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Una storia nera su cui riflettere Antonella Lattanzi conclude il Festival letterario “Storie Italiane” al Ghigno
15 ottobre 2017

Ultimo appuntamento per il Festival letterario “Storie Italiane”, promosso dalla libreria “Il Ghigno” di Molfetta, che ha visto protagonisti numerosi scrittori di rilievo. Da Antonio Dikele Di Stefano a Paolo Crepet, passando per Luca Bianchini e Anilda Ibrahimi, la quinta edizione si conclude in bellezza con una scrittrice capace di narrare arrivando dritto al cuore del lettore. Antonella Lattanzi, con il suo romanzo “Una storia nera”, non solo sperimenta il genere noir, avendo per la prima volta in mente il suo romanzo nella globalità ancor prima della stesura, ma lo fa parlando di una tematica che purtroppo non è rimasta nelle poleis dell’antica Grecia. Si parla di violenza, si parla di amore, si parla di ossessione: a dialogare con l’autrice in merito all’argomento è la giornalista Antonella Gaeta, alla quale non mancano le curiosità sugli aspetti misteriosi del romanzo. Si fa leva, più di tutto, su Carla, la protagonista della vicenda, che incarna i valori della forza, dell’indipendenza e della determinazione; in grado di affascinare chi la conosce, Carla si ritrova a dover crescere i figli da sola e a fare i conti con una realtà in cui nessuna donna vorrebbe mai trovarsi. Pur dando ampio spazio a questa figura, che si può dire domini l’intero romanzo, l’autrice mostra una certa perizia nel porre l’attenzione su ogni persona che fa parte della vita della protagonista, dando tanta importanza all’ex marito Vito quanta ai figli. “Le tragedie non riguardano soltanto chi le vive - spiega la Lattanzi -. Chi sta attorno alla vittima ne sente il dolore tanto quanto la vittima stessa, con la sola differenza di essere impotente, perché la forza per superare questi momenti può partire solo da se stessi”. È grazie alla famiglia, nucleo centrale del romanzo e simbolo della società, che l’individuo si forma, coltiva legami e impara il lato da cui vedere le cose. Molte volte si guarda alla violenza soltanto in campo fisico, ma non ci si rende conto di quanto la violenza psicologica faccia più male e influisca sulle scelte di vita e sul pensiero di una persona. L’ambientazione a Roma, città bellissima da visitare, ma difficilissima in cui vivere, la selezione delle digressioni, lo stile con cui i concetti sono espressi sono tutti sinonimi di riflessione: riflessione verso un tema di cui va assunta piena consapevolezza affinché possa considerarsi superato.

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