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Verde pubblico: dopo lo scempio dei pini, muoiono i lecci piantati al loro posto
15 settembre 2011

La strage dei pini di Viale Giovanni XXIII, fatta testardamente meno di un anno fa, con la scusa che queste piante bellissime e trentennali erano pericolose, ha ora il suo prevedibile triste seguito (peraltro già preannunciato dal sottoscritto), nello spettacolo degli alberelli di leccio piantate al loro posto, in via di lenta morte per mancanza di manutenzione e di innaffiamento. Solo sul lato adiacente la Chiesa della Santa Famiglia ho contato una decina di alberelli completamente secchi. Ad altri alberi i nostri bravi vandali hanno rubato i bastoni di sostegno. A nulla sono servite mie telefonate al Comune per chiedere di provvedere con urgenza ad innaffiare e curare queste povere piante, dopo due mesi di siccità totale. E così siamo passati da un lungo viale cittadino, forse l’unico vero polmone verde delle periferie cittadine per bellezza, ombra ed aria profumata, che faceva da corollario a ben tre scuole ed una chiesa, cui sarebbe bastata una corretta manutenzione ed eliminazione solo di qualche albero storto o malato, ad una misera fila di poveri alberelli morenti per incuria. Concludevo il mio articolo-denuncia di un anno fa in questo modo: “restiamo in attesa di vedere quanto dureranno queste povere piante, tra incuria, vandalismi, furti e tempeste di vento, e quanti anni ci vorranno per avere un poco di ombra e di benessere da quelli superstiti”. Mai profezia fu così facile! Ma in Italia ormai, e quindi anche da noi, nessuno si indigna più e tanto meno si vergogna. Non voglio entrare nel merito di queste operazioni, i cui costi sono comunque a carico dei cittadini, e per le quali naturalmente nessuno risponde o si assume responsabilità, ma mi chiedo per quale motivo non esiste un piano sistematico di manutenzione del verde pubblico e non solo di quello, e non ci sia qualcuno che faccia i conti sui quattrini che vengono letteralmente sprecati, col risultato di rendere la città ancora meno a misura d’uomo. L’anno scorso, dopo le proteste dei cittadini, ci si vantò di aver piantato 52 lecci al posto di 40 pini di Aleppo! Mi chiedo anche, dal momento che si dovrà procedere ad una ulteriore ripiantumazione, perché non mettere a dimora i tanti ulivi che pare giacciano in qualche deposito, che furono sradicati per far posto a centri commerciali, nuovi quartieri e zone industriali. Sarebbe una scelta una volta tanto intelligente e spero (?) che qualcuno che conta possa far profitto di questa proposta. Si tratta di piante autoctone, resistenti, belle, senza problemi di manutenzione e di radici invasive.

Autore: Mauro Binetti
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