Un altro consumo è possibile, sfida dei “consumatori molfettesi consapevoli”
Andare al supermercato e riempire il carrello è un gesto quasi automatico che tutte le famiglie italiane fanno con notevole frequenza. Quello di cui molti sono inconsapevoli è che chi fa acquisti inevitabilmente segnala alle imprese i comportamenti che approva e quelli che invece condanna. Da questa constatazione, se vogliamo banale, che, però, fatica ad entrare nella coscienza civile di tutti i consumatori, parte l'idea del consumo critico. Esso consiste, in buona sostanza, nella scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi, a ciò che sta dietro alla confezione accattivante e alla pubblicità martellante.
Per diffondere questa idea che punta a costruire una economia che non escluda, ma anzi includa, la categoria dell'etica, è nato nella nostra città il gruppo dei “consumatori molfettesi consapevoli”.
All'indomani della guerra in Iraq questi cittadini hanno voluto marcare il loro dissenso rispetto alla politica dell'amministrazione Bush anche evitando di acquistare tutti quei beni prodotti e commercializzati dalle grandi multinazionali a stelle strisce che avevano finanziato la campagna elettorale del presidente statunitense. Al grido di “fuori la guerra dalla nostra spesa” questi consumatori, che puntano a diventare dei veri e propri ”consum…attori”, hanno scelto di usare l'arma pacifica e potente del boicottaggio. Strada facendo, però, si sono accorti che non basta dire solo dei no e hanno provato ad individuare percorsi di consumo alternativi che non si incrociassero con la dottrina della guerra preventiva propugnata dai leader della coalizione anti Saddam.
Oggi queste persone continuano a farsi domande, ad informarsi, a discutere prima di scegliere responsabilmente cosa acquistare. Le loro riunioni (la prossima è fissata per giovedì 15 aprile alle 19 presso la casa dei popoli) sono occasioni importanti per riflettere con un po' più di attenzione su una azione apparentemente banale come può essere quella di fare la spesa.
L'etica della responsabilità pare davvero il loro principio ispiratore e il loro motto potrebbe essere, a nostro avviso, l'imperativo categorico proposto da H. Jonas: “agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di una autentica vita umana sulla terra”.
Niente male per una città che più d'uno giudica ormai incapace di progettare percorsi credibili per un proprio riscatto.
Francesco Dell'Olio