Tommaso Minervini: una campagna elettorale violenta, ma ora riprendiamo il cammino
Il sindaco: Emiliano? Non mi preoccupa: ne ha dette tante finora, non è credibile.
Tommaso Minervini è stato rieletto sindaco di Molfetta con una coalizione di ben 11 liste. Superata la fase elettorale con una campagna di scontro e insulti, ora si dovrà passare alla fase operativa. Abbiamo chiesto al sindaco di rispondere ad alcune domande di “Quindici”, lo abbiamo raggiunto alla partenza verso un periodo di riposo e ci ha risposto volentieri e lo ringraziamo della disponibilità. Sindaco Minervini questa è stata una elezione al cardiopalmo? Prima la sensazione della vittoria al primo turno, poi la preoccupazione al ballottaggio dopo l’intervento del governatore pugliese Emiliano a sostegno di Drago. Come ha vissuto questa tornata elettorale un candidato pur abituato a situazioni difficili? Ha mai temuto di non farcela? «Una campagna elettorale bruttissima, violenta ma l’andamento era prevedibile ed io stesso l’avevo dichiarato. Avevamo messo in conto, già prima del 12 giugno, di dover andare al turno di ballottaggio, quando ci sono quattro candidati sindaco in corsa è fatale. L’eccezionalità sarebbe stata la vittoria al primo turno, che pure abbiamo sfiorato e comunque preso la maggioranza dei consiglieri. Devo anche confessarle che l’intervento del governatore Emiliano a Molfetta non è mai stata per me e per la mia coalizione fonte di preoccupazione. Anzi. In questi anni ne ha raccontate così tante a me, ai molfettesi e ai pugliesi in genere che non credo abbia mai neppure rischiato di diventare fonte di inquietudine. Diversamente dal coordinamento degli intrecci di apparati di destra e sinistra. Certo questa campagna elettorale è stata complessa e diversa anche per i leoni da tastiera che hanno puntato a distruggere la mia persona provando a distogliere l’attenzione dai programmi ed hanno aggredito verbalmente, irretito, sbeffeggiato, chiunque provasse a dire la sua. Noi siamo andati avanti provando a non raccogliere le provocazioni, parlando di concretezza e di progettualità. Se non ci fosse stato il patto scellerato tra destra e sinistra altro che». La campagna elettorale nelle ultime battute ha avuto punte di intolleranza spiacevoli verso l’avversario, che squalificano chi le ha poste in atto. Che dice il candidato eletto Minervini? Non le sembra quantomeno “sconveniente” e poco rispettoso definire Drago “l’altro” come è avvenuto nella lettura dei dati nel suo comitato elettorale? «Incredibile. Sono stato oggetto di pesantissime accuse personali, diffamato, ingiuriato per due mesi e lei mi chiede perché il giovane speaker che leggeva i dati chiamava l’altro candidato al ballottaggio “l’altro”? Io non l’avrei detto, ma per favore non siamo ridicoli. Le offese da me ricevute sono ben altro che sconvenenti e poco rispettose, sarebbero da codice penale. An- che alla luce delle ultime esternazioni da patologia politica». La fine della tornata elettorale vede Molfetta e soprattutto i cittadini più divi- si di prima. Anche perché il recupero del suo avversario al ballottaggio è stato no- tevole. Come pensa di governare in que- sto clima? «Il recupero al ballottaggio è il frutto del patto scellerato tra gli apparati di destra e sinistra. I cittadini non sono affatto più divisi di prima. C’è un sindaco e consiglieri eletti dalla maggioranza degli elettori. Ogni elezioni vede programmi e visioni contrappo- ste. La maggioranza degli elettori sceglie e vota. Ma gli elettori dei candidati sconfitti non sono reietti. Sono cittadini ed hanno pari diritti e pari dignità. Il Sindaco è Sindaco di tutti». Nella scorsa consigliatura la sua coalizione si è caratterizzata come pigliatutto. Questa volta pensa di offrire la presiden- za del consiglio comunale all’opposizione, come avveniva una volta quando la politica era più rispettosa verso gli sconfitti. Il vae victis non le sembra l’ipote- si peggiore? «Non ricordo sia mai avvenuto. La pre- sidenza del Consiglio a memoria d’uomo è sempre stata della maggioranza consigliare. In quanto a rispetto non credo che nessuno della mia coalizione e neppure il sottoscritto debba prendere lezione dagli avversari poli- tici della tornata elettorale appena conclusa- si, che sono stati di una scorrettezza unica fatta eccezione per il candidato sindaco di Rifondazione, corretto dall’inizio alla fine, l’unico, peraltro, che ha personalmente co- municato il buon lavoro al Sindaco democraticamente eletto». Come spiega di essere stato l’unico candidato a prendere meno voti delle sue liste? «Sono stato l’unico candidato Sindaco che ha preso il maggior numero di voti personali, 479 solo come sindaco, senza abbinamento alle liste. Gli altri candidati sindaci meno. Sul piano politico questo è il dato più significativo. Le dinamiche del voto disgiunto attengono ad altre logiche. Quando in coalizione hai 260 candidati consiglieri è fatale la corsa alla preferenza soprattutto per i più inesperti che si insinuano in ogni coalizione. E statisticamente più candidati consiglieri hai più il fenomeno si accentua». Come riuscirà a tenere insieme ben 11 liste, allungando i posti di sottogoverno per non scontentare nessuno? Come dividere una torta piccola in 11 fette? Non teme eventuali conflittualità difficili da gestire soprattutto quando manca il collante ideologico o la fede politica, ma tutto si basa sui personaggi? «Siamo una coalizione sperimentata nella responsabilità degli eletti e dei referenti delle liste. Abbiamo condiviso e voluto questa coalizione e con la responsabilità collet-tiva manterremo l’impegno per i prossimi 5 anni come l’abbiamo fatto per i cinque anni precedenti. Per noi è più facile non avendo condizionamenti dagli apparati di partito nazionali e regionali». Non ha mai pensato a creare un erede, un “delfino”? Non crede di aver perduto l’occasione di far crescere Pietro Mastropasqua che ha lavorato con lei con buoni risultati come assessore, tra l’altro non toccato dalla vicenda “Appaltopoli”? Lei si è sempre pronunciato per l’alternanza in politica (anche qualche giorno fa al passaggio delle consegne al Rotary), perché non l’ha mai messo in pratica? Sbaglio o la scorsa consigliatura aveva detto e chiesto i voti perché sarebbe stata l’ultima candidatura a sindaco? Il potere logora chi non ce l’ha, aveva ragione Andreotti. «Ero e sono per avviare i giovani all’attività amministrativa. Molti giovani stanno avendo opportunità di emergere. E una delle caratteristiche di un aspirante sindaco è unire. Non stracciare relazioni e la fiducia ricevuta sino ad arrivare a tramare per sciogliere il consiglio comunale. Ci sono tanti altri giovani invece che hanno capito che oltre al saper amministrare c’è la capacità di creare coesione e fiducia e che la salvaguardia della città e delle istituzioni è prioritaria rispetto alle voglie personali che devono maturare nei tempi giusti e nel saper creare co- esione e fiducia reciproca». Non crede che a Molfetta il civismo possa diventare sinonimo di populismo? «No, il civismo non è populismo e non può diventarlo. La differenza tra i due con- cetti è sostanziale. Il civismo è caratterizza- to dalla sensibilità che ciascun cittadino ha nei confronti delle esigenze della comunità in cui vive. E’ la massima espressione del senso dei propri doveri di cittadino. Il populismo è altra storia ed è appannaggio dei movimenti politici che provano a manovra- re le masse esaltandone le capacità, dicendo quello che la gente vuole sentirsi dire, in modo demagogico». Veniamo all’amministrazione. Quando pensa di comunicare la squadra? Con quali criteri saranno distribuite le deleghe: appartenenza o competenza? «Dopo la proclamazione dei consiglieri comunali coniugheremo, come per ogni amministrazione, la rappresentatività elettorale con le capacità, l’esperienza e la competenza». La sua campagna elettorale è stata all’insegna della continuità. Non crede di dover fare qualcosa nel segno della discontinuità rispetto a qualche errore del passato? Come evitare una nuova “Appaltopoli” con i relativi presunti casi di corruzione? «La mia campagna elettorale è stata all’insegna della continuità per il processo di innovazioni per la città. Le responsabilità penali sono dei singoli e sono al vaglio del- la Magistratura. In discussione non sono le procedure amministrative ma i comporta- menti dei singoli. Volutamente e colpevol- mente si continua a generalizzare». L’opposizione ha definito Molfetta la città delle opere incompiute. In realtà tanti cantieri sono aperti da tempo. La stessa biblioteca comunale sta registran- do lavori di restauro biblici che superano i tre anni. «L’opposizione ne ha dette tante e ci ha definito in tanti modi, giusto per tornare alla questione del rispetto. Molfetta ha ancora cantieri aperti e altri ne aprirà. Tanti cantieri non ci sono più perché i lavori sono stati ultimati. Quando si lavora i cantieri ci sono. E ce ne sono tanti quanto più negli anni precedenti non si è fatto nulla. In ogni caso sulla biblioteca è disinformato. I lavori sono stati ultimati da un pezzo. E sarà aper- ta prossimamente». Due grossi problemi da affrontare: la si- curezza di fronte ad una criminalità sem- pre più agguerrita e la pulizia di una città che ha perduto il proprio decoro. «Esistono in psicologia le “profezie che si auto avverano”. Detto in parole semplici la “profezia” riguarda una convinzione, una credenza, su di sé o sugli altri, ritenuta vera o assai probabile. Nonostante si sia generalmente convinti che per fare realmente del male a una persona si debba colpirla in qualche modo, il dolore e il danno provocati dalle parole possono essere di gran lunga superiori a quello di una botta al corpo. E questa profezia ripetuta sta facendo molto male a Molfetta. Ho fatto incontro con Prefetto e Questore. A Molfetta esiste microcriminalità molto meno che in altre città dove esistono fenomeni molto più marcati di criminalità organizzata. Stiamo intervenendo sia sul piano della sicurezza, sia sul piano del contenimento sociale. Ben consapevoli che nessuna Città è immune da questi fenomeni. Per il deco- ro urbano certamente dobbiamo migliorare le strutture urbane. Ma il decoro è il frut- to tra attività strutturale e cultura civica dei singoli, da sviluppare nelle agenzie educative come scuole e famiglia. Ora questo percorso viene costantemente bombardato dall’opposizione con la profezia di Molfetta città mafiosa. E per chi in psicologia co- nosce questi meccanismi sa bene che quella parte che pronuncia queste parole è portata a procurare un danno alla Città per colpire la mia persona. Ma l’evidenza dei fatti riporta Molfetta ad una città con dinamiche fisiologiche di questi fenomeni. Invece si arriva perfino ad invocare, come qualcuno ha recentemente fatto, il potere repressivo generalizzato contro una città operosa e complessivamente sana». © Riproduzione riservata