MOLFETTA - Modificare la Costituzione Italiana significa intraprendere un iter giuridico lungo e complesso. Ogni giorno, guardando i telegiornali o leggendo le dichiarazioni di questo o di quel politicante, ci si rende conto di come i tentativi di revisionarla, provenienti da ogni schieramento politico, si fanno sempre più insistenti e risoluti.
Il prof. Aldo Cormio (nella foto con la presidente Ottavia Sgherza) nella conferenza all’Università Popolare Molfettese, ha esaminato le condizioni storiche che hanno determinato la nascita della Costituzione italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Per il Paese era un momento di rottura epocale, segnata dal fallimento del fascismo e della tradizione liberale italiana che, all’inizio del secolo, non era stata in grado di adeguarsi alla spinta democratica, di fatto cedendo il passo al nascente movimento fascista.
L’Assemblea costituente rispose alla necessità di trovare vie nuove creando dal nulla un ordine legislativo che, per alcuni storici, segna il punto più alto del Costituzionalismo europeo. «La Costituzione Italiana - ha spiegato il prof. Cormio - è nata dal sangue versato e, dopo quattro secoli, offre una risposta ai guasti aperti dalla modernità».
Tra le forze politiche protagoniste della Costituente, la Democrazia Cristiana, con la triade Aldo Moro, Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti. Quest’ultimo, in particolare, sostenne come la crisi del mondo moderno nascesse da una concezione errata dell’uomo, della società e dello Stato. Infatti, a partire dal Settecento lo Stato non fu più considerato come un “organismo vivente” dotato di proprie leggi, ma un “artificio”, un’entità anteriore all’uomo e alla società. Alla centralità degli individui si sostituì quella dell’astratto meccanismo statale, ampliando il divario tra la politica e l’economia da una parte e l’etica dall’altra: con il mercantilismo prima e il capitalismo poi, le forze al potere pretesero dai governi una politica di espansione verso l’esterno e di mantenimento dello status quo all’interno.
«Per evitare lo strapotere dello Stato - ha aggiunto il prof. Cormio - bisogna rilanciare l’autonomia dei “corpi intermedi”, di quelle forme associative, come la famiglia, che difendono il soggetto dall’onnipotenza dello Stato moderno e insistere sulla necessità d’impegno da parte della Chiesa che vive un momento di crisi e sta perdendo la sua carica interventista». Centralità della persona, solidarismo economico e ripudio della guerra sembrano essere i principi che, richiamando le posizioni dei dossettiani sono alla base di uno Stato democratico e della Costituzione italiana.
Il vicesegretario democristiano, in un’intervista rilasciata nel 1994, esprime serie preoccupazioni per i tentativi di modificare sotto diversi aspetti la Carta costituzionale che, secondo Dossetti, «non gode di buona salute». Importante è ora comprendere l’animo che ha ispirato ciascun articolo della Costituzione e riflettere bene prima di pensare di modificarla. Farlo soltanto laddove strettamente necessario per adeguarla ai tempi e renderla sempre attuale.
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