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Uomini e vicende di un Comune della Terra di Bari
15 ottobre 2019

Un’operazione estremamente meritoria quella compiuta da Pasquale Modugno e Lazzaro La Forgia con la realizzazione di Storia di Molfetta. Uomini e vicende di un comune della Terra di Bari, di cui allo stato attuale ha già veduto la luce il primo volume, Dalle origini all’Ottocento. L’opera, stampata dalla tipografia Nuova Mezzina nell’aprile 2019, rappresenta, come ben evidenzia – con la consueta lucidità – Marco Ignazio de Santis nella bella presentazione, un esempio “di ottima divulgazione, con un’impaginazione di grande gusto artistico”. Secondo quanto lo studioso ha peraltro rimarcato nel corso della presentazione presso il Museo Diocesano essa interviene a colmare alcune lacune; pur non mancando volumi di storia generale (se si esclude la Relazione di Marinelli, da Lombardi nel Settecento al contributo sulla Molfetta di ieri e di oggi – pur molto da emendare – di Capursi, passando per l’opera di Michele Romano nel 1842), si rendeva infatti necessaria una pubblicazione che affrontasse la storia della nostra città dalle origini ai giorni nostri. Un’opera al passo con i tempi, in grado di dialogare, grazie alle qualità della grafica, anche con gli interessi e le aspettative delle giovanissime generazioni, chiamate a raccogliere l’eredità di un patrimonio di conoscenze che necessita di essere tramandato. Il volume di Modugno-La Forgia è il frutto di un accurato lavoro di équipe e di una ricerca che si è snodata dal 2009 al 2018, cui data l’ultimo aggiornamento della ricca bibliografia, ed è ovviamente ancora in corso. Modugno è artefice prevalente, quasi esclusivo – come annota de Santis – del testo; La Forgia ha fornito un importante apporto per la conoscenza delle vicende della marineria molfettese ed è stato determinante nella ricognizione alla base del ricco corredo di immagini e fotografie, in buona misura provenienti dalla sua collezione privata. L’opera del team è coronata dal contributo della docente Maria Cecilia La Forgia, curatrice dell’ottima traduzione in lingua inglese, snodo fondamentale di un’operazione che non vuole restare confinata nell’angusta dimensione municipale, ma aspira – giustamente – a una più ampia fruizione. Noi molfettesi spesso dimentichiamo di vivere in una città spesso distintasi nei secoli per vivacità culturale – non a caso Luigi La Vista la definì una “seconda patria” per sé – e tuttora tra le più popolose della regione (nel 2015 risultava nona) e del Sud. Il primo tomo muove dalla civiltà neolitica del Pulo e approda all’omicidio di re Umberto I, consumatosi a Monza nel 1900 da parte dell’anarchico toscano Gaetano Bresci. Si auspicano un pronto compimento e una sollecita pubblicazione anche dello studio relativo al Novecento. Storia di Molfetta è, anche grazie alla scrittura fluida e accattivante, l’occasione per un viaggio carico di fascino in una microstoria che continuamente si intreccia con la storia d’Italia e d’Europa, lumeggiandone aspetti inusitati. L’abilità degli autori consiste nel sottrarsi sistematicamente all’appiattimento su un’ottica municipalistica, sia sotto il profilo delle scelte iconografiche che nella conduzione della narrazione storica, condotta secondo una rigorosa selezione delle fonti e spesso discernendo tra falsi miti consolidatisi nel tempo (dal toponimo Respa all’Ospedale dei Crociati). Essa costituisce una lettura imprescindibile per ogni molfettese che desideri appropriarsi della sua terra; egli vedrà la realtà urbana gradualmente crescere e avviarsi ad assumere l’assetto attuale, seguendo la costruzione ora del Duomo ora delle chiese locali (quelle ancora esistenti e quelle che oramai rappresentano un lontano ricordo), ora del tempietto del Calvario, con la cuspide sormontata dalla Croce ora della Stazione ferroviaria. Una dimensione storica che aiuta a orientarsi nella Molfetta di ieri e rende più consapevoli nella fruizione artistica del patrimonio odierno. Patrimonio che in passato non sempre è stato brillantemente custodito né tantomeno accuratamente analizzato, come si rileva per l’inventario fatto eseguire nella prima metà dell’Ottocento dal sindaco Angelo Fraggiacomo. La rievocazione storica rileva anche quei contrasti vivi ancora oggi, tra una Molfetta preunitaria operosa e decorosa, “la Molfetta della civiltà” di cui parlava Cesare Malpica, e quella dei ‘bugigatti’, caratterizzati da “un’aria d’abbandono che ti scora, e un odor poco grado che t’ammorba”. Il volume riannoda le tante vite illustri della nostra città, quella delle donne violate dalla storia come Rosa Picca e Rosa Pantaleo, ma anche, per citare pochi emblematici casi, di figure come Giaquinto o Giuseppe Saverio Poli (ma anche i discendenti della medesima famiglia). La Molfetta dei disordini durante la rivoluzione partenopea e dell’accoglienza festosa tributata a Menotti Garibaldi, nello stesso periodo in cui, come ben ricostruito nella monografia di de Santis e ripreso da Modugno, il garibaldino Spech si suicidò per questioni d’onore nell’allora via Cappuccini 31. Una Molfetta che ha mutato dominatori (si pensi, per esempio, ai De Capua, ai Gonzaga e poi ai Borbone), ma che è rimasta contraddistinta dalle stesse straordinarie virtù, così come spesso dalle medesime criticità (il porto, per menzionarne una). In un abile intreccio di figure celebri ed eventi, con il pregevole ausilio di fotografie risalenti ai primordi di quest’arte (splendida l’istantanea dei due pescatori a piedi nudi a p. 154), quelle del non identificato F.R., di anonimi e di Romualdo Moscioni, il lettore, giunto al termine dell’opera, guarderà questa città con occhi diversi. E forse anche qualcuno solitamente più distratto e negligente si interrogherà sulla necessità di rispettarne maggiormente il “tesoro” di cui Paola de Pinto narrava nel suo libro per ragazzi.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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