MOLFETTA - Non è la creatività che ha imbrattato i muri del centro storico di Molfetta, in via Morte, all’imboccatura da Piazza Municipio, e sul muro della Chiesa della Morte, su via Sant’Orsola. Qualche sconsiderato «innamorato», mascherato da vandalo, ha lanciato questa notte il suo messaggio all’amata, a colpi di bombolette spray: il gesto di un attimo, un danno permanente in un centro storico che vorrebbe risorgere a passo di gambero.
Risicate le proteste sul profilo facebook «Molfetta vecchia», canale telematico del Comitato di Quartiere del centro storico: una bravata sintomatica di quel libertinaggio e disinteresse sociale che non conosce freni e si esprime in svariati modi, dalle affissioni selvagge al dilagare dei fruttivendoli, dalle feci canine lasciate sui marciapiedi da improvvidi cittadini ai parcheggi selvaggi, ecc.
La rimozione costa, ma trattandosi di bene storico «chi di dovere» si dovrà affrettare per rimuovere i tag rossi e neri sui muri degli stabili deturpati. Nessun fai-da-te: l’intenzione di eliminare il danno con una rapida e inefficace tinteggiatura rischia di creare sgradevoli e inaccettabili patch-work colorati.
Il vandalismo grafico non si combatte solo con pennelli e vernice, ma con un paziente e capillare lavoro su più fronti: prevenzione e educazione a scuola e in famiglia al rispetto del bene comune, maggiori misure di controllo e sanzioni con telecamere che non siano attive solo per i cartelli esposti, oltre a costante pulizia di strade, giardini e verde pubblico, muri e cassonetti.
Il degrado produce degrado, senso di abbandono e assenza di regole nella comunità: e Molfetta, nel suo grande affannarsi in grandi e mastodontiche opere, dimentica le «piccole cose».
«Tolleranza tutto» non è certo la politica di un governo del fare.
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