La stupidità umana non ha confini: il messaggio del “vestito nuovo dell’imperatore” del Teatro del Carro a Molfetta
MOLFETTA - Il messaggio è che la stupidità umana non ha confini ed è pericolosamente contagiosa.
“Il vestito nuovo dell’Imperatore”, testo originale di H.C. Handersen, ne è la prova e testimonianza di tanta attenzione verso una favola antica ma di stretta attualità, è il folto pubblico che ha presenziato alla rappresentazione a cura del Carro dei Comici, con la regia di Francesco Tammacco.
Un imperatore è più interessato al suo ego smisurato piuttosto che al benessere dei suoi sudditi. Sfoggia numerosi vestiti durante la sua giornata e brama nell’averne sempre nuovi.
Un giorno nel suo regno si presentano delle truffatrici che millantano di essere capaci di tessere l’abito più bello e sensazionale mai indossato; si fanno consegnare sete e pietre preziose e si ritirano per tessere in gran segreto. L’imperatore manda un suo fidato emissario per controllare ma giunto al cospetto delle tessitrici, non vede nulla e per timore di essere considerato uno stupido, si profonde in complimenti sulla bellezza e preziosità dell’abito, piuttosto che ammettere di non vedere nulla. L’imperatore fa giungere un altro emissario, il quale per il medesimo motivo, conferma la bellezza dell’abito. Giunge infine l’imperatore il quale, per non essere alla pari dei suoi emissari, ammette l’assoluta bellezza dell’abito, l’unicità di un vestito mai prima indossato. Il re si spoglia ed indossa il vestito invisibile, sfoggiandolo tra i sudditi e subendo la derisione silenziosa degli stessi. Solo un bambino osa dirgli la verità subendo la minaccia di morte da parte dell’Imperatore.
Attuale, moderna e pericolosamente reale la favola riassume una morale lampante: punito sarà chi osa dire la verità, meglio tacere.
Come fare teatro senza saccenza, divertendo e riflettendo. Chapeau.
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Autore: Beatrice Trogu