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Un vescovo australiano alla scoperta delle radici della comunità molfettese
15 novembre 2010

a Port Pirie «In Australia, la festa della Madonna dei Martiri è partecipata da molti giovani australiani, la cui fede e amore per le tradizioni consoli-dano il legame affettivo e religioso con la madrepatria», le prime parole di Mons. Gregory O’Kelly, vescovo di Port Pirie (Sud Australia), all’incontro con l’Associazione Molfettesi nel Mondo, atto conclusivo del suo soggiorno a Molfetta. Visitate con don Giuseppe de Candia (viceparroco della chiesa San Giuseppe in Giovinazzo) la basilica della Madonna dei Martiri e la chiesa di San Pio a San Giovanni Rotondo, ha incontrato in un colloquio privato Mons. vescovo Luigi Martella. È il terzo vescovo di Port Pirie che visita i luoghi dedicati alla Madonna dei Martiri, spinto dal desiderio di conoscere l’origine della festa che i fedeli celebrano nella sua diocesi. Tutti emigrati molfettesi o fi - gli di emigrati, nessuno dimentica il legame affettivo e religioso con l’amata Molfetta e il modo migliore per ricordarlo è la ricorrenza della Madonna dei Martiri. Dagli anni ‘30 la comunità molfettese (pescatori, personale ferroviario e lavoratori nelle industrie di raffi neria) festeggia la sua patrona, riproducendo il rito della benedizione del mare e delle barche e la sagra a mare, con un dinner dance conclusivo. Già don Tonino era stato ospitato negli anni ’80 da Mons. Francis Peter de Campo (origini italiane), che a sua volta visitò la città di Molfetta e la basilica per ben 3 volte. Il successore, Mons. Hurley Eugene, già a Molfetta, ospitò Mons. Martella, che benedì il monumento Italian Immigrants Memorial. «Sono stato affascinato dalla storia di Molfetta, della Madonna dei Martiri e dell’Ospedale dei Crociati - ha risposto Mons. O’Kelly a Quindici, in una amabile conversazione in inglese - Ho avvertito un’identità religiosa e una fede molto marcati intorno a Maria, tra la popolazione e nel Seminario Regionale e Vescovile. Sono sentimenti molto importanti per gli emigrati molfettesi in Australia, un Paese in cui avanza la secolarizzazione ». «La mia diocesi è estesa quanto Francia e Germania con 260mila abitanti, 23 parrocchie e 35 sacerdoti - ha puntualizzato Mons. O’Kelly - ci sono anche chiese sotterranee per i minatori, frequentate anche dai fedeli per fuggire il caldo australiano».

Autore: M. L. F.
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