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U' scal (lo scalo) IV La costruzione del natante in legno. Le ordinate
15 novembre 2009

Continuiamo a raccontarvi le fasi della costruzione del natante in legno, anche attraverso le foto che illustrano, sommariamente, il processo di preparazione ed assemblaggio delle “ordinate”, a partire dal legname grezzo, ottenuto da sezioni di rami, fi no all’ordinata fi nita. Sezione di legno grezzo, ottenuto tagliando rami naturalmente sagomati su cui, a matita,sono riportate le sagome dei componenti delle ordinate, numerati, secondo un “codice” del Mastro. Tacca di riferimento, sul piano di assemblaggio sesti. E’ molto importante per la simmetria della costruzione. In questa immagine si vede l’ordinata assemblata (come detto precedentemente, costituita da due strati, sfalsati fra loro). Si noti la tacca di riferimento e la sfasatura delle due serie di sesti. L’operazione di foratura per i chiodi di assemblaggio, che saranno piantati successivamente. Inchiodatura dei componenti l’ordinata. In secondo piano (in alto a sinistra si vedono le righe di apertura delle ordinate e il “compasso di simmetria”). Ordinata assemblata. Mastro Michele sta formando l’angolo di “quartabono” (nel gergo dei Mastri d’ascia u’ càrt’apaoen è una specie di squadra aperta, ad angolatura variabile. Per estensione, l’accezione viene usata per indicare un determinato angolo, che deve essere praticato , per necessità di costruzione). Questa sagomatura viene fatta sia sul lato esterno che su quello interno dell’ordinata, per far sì, al momento di chiudere lo scafo con le tavole del fasciame, che esse possano aderire sulle ordinate e formare la giusta sagoma dello scafo. Le ordinate, così realizzate, numerate in sequenza da poppa verso prua, rifi - nite sulle superfi ci laterali (in particolare quella esterna), dando loro l’angolazione (u’càrtapaoen) del profi lo, in funzione della posizione che l’ordinata stessa assumerà sulla chiglia, saranno montate appoggiate sulle scanalature, precedentemente praticate sulla parte superiore della chiglia medesima, e “fi ssate” in posizione, per mezzo di un chiodo (non particolarmente robusto, chiamato in gergo (u’ngh’émmeièdd). Saranno poi le operazioni successive di copertura, interna ed esterna delle ordinate a dare la rigidità di posizione delle ordinate stesse. Finito il lavoro di assemblaggio delle ordinate, sul limite superiore vengono preparate e realizzate delle travi trasversali, chiamate bagli, che uniscono le due estremità di ciascuna ordinata e costituirà la “base” su cui saranno appoggiate le tavole del ponte di coperta. Questi elementi trasversali sono convessi verso l’alto, tale che il ponte presenti una “gobba”, da mezza nave verso la banda (in gergo marinaresco è ciascuna delle due estremità laterali dello scafo. Equivale al lato della costruzione), in modo che l’acqua eventualmente imbarcata, possa defl uire fuori bordo, attraverso gli ombrinali.Sequenza delle ordinate montate, vista da poppa. La colorazione a minio fatta sulle facce interne delle ordinate, serve a preservare il legno; le parti non “protette” saranno ricoperte dalle “serrette” all’interno dello scafo e dai “corsi di fasciame” (l’màedeìr) all’esterno.Rifi nitura delle superfi ci interne delle ordinate, viste da prora. Sulla parte inferiore delle ordinate, si nota una scanalatura semi- circolare. In questa scanalatura scorrerà una corda chiamata “la cord d’u mbrnnéel”, muovendo la quale, sarà permesso all’acqua accumulatasi di scorrere verso poppa; la corda farà da stura tubazione; infatti muovendola longitudinalmente, si smuoverà l’eventuale corpo che dovesse ostruire il passaggio fra le ordinate. Si vede una delle tavole provvisorie, inchiodate alle ordinate per mantenerle in posizione reciproca. Queste tavole saranno sostituite dai corsi di fasciame. La stessa cosa viene fatta per l’interno dello scafo. Veduta d’assieme dell’interno dello scafo, con tutte le ordinate in posizione. Si noti la trave longitudinale, che corre dalla ruota di prua al dritto di poppa, chiamata “paramezzale”. La convessità del ponte di coperta è chiamato bolzone. In verità, il ponte di coperta presenta due caratteristiche: la prima è il bolzone, cioè, come detto, la convessità del piano trasversale; l’altro si chiama cavallino ed è la concavità longitudinale del ponte (paragonabile alla schiena di un cavallo) che è più alto nella zona di prua e di poppa, mentre è più basso nella sezione maestra (quella parte dello scafo, al centro dello stesso, in senso longitudinale, che ha la massima larghezza fuori tutto) dello scafo. La formazione del “cavallino” ha due fi nalità: la prima, come per il bolzone, serve a far sì che l’acqua imbarcata non ristagni nelle estremità di prua e di poppa della coperta; la seconda, la più importante, per ragioni di stabilità longitudinale dello scafo, esso contribuisce a fornire un’ulteriore spinta di galleggiamento, senza modifi care la geometria esterna dello scafo medesimo. Sia l’altezza del bolzone che la convessità del cavallino, vengono accuratamente determinate, in relazione alle dimensioni ed alle forme di scafo del natante. Si prepara e si monta il primo ordine di fasciame che è la cinta superiore. E’ un corso di fasciame che corre lateralmente sulla parte alta dello scafo, in corrispondenza del ponte di coperta. Questo ordine serve anche a stabilizzare reciprocamente le ordinate, nella propria posizione. Sulla coperta, orizzontalmente si monta un corso chiamato suola. Esso corre longitudinalmente, seguendo la forma dello scafo, da prua a poppa. Intuitivamente, la cinta superiore serve allo scopo di dare la necessaria rigidità all’insieme delle ordinate, oltre a servire da punto di riferimento per la successiva copertura dei fi anchi dello scafo. Inferiormente, in corrispondenza della chiglia, viene sagomato e montato, incastrandolo nella battura, l’ordine (possono essere più di uno) di fasciame inferiore chiamato torello.

Autore: Tommaso Gaudio
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