MOLFETTA - È con il sorgere della civiltà umanistica-rinascimentale che la donna inizia ad affermarsi, ad imporsi sui pregiudizi del passato e a svincolarsi dai tradizionali ruoli che la vedevano dedita solamente alla famiglia, ai figli e completamente sottomessa all’uomo. «La donna nel Rinascimento diviene una sorta di animatrice culturale, elemento di aggregazione di artisti, poeti e letterati» come ci rivela la dott.ssa Emanuela Pansini, relatrice della conferenza «Donne di Palazzo nelle Corti Rinascimentali» tenutasi presso l’Università popolare molfettese. Proprio per questa grandissima novità, proprio per questo nuovo ruolo che inizia ad occupare la donna e che si scontra con le convinzioni medievali della sua inferiorità rispetto all’uomo, il Rinascimento è stato spesse volte considerato dai critici «un seminario di dubbi», come evidenzia la dott.ssa Pansini (al centro nella foto, tra la presidente dell’Upm, prof.ssa Sgherza e il vice presidente dott. Maralfa).
Sono le istituzioni, come precisa la relatrice, ad imporre nelle varie epoche la visione della donna. Nel medioevo era l’aristocrazia a dominare e la donna veniva considerata come un essere demoniaco, imperfetto, inferiore all’uomo. Il riferimento era ovviamente alla «Genesi» in cui la donna, cedendo alle lusinghe del serpente, aveva portato alla rovina l’intero genere umano. Molti sono i racconti che in quest’epoca descrivono la donna negativamente in preda al vizio di lussuria e di frode. Nel periodo umanistico questa considerazione negativa della donna è del tutto superata . Con la civiltà dei comuni, il crescere della vita economica e lo sviluppo dei commerci, si assiste ad una completa rivalutazione della figura della donna, considerata adesso alla pari dell’ uomo per qualità morali e raziocinanti.
È proprio uno dei protagonisti dell’Umanesimo, Leon Battista Alberti, architetto, scrittore, difensore e promotore del volgare a mettere la donna al centro della sua opera «De Familia», dettagliata analisi della vita familiare che vede la donna impegnata in importanti ruoli, quali moglie affettuosa, buone educatrice e soprattutto amministratrice dell’economia familiare.
Un'opera che anticipa questo nuovo ruolo che assume la donna in pieno Rinascimento è «La Città delle Dame » di Christine de Pizan, come ci ricorda la dott.ssa Pansini. L’opera è una sorta di rivendicazione della libertà femminile, l’autrice si chiede infatti il motivo della diversità tra i due sessi che ha dominato per diversi secoli. Come sottolinea la relatrice «la de Pizan vuole creare una sorta di auctoritas tutta al femminile». Per questo motivo diventa fondamentale la presenza delle donne nella politica, nella cultura e nella società. «Sono questi i fattori che portano la donna sullo stesso piano dell’uomo» precisa la dott.ssa Pansini, ed infatti l’autrice presenta nell’opera molti esempi di donne in grado di affrontare le violenze maschili, la guerra, capaci di amministrare i beni domestici ed i sudditi.
Dopo averci illustrato il grande cambiamento che investe la donna nel periodo rinascimentale, la sua emancipazione, l’accentuazione del suo ruolo pubblico, la dott.ssa Emanuela Pansini ci presenta l’opera che più di tutte delinea questo nuovo ruolo della donna: il «Libro del Cortegiano» di Baldassarre Castiglione. L’opera in quattro libri , scritta in forma di trattato, è finalizzata a formare il perfetto uomo di corte. Nel terzo libro l’autore si sofferma a descrivere le caratteristiche proprie della donna di palazzo che deve affiancare il cavaliere. La corte infatti, come ci spiega la relatrice, è il massimo luogo di ostentazione di lusso e di sfarzo delle famiglie principesche, ma soprattutto diviene in questo periodo il massimo luogo di diffusione della cultura.
Per Castiglione la donna di corte doveva possedere caratteristiche ben precise: nobile, elegante, prudente, moderata,istruita, doveva soprattutto saper intrattenere gli ospiti. Lasciate spesso sole a corte, le dame dovevano essere in grado di conversare con uomini politici, diplomatici, letterati, adattando i vari argomenti ai diversi ospiti. La donna di corte doveva possedere inoltre qualità sociali, che le conferivano importanza e prestigio nella società; qualità morali, necessarie a limitare gli eccessi, la gestualità, il riso, il rossore; qualità intellettuali, doveva infatti conoscere le arti, le lettere, argomenti con cui poter intrattenere gli ospiti.
Altrettanto importanti erano per la donna di corte anche la bellezza, la grazia, il portamento. Essendo sconveniente per una dama cavalcare o giocare a palla, le uniche attività concessale erano il canto e la danza, utili per trascorrere l’ozio dei cortigiani e per intraprendere relazioni sociali e amorose. La relatrice chiarisce che, nonostante la danza sia stata introdotta in Italia dagli uomini, furono proprio le donne a farne «il loro terreno di conquista». «Le donne con la danza cercarono di imporsi, di fare emergere la loro personalità, la loro femminilità, la loro voglia di sedurre» aggiunge la dott.ssa Pansini.
Anche la moda, l’abbigliamento erano un modo per emanciparsi; sappiamo infatti che si diffuse una vera e propria tendenza tra le dame più importanti delle corti rinascimentali ad emularsi ed imitarsi a vicenda per acconciature, trucco, abbigliamento. Due figure emblematiche per la particolare dedizione alla moda del tempo furono Elisabetta Gonzaga, duchessa d’Urbino e Isabella D’Este duchessa di Mantova, quest’ultima, diventata un icona di buon gusto in tutta Europa, viene considerata l’inventrice di una stravagante acconciatura chiamata «Capigliare».
Un'altra figura di donna importante nella corte rinascimentale è quella della cortigiana, a cui, come chiarisce la relatrice, era concesso ciò che era vietato alle dame. «La cortigiana, infatti era libera di sedurre ed essere amata, rifiutando il matrimonio». Anche la cortigiana però doveva essere dotata di spiccate qualità culturali e di prontezza d’ingegno. Legandosi molto spesso a uomini illustri e agli intellettuali del tempo, conquistava ruoli importanti nella società.
Per questi motivi il Rinascimento viene considerato l’inizio dell’emancipazione della donna, che, come afferma Virginia Woolf «cerca di conquistare una stanza tutta sua».
L’incontro si conclude con la lettura di una poesia di Alda Merini «Il Regno delle Donne» e con l’invito rivolto dalla dott.ssa Pansini alle nuove generazioni a considerare l’atteggiamento delle donne del Rinascimento, unendo all’aspetto esteriore e alla vacua bellezza le qualità sociali, morali ed intellettuali, sottolineate dal Castiglione.
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