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Un paniere senza pane… CORSIVI
15 novembre 2003

Eravamo tutti scettici, addetti ai lavori e non, quando all'indomani dell'introduzione dell'euro, a fronte di una ostentata fiducia nel meccanismo di autoregolamentazione dei prezzi, c'era chi sosteneva fortemente che non sarebbe cambiato nulla. Lo scetticismo è cresciuto quando, mesi dopo, di fronte ad un latente ma radicalizzato malcontento, l'Istat pubblicando i dati sull'inflazione post-euro parlava di risultati fisiologicamente in aumento e quindi non preoccupanti. 2,8% sarebbe stato l'aumento dei prezzi stando all'indagine sul solito contestatissimo paniere di beni di consumo. Anche noi di “Quindici” lo scorso anno (vedi numero di settembre 2002) avevamo fatto una microindagine cercando di dimostrare empiricamente che l'indice si sarebbe dovuto attestare attorno a valori quantomeno doppi. Ovviamente non siamo stati i soli. Tutti, dalla massaia all'imprenditore, senza indagini e senza sofisticati strumenti statistici non vedono nel paniere uno specchio fedele della realtà dei prezzi Italiana. D'altronde l'importanza di quei parametri, a cui sono legati contributi, liquidazioni, adeguamenti salariali e tanti altri importanti indici economici, non può ricondurre la questione alla mera polemica da piazzetta della verdura. L'Istat si è sempre difeso sostenendo, in virtù di fantomatici criteri statistici, la bontà delle proprie valutazioni. Per esempio di fronte all'aumento spropositato dei premi sulle RC auto parlava di un incidenza relativamente bassa di quel parametro sul paniere. Ma, la notizia è di pochi giorni, (e chiunque, suo malgrado, sia costretto a badare al centesimo se ne è già accorto) nei panifici della nostra cittadina (come verosimilmente in quelli di tutta la regione) il prezzo del pane è considerevolmente aumentato. Un osservatore distratto può parlare di soli 15 centesimi di euro, ma uno attento parla di un 10% di rincaro nel giro di pochi giorni. Un aumento spropositato che, indipendentemente dalle cause che possano averlo generato, manda ancora una volta all'aria il 2,8% stimato dall'Istat, dal momento che l'incidenza del pane, bene primario, dovrebbe essere indiscutibilmente elevata nella valutazione del paniere. Ma pare che anche questa volta l'Istituto di statistica non metterà in discussione i propri risultati. In soldoni, per il solo acquisto del pane un molfettese sarà costretto a spendere centomila delle vecchie lire in più all'anno, e a chi di centomila al mese ne guadagna poche la situazione non può non interessare. Ma forse un paniere senza pane fa comodo ad altri… Fabrizio Fusaro
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