MOLFETTA - Se ne erano perse le tracce, già prima del 2008. Oggi si ricostituisce la sezione locale del Partito Repubblicano Italiano (PRI), con sede provvisoria in Viale Giovanni Paolo II n. 41. Il responsabile politico pro tempore della segreteria è Mauro Spaccavento, consigliere comunale uscente. Altro elemento sarà Giovanni de Gennaro, anch’egli consigliere comunale uscente.
Il nuovo Partito Repubblicano di Molfetta nasce, perciò, con gambe già solide, almeno sulla carta, visto che oltre ai due consiglieri uscenti, si iscriveranno anche l’avv. Pietro Uva, ex vicesindaco di Molfetta e altro repubblicano storico, oltre ad un numeroso gruppo tra liberi professionisti, imprenditori e giovani liberal-democratici che si riconoscono nelle posizioni politico-economiche del giornalista economico Oscar Giannino, già editorialista di importanti quotidiani di rilevanza nazionale.
L’intento principale è quello di promuovere l’unità dei laici e dei riformisti locali, per un’alternativa liberal-democratica diretta a superare anche gli opposti, ma speculari poteri che condizionano la politica molfettese nel bene e nel male da oltre un ventennio.
Indipendentemente dall’ufficializzazione della nomina da parte del segretario provinciale del PRI, Giuseppe Calabrese, il gruppo politico sta già partecipando ai tavoli politici in cui si discute il nuovo programma comune della futura coalizione di centrosinistra, che dovrebbe tendere a creare un’alternativa politica alla maggioranza politica del sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini che ha retto le sorti dell’amministrazione comunale fino al mese scorso.
Secondo indiscrezioni, i repubblicani punterebbero alle primarie per l’individuazione del prossimo candidato sindaco unitario della coalizione, primarie che dovranno essere aperte alla società civile. Anzi, gli stessi, forse comprendendo il difficile momento per i partiti, hanno suggerito la formazione di un comitato di garanti, composto da liberi cittadini, che promuova le primarie con candidati non facenti parte degli apparati di partito.
In buona sostanza, hanno proposto a tutti i dirigenti partitici e consiglieri comunali uscenti di fare un passo indietro e di aprirsi a uomini e donne liberi che, pur non essendo formalmente iscritti a nessun partito dell’istituenda alleanza, si riconoscessero nelle ragioni di una rottura netta con il padronato azzoliniano. E, in particolare, con quei metodi di governo della pubblica amministrazione basati su un forte accentramento di poteri nelle mani dei dirigenti nominati dalla politica. Una condizione ovvia che, però, sta generando inaspettati e imprevisti contorsionismi mentali da parte di chi ancora non ha compreso che, oggi, proporre come alternativa ad Antonio Azzollini e al suo alter ego, una figura omogenea (collocata solo geograficamente sul lato opposto dello schieramento politico) non sarebbe digerito dagli elettori.
Inoltre, i repubblicani rivendicano sul tavolo programmatico, oltre al superamento del cosiddetto “bipolarismo muscolare” e a un maggiore e decisivo coinvolgimento del cittadino, un cambiamento radicale dei vertici amministrativi del Comune di Molfetta (in primis, per i dirigenti, di nomina politica, i cui mandati sono stati rinnovati con un procedimento di dubbia legittimità).
Tuttavia, a quanto pare, una qualche forma di resistenza si sarebbe manifestata all’interno di alcune componenti del centrosinistra proprio sulla riqualificazione della burocrazia comunale, che dovrà essere autonoma rispetto alla politica. In pratica, i dirigenti non dovranno essere militanti di forze politiche, incaricati solo in surroga clientelare di assessorati e presidenze, che non si siano potute ricoprire, come accaduto nell’infausto periodo azzolliniano. Allo stesso tempo, pare che i dirigenti stiano già cercando da tempo di “cautelarsi” nell’ipotesi di una vittoria contraria al fronte azzolliniano. Questa cosa potrebbe anche spiegare la riluttanza di alcuni partiti dell’istituenda coalizione alle primarie aperte alla società civile, virando su segretari di partito o consiglieri comunali e non su candidati liberi e pronti al rinnovamento reale.
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