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Tropos V 2.1
15 settembre 2011

È nota la presentazione (facilmente reperibile su Internet) di TROPOS: «una fl uida mistura di forme e colori si alternano e si sovrappongono sulla nostra retina, queste “immagini sonore” sono i personaggi e gli scenari della performance dove lo spazio dell’ascolto è parte del linguaggio, e il rapporto tra il canovaccio musicale e il tempo viene ridefi nito ad ogni istante dall’azione musicale ». E’ passato quasi inosservato (purtroppo) l’evento: Molfetta, Mercoledì 3 agosto, la “Fase III” degli incontri tra musica e tecnologia organizzati da Digressione Contemplattiva. Interpreti, il pianista Alexander Nettelbeck e Lazzaro Nicolò Ciccolella al computer. Inedita la conversazione con chi scrive. Se ne da qui conto. Ciccolella deve la sua formazione musicale all’incontro con Luciano Berio che « si avvicinò allo Strutturalismo di Darmstadt, una metodologia compositiva che poneva, in quegli anni, un’attenzione fi deistica al dirsi, alla realizzazione di un’opera dicente il dire, che parla solo di se stessa, del come è realizzata, esaurendosi nella propria progettualità,senza relazionare il proprio segno all’uomo, senza aprire lo spazio stringente del logos allo spazio collettivo dell’ethos». Ben presto Berio comprese che «la progettualità non poteva essere racchiusa negli angusti spazi del formalismo, ma doveva coesistere con diff erenti discipline, colloquiare con l’ascoltatore al fi ne di realizzare un’opera plurale» (Renzo Cresti). Ciccolella, apprende la lectio di Berio e decide di comporre musica interattiva, non soliloquente in un inutile e sesquipedale linguaggio, ma in perenne interazione con la tecnologia. Nell’assolata mattinata di agosto, Ciccolella spiega che le sue produzioni AELOGIUM -Miraggio di pace, (sound interactive performance del 2006) e STELLA SPLENDENS (2007) sono approcci rudimentali all’interazione tra l’uomo-musicista- esecutore e la macchina, un apparato per creare delle suggestioni sonore intorno alle melodie suonate dal liuto di Nicola Nesta. TROPOS è invece un passaggio netto in un’altra dimensione. Per essa non vengono utilizzati software in commercio: la manipolazione delle fonti sonore avviene tramite un software ad hoc che si modifi ca ad ogni circostanza a seconda se ci sia un musicista con cui interagire o una fonte che deriva dalla natura. Il software crea una vera e propria partitura elettronica, fatta da una serie di algoritmi che danno vita un dialogo ogni volta cangiante. TROPOS è un “cannibale” che si nutre di immagini di suoni e di intenzioni: « si nutre delle mie stesse idee - incalza Ciccolella - ma le trasforma e mi costringe a trovare nuovi approcci per creare la musica». La conversazione si sposta sul senso della “Fase III” richiamata nel concerto; in realtà si tratta di una citazione, una “parafrasi” ironica di Ciccolella a voler sancire il predominio assoluto della tecnologia, che crea un certo disorientamento nel fruitore e nel compositore della musica che ha a disposizione una serie di mezzi inimmaginabili fi no ad un ventennio fa. Ci sono ostacoli,tuttavia, nel processo di interazione, perché il software può far aumentare in modo esponenziale le possibilità creative del musicista, ma anche inghiottirlo in strutture date dal software stesso. “Fase III” come superamento della “Fase II” che il musicologo Bortolotto aveva teorizzato riferendosi allo scardinamento delle regole della struttura musicale del dopo- Wagner, di quella serie di assiomi, cioè, sgretolati dagli autori del primo ‘ 900 a partire da Schoenberg per arrivare a Berio. Lo sperimentalismo di Ciccolella passa anche attraverso TANGERI (fruibile su Vimeo) e MOVING ODISSEO (sound visual interactive performance del 2009) per approdare a TROPOS : la fi nalità e il creare una scena, un’immagine sonora. Per Ciccolella, la musica intesa come sviluppo di qualcosa che nel tempo si trasforma e che ha un percorso narrativo è lontana dalla sua concezione; la musica è invece, per lui, un quadro immobile che propone delle suggestioni, cui l’uomo accosta i più disparati signifi cati; un segmento anche piccolo di un discorso musicale può comunque un senso perfettamente compiuto. Ciccolella conclude la conversazione dotta con il ricordo di don Salvatore Pappagallo, che ha dato il maggior impulso alla sua crescita musicale: Alla fi ne degli anni ’70 egli si aff acciò nella musica locale con idee innovative. Rese Molfetta un laboratorio culturale che, dopo gli anni ’80, non è più esistito. E in TROPOS, Ciccolella ha manipolato l’epitaffi o di Sicilo (appreso e cantato da lui stesso nel 1983) e parte della Mass di Igor Strawinskj che aveva proposto a Pappagallo per una esecuzione. I tempi non erano maturi, però, per l’impatto devastante della musica di Strawinskj.

Autore: Giovanni Antonio del Vescovo
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