“Tra le crepe dell’anima” l’ultimo libro di Angela Aniello
È stato presentato all’Associazione della Terza età, presieduta dalla prof.ssa Eccelsa Spaccavento, in Largo Domenico Picca n. 76, il romanzo Fra le crepe dell’anima della scrittrice bitontina Angela Aniello. All’incontro, che ha visto l’autrice dialogare con il sottoscritto, ha partecipato anche l’editore Alessio Rega, che ha dato vita all’interessante realtà di Les Flâneurs edizioni, sempre più autorevole per la qualità della proposta culturale e per gli aspetti grafici, curati da Mariano Argentieri. La scrittrice, laureata in Lettere classiche e docente presso l’I.C. Sylos, ha già pubblicato il racconto “Un figlio diverso” con Arti Grafiche Savarese (1997) e la raccolta di poesie “Piccoli sussurri” con Editrice Internazionale Libro Italiano (2005). Blogger, affida spesso le sue storie e i suoi pensieri a Intertwine, di cui si serve per interagire con i lettori. Il pubblico ha reagito con molto interesse all’evento, rivolgendo domande all’autrice e cogliendo l’opportunità per un dibattito sulla spirale di violenza e indifferenza che sembra caratterizzare il presente e da cui anche la nostra città non appare immune. L’opera dell’Aniello nasce dalla volontà di sondare le “crepe” nell’animo dei personaggi, membri di un’umanità dolente, a cui non appare concessa alcuna possibilità di riscatto. Come ha evidenziato l’autrice, la genesi è legata alla sua attenzione ai mali della psiche e alle realtà di disagio, maturata anche attraverso un’esperienza di volontariato che l’ha condotta a misurarsi con le piaghe della violenza sulle donne e dello sfruttamento della prostituzione. Sono nate figure così come quella di Federico, il protagonista maschile che, nella cornice di una Sanremo dall’euforia depressa, consuma il suo primo delitto, ai danni di una giovane turista, Valery, rea soltanto di aver incrociato un’anima ferita nel profondo e di essersene fidata. L’autrice, pur prendendo le distanze dall’atto orribile commesso dall’uomo, sospende il giudizio e cerca di cogliere le ragioni che hanno condotto alla sua follia, in un viaggio nell’abisso cui solo l’abbandono finale all’abbraccio del mare potrà garantire una catartica risoluzione. Lo scandaglio della psiche di Federico induce a entrare in contatto con altre due figure significative: Sarah, prostituta dal vissuto costellato di abusi, tutto sommato unica presenza realmente positiva, e Marlene, violinista apparentemente cinica e modellata sul topos della femme fatale, che, anni prima, rifiutando e schernendo il giovane, aveva segnato la sua maturazione psicologica. L’architettura del romanzo si rivela piuttosto complessa. L’Aniello adotta la focalizzazione interna variabile e questo determina una continua variazione del punto di vista sugli eventi. Ne deriva un relativismo prospettico che spinge il lettore a dover mettere a confronto le affermazioni o la percezione dei fatti dei singoli personaggi, per non cadere nella trappola dello straniamento e della deformazione. Infatti, il rischio che si corre è quello di giudicare il personaggio di Marlene sulla base delle impressioni, spesso fallaci, che ne ricavano gli uomini cui si relaziona nella narrazione, a cominciare da Federico, per poi proseguire con il marito della donna, Clément, del tutto incapace di decrittarne i sentimenti. I momenti in cui la scrittrice, infatti, riporta i pensieri di Marlene consentono di coglierne le fragilità, la sensibilità e lo struggente desiderio di purezza che si esprime attraverso la musica, aspetti non disgiunti peraltro dall’ambizione. L’opera ci mostra quindi un’umanità estenuata, che vive una profonda crisi valoriale e, in molti casi, ha consacrato la propria esistenza alla ricerca del lusso o al culto della bellezza, per poi sentirsi franare in un orizzonte vuoto. Un’umanità che spesso, come Valery, cerca di stornare lo spettro persistente dell’annientamento e della morte, inanellando esperienze indimenticabili, le quali però non servono a colmare la solitudine e spesso possono rivelarsi fatali. Poche sembrano le possibilità cui ancorarsi, in questa dimensione cupa e priva di riscatto: una è la Natura, identificata in quel mare cui è affidato un ruolo chiave, evidente anche nelle liriche dell’Intermezzo; l’altra è l’Arte, oggettivata nel violino che troneggia in copertina. È a quest’ultima che, al di là della barriera di incomunicabilità che spesso separa uomini e donne nel loro percorso accidentato, è riconosciuta la possibilità di un’espressione autentica, limpida. Foriera di un bagliore di speranza a dispetto delle crepe del cuore.
Autore: Giambattista Palombella