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Torna il progetto “Gelso rosso”, rischio di speculazione edilizia In ballo anche “Bed & Brekfast”. Deroghe al Piano regolatore in zona gricola
15 ottobre 2002

In una delle prossime sedute il Consiglio comunale verrà interpellato per pronunciarsi su due processi di trasformazione del nostro territorio, la cui importanza va ben oltre il caso specifico. Si tratta di due richieste, rivolte al Comune ai sensi del D.P.R. 447/98, una norma che prevede procedure particolari per l'insediamento di impianti produttivi all'interno di un territorio comunale in deroga al Piano Regolatore Generale. La norma prevede che il Comune, riconosciuta la validità della richiesta dal punto di vista dello sviluppo economico del territorio, possa convocare una conferenza di servizi, cioè riunire, per raccoglierne i pareri, tutti gli organismi, pubblici e privati, che possano avere motivo per esprimersi sulla richiesta. Tale parere non è definitivo, ma è di esso che il Consiglio dovrà tenere conto nell'accettare o rigettare la richiesta in maniera definitiva. A tale norma se ne aggiunge poi un'altra, che per la disamina della questione non va ignorata, e cioè che eventuali deroghe, definite a seguito di una tale richiesta, diventano vincolanti anche nel futuro, per assumere comportamenti equivalenti in occasione di richieste simili. È chiaro perciò come l'importanza della decisione attuale vada molto oltre l'attualità e il caso specifico, investendo invece in maniera sostanziale tutto l'assetto del nostro territorio, come era stato definito dal P.R.G. appena approvato. Le due richieste, riguardano l'insediamento di un bed & breakfast nel territorio comunale, nella Contrada Piscina Michele, vicina all'uscita autostradale, e di un complesso alberghiero integrato denominato “Gelsorosso” nella zona Ser Nicola, immediatamente accanto all'omonima uscita della SS16 bis (nella foto). I due procedimenti, pur accorpati, presentano notevoli differenze, dal punto di vista della ricaduta sul territorio. Il progetto per il “Bed & Breakfast” prevede infatti la trasformazione di un edificio esistente, per poter ospitare dei turisti, garantendo loro esclusivamente il pernottamento e la prima colazione, anche per periodi di tempo prolungati. Il complesso “Gelsorosso” è finalizzato invece ad ospitare un turismo che potremmo definire “stanziale”, visto che sono previste camere e mini appartamenti, con altri servizi all'interno della struttura, che la renderebbero un luogo sufficiente per la permanenza al suo interno del turista, anche per parecchi giorni. È questa disponibilità di servizi che lo rende un complesso alberghiero integrato. Tutto questo tramite la realizzazione ex-novo di un notevole volume, di circa 29.600 metri cubi, in una zona dove al momento non c'è niente altro che ulivi. Date le caratteristiche differenti dei due interventi è stato, a nostro giudizio, sbagliato in principio accorpare in un'unica conferenza di servizi le due analisi. Se il “Bed & Breakfast” potrebbe essere realizzato semplicemente con un processo di ristrutturazione edilizia, richiedendo l'applicazione del D.P.R. 447/98 in maniera prevalente per la deroga alla destinazione d'uso prevista dal P.R.G. (da zona agricola a zona produttiva), il complesso “Gelsorosso” chiede invece una deroga doppia: sia dal punto di vista dei parametri urbanistici (volumetria da edificare, persone da insediare, etc...) sia dal punto di vista della destinazione d'uso (da zona agricola a zona produttiva). Ci sembra anche che i due interventi avranno una bassa ricaduta sull'economia della città, tale da non giustificare assolutamente il ricorso ad una procedura pensata per interventi che, invece, dovrebbero costituire un notevole slancio per l'economia cittadina, così da compensare almeno parzialmente, lo stravolgimento di parti del territorio destinate all'agricoltura, e quindi alla sussistenza della comunità ed ai processi economici che l'agricoltura produce. In particolare il complesso “Gelsorosso” avrà un carattere di autosufficienza tale da non coinvolgere in maniera sostanziale la città, tanto più per l'essere localizzato in aperta campagna, e solo in futuro ai margini di quello che sarà l'abitato. A detta dell'opposizione, il complesso è anche suscettibile di una riconversione pressoché immediata, in virtù delle sue caratteristiche edilizie, da complesso alberghiero a vera e propria struttura residenziale, facendo così temere che il ricorso alla conferenza di servizi serva solo a giustificare una edificazione di appartamenti in deroga agli strumenti urbanistici appena approvati. Tutto questo anche perché il complesso viene previsto in una zona che è stata destinata a zona agricola, senza neanche l'ipotesi di insediare un complesso del genere in una delle zone che il P.RG. destina alle attività produttive turistiche, cioè la zona costiera, lungo la SS16 bis tra Molfetta e Giovinazzo. Purtroppo su tale area manca ancora un piano attuativo, che permetta di cominciare a pensare a cosa edificare, e come. Ma la cosa che appare più grave è che anche questa carenza di strumenti urbanistici su aree che potrebbero essere idonee, viene portata tra i motivi per cui il complesso “Gelsorosso” potrebbe essere edificato lì dove è stato ipotizzato, a detta dell'Ufficio Tecnico Comunale. Significa che alla città verrà tolta un'area agricola di notevole estensione (circa 31.000 metri quadrati), pur avendone di altrettante disponibili sulla costa, solo perché la richiesta è arrivata prima che all'U.T.C. abbiano avuto il tempo di definire un piano su queste ultime. E non sarebbe neanche il più grosso dei problemi, perché poi l'approvazione di tale richiesta diventerebbe anche un precedente per altre richieste simili, quindi aprirebbe le porte ad uno scempio, legalizzato, del nostro territorio, in completa inosservanza del Piano Regolatore Generale, approvato da poco, dopo anni di attesa, e presentato da tutti quelli che hanno contribuito a realizzarlo come il migliore Piano che la nostra città potesse avere. Quello che si prospetterebbe sarebbe allora, per i complessi turistico-alberghieri (ma il timore è che si aprano le porte anche all'edificazione residenziale), una diffusione quasi selvaggia nelle zone agricole, in base alla convenienza economica degli imprenditori, lasciando invece completamente inutilizzate le aree che a tale scopo sono state definite, e che anche per le caratteristiche paesistiche (mare e sole a due passi) potrebbero diventare appetibili per i turisti. Non bisogna ignorare che questo significherebbe anche portare nelle zone più sperdute del territorio comunale tutte le infrastrutture (fognatura, elettricità, acqua, strade, illuminazione, parcheggi, trasporti pubblici) che sono presenti all'interno della zona edificata. Con quali costi, sia economici sia in termini di perdita di zone non urbanizzate, per la collettività, e con quali vantaggi? Sono proprio sicuri, i nostri amministratori, che sia la scelta migliore per Molfetta? Ci auguriamo che, nel prosieguo dell'esame della richiesta in Consiglio Comunale, su cui terremo gli occhi ben aperti per informare i nostri lettori, sia l'interesse di tutta la città a far decidere, ad ognuno dei consiglieri che abbiamo eletto, come esprimere il proprio voto. Nicolò Visaggio
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