrebbero, con il nostro incondizionato supporto, divulgare, agevolare il consenso alla donazione. Corre l’obbligo di specificare che troppo spesso ed erroneamente, i media parlano di espianto. Il trapianto è un intervento chirurgico eseguito su un paziente che riceve un organo da un donatore. E’ possibile che un trapiantato possa, a sua volta, donare uno o più organi a soggetti che da tempo necessitano di un organo. Solo in questo caso si può parlare di espianto». La diffusione della cultura della donazione. Come materialmente le Istituzioni possono intervenire? «Non occorre nessuna nuova iniziativa di legge, basta applicare quelle esistenti. Ricordo che grazie al cosiddetto decreto Milleproroghe del 2009, vi è la concreta possibilità di indicare sul documento di identità, rilasciato dal Comune di residenza, la volontà di donare i propri organi postmortem. Non a caso, già da tempo, è stata avviata l’iniziativa “Una scelta in… COMUNE” grazie alla quale i cittadini che ignorano la possibilità di donare i propri organi e tessuti, possono esprimere, all’atto della richiesta o del rinnovo della carta di identità, presso gli uffici comunali, il proprio assenso. Con la passata Amministrazione il percorso era stato intrapreso, i dipendenti comunali avviati alla formazione ma, mi chiedo, sono stati operativi? La domanda sorge in quanto, a seguito della formazione, sono state espresse solo 140 manifestazioni di consenso, un dato decisamente scoraggiante se si pensa ai risultati entusiasmanti raggiunti dalle città di Andria e Altamura». Cosa si può fare concretamente e immediatamente? «Innanzitutto l’AIDO, attuando i principi statutari, occupandosi di intrattenere i rapporti con le Istituzioni, continuerà a fare informazione e formazione. Ricordo che il 12 dicembre ci sarà un incontro con l’assessore alla Socialità, Istruzione e Ambiente dott. Ottavio Balducci per riprendere le redini di questa collaborazione, e successivamente un incontro presso la Capitaneria di Porto di Molfetta al fine di sensibilizzare alla donazione. Per questo ritengo che la collaborazione con l’AUSER locale sia una “fisiologica conseguenza” dell’attività benefica e volontaria delle due realtà grazie anche al vicepresidente AIDO Sebastiano Gadaleta, nonché presidente AUSER Molfetta. Quello che vorremmo sottolineare congiuntamente è che se a Molfetta non si è ancora registrato un aumento dei consensi alla donazione, è per una scarsa informazione. Ricordiamo che solo a Molfetta ci sono circa 130 associazione e 30 onlus. La donazione degli organi è l’ultimo e il più bello dei gesti che un volontario che abbia sposato qualsiasi causa, possa compiere. Non è ovvio ribadire che prima del prelievo degli organi ci sono dei severi protocolli da seguire al fine di tutelare la vita del donatore e del ricevente, assicurarsi che tutto il possibile sia stato fatto. Purtroppo chi non ha manifestato formalmente la propria volontà a donare o lo ha comunicato solo verbalmente, ricordi che, il numero delle opposizione da parte dei familiari è elevatissimo, complice la richiesta fatta in un comprensibile momento di dolore, ma occorre andare oltre e tanto amore per capire che l’organo della persona amata, continuerà a vivere. Non c’è limite di età o meglio, un requisito importante è il buon stato di salute. Recentemente una donna di 91 anni ha potuto donare i suoi reni. E aggiungerei che non è mai troppo tardi per un gesto d’amore e per iscriversi all’AIDO per il quale occorre recarsi presso la sede sita al pianterreno dell’Ospedale civile Don Tonino Bello. L’attività dell’associazione può altresì essere visionata alla pagina Facebook Aido Molfetta». Facciamo nostre le parole di Michele Gadaleta, condividendo, altresì, il pensiero di Sant’Agostino: «La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle». © Riproduzione riservata
Autore: Beatrice Trogu