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Torre Calderina restituita alla città, dopo 3 anni di restauri
15 settembre 2023

Recentemente si sono conclusi i lavori alla Torre Calderina. L’intervento, partito nel 2020 e realizzato in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, è stato finanziato con i fondi del Piano di Cooperazione Interreg Italia – Grecia ed è stato finalizzato al restauro, alla ristrutturazione e all’allestimento delle architetture costiere. La prospettiva è quella di inserire l’antica torre nel “Cammino dei fari e delle torri di avvistamento costiero lungo la costa adriatica”. Sono stati effettuati lavori di pulizia, recupero e restauro, come ha affermato l’ing. Alessandro Binetti. Prossimi passi saranno la realizzazione del parco naturalistico (con la presenza di essenze mediterranee ed in cui sarà possibile, ad esempio, praticare birdwatching) e, dopo il completamento dell’allestimento che compete alla regione, il bando per l’affidamento della gestione del sito. Ma quando e in quale contesto si inserisce la costruzione della torre? Per rispondere a questa domanda bisogna partire da lontano. Per quanto riguarda il territorio molfettese, l’Adriatico ha da sempre rappresentato una via di collegamento tra le due sponde, con tutto quello che ne consegue a livello di scambio di culture, tecniche e commerci. Ma le coste e il mare sono interessati anche da fenomeni di contrabbando, atti di pirateria, incursioni. Già intorno tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI (soprattutto dopo i fatti di Otranto del 1480) si cominciano a rafforzare le difese delle città costiere. A Molfetta, ad esempio, viene costruito il Torrione Passari. Ma è nel 1532 che il Viceré Pedro de Toledo, nella previsione che l’offensiva venisse dal mare, ordina alle Universitas (intese come amministrazioni cittadine) la costruzione a proprie spese di torri di guardia lungo le coste. La scarsità di denaro (la mancanza di fondi per la realizzazione di opere pubbliche non è un problema solo dei nostri giorni) non consentì l’osservanza dell’ordinanza per cui nel 1563 il Viceré don Pedro Afan de Ribera, duca di Alcalà, dovette emanare un altro editto per la costruzione delle torri costiere per conto e sotto la direzione dello Stato. Si trattava di un piano finanziato con tasse imposte alle città costiere o collocate fino a 12 miglia dal mare. Furono così costruite 379 torri costiere nel Regno di Napoli, di cui 16 in Terra di Bari. Si tratta di costruzioni piuttosto modeste, realizzate seguendo un unico disegno, anche poi sono state rimaneggiate in epoche successive. Presentano forma troncopiramidale su base quadrata, con porta d’ingresso al di sopra del piano stradale, generalmente dotate di scale di legno retrattili (poi sostituite da scale in pietra), caditoie, una cisterna per la riserva di acqua. La custodia era affidata a soldati spagnoli coadiuvati da uomini a cavallo, i cavallari. I cavallari provvedevano ad esplorare il territorio, a mantenere il collegamento con le autorità e fra le torri. Dal 1565 la vigilanza era rafforzata dalla presenza di una barca, forse una feluca, che incrociava al largo. A Molfetta, la torre venne realizzata nel 1569 su un promontorio in località Le Difese ed era in collegamento visivo con altri luoghi deputati al controllo del territorio: il campanile del santuario della Madonna di Martiri, la torre di vedetta dell’antica cattedrale (oggi Duomo di San Corrado), il Torrione Passari. La struttura è analoga a quanto già descritto in precedenza: di forma troncopiramidale, con ingresso sopraelevato a cui si giunge attraverso una scalinata in pietra, dotata di tre caditoie per lato su parapetto sporgente. L’interno presenta un unico vano illuminato da due finestre, una a levane e una a ponente. Attraverso una scala, oggi realizzata in muratura, si accede al terrazzo. La torre era dotata anche di una cisterna sottostante, alimentata dall’acqua piovana ma non mancano documenti del XVII secolo che parlano di vari rifornimenti d’acqua per la guarnigione. Nei primi documenti la struttura viene individuata come “Torre di porto San Giacomo”, in altri come “Torre nuova”. L’appellativo “torre Calderina” deriverebbe dal nome dell’architetto che la costruì, Salvatore Calderini, e compare per la prima volta in un documento del 1572; si trata del documento di pagamento di una mensilità a Beltrame per servizio di guardia. Durante le frequenti epidemie vengono aumentate le sentinelle, come accade ad esempio durante la peste del 1778, per vigilare sulla marina e sulla possibilità di accessi al territorio cittadino. Secondo quanto riferisce Zagami, nel 1799 la Torre restò sguarnita di guardia quando Ferdinando IV di Borbone fuggì in Sicilia, prima dell’arrivo a Napoli del generale Championnet; in essa trovarono alloggio il prete Francesco Saverio Ruggero di Nicola, nato a Mola di Bari, accompagnato da suo nipote dello stesso nome e cognome e da un anconetano che si faceva passare per Domenico Bergero, giunti a Molfetta per diffondere le idee rivoluzionarie. Nel 1806, durante il decennio di governo francese nel Sud Italia (prima con Giuseppe Bonaparte, poi con Gioacchino Murat), si ha una riorganizzazione delle Dogane. Le torri costiere diventano, così, posti di frontiera e le se sentinelle rientrano nell’amministrazione dei “dazi indiretti”. Sempre a Torre Calderina si rifugiarono alcuni carbonari molfettesi, in fuga dopo il fallimento del moto rivoluzionario suscitato nel 1848 da Giovanni Cozzoli, in attesa del trabaccolo di padron Corrado Mezzina, che li trasportò a Corfù. Di qui presero poi la via dell’esilio in Inghilterra con Filioli e Braida. Nel 1899 la torre risulta demaniale e utilizzata dalla Guardia di Finanza per il contrasto al contrabbando. Durante la Grande Guerra, nell’area antistante la Torre, sul lato mare, venne costruita una trincea e la casamatta per la difesa costiera. Negli anni Settanta del Novecento, la struttura viene concessa in locazione ai privai. Le ricognizioni degli anni Ottanta registrano il completo abbandono dell’edificio. Il resto è storia dei nostri giorni e di proiezione verso il futuro. © Riproduzione riservata

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