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Tommaso Minervini sceglie Di Gioia Pubblichiamo un lungo documento con le riflessioni e motivazioni dell'ex sindaco dopo l'esclusione dal ballottaggio
07 giugno 2006

MOLFETTA - Ci scuseranno i nostri lettori, che pure sappiamo attenti e appassionati alle vicende molfettesi, se pubblichiamo uno dei documenti più lunghi, a meno che la memoria non ci inganni, della storia di Quindici on line. È quello fattoci pervenire pochi minuti fa da Tommaso Minervini, con la richiesta diffusione integrale, con il quale, con riferimenti insistiti a Gaetano Salvemini, il cui nome ricorre più e più volte, l'ex sindaco spiega perché l'11 ed il 12 giugno “dobbiamo votare tutti” per Lillino di Gioia, quel Di Gioia, che ci sembra di poter intravedere a malincuore, è, sostiene Minervini, “l'uomo che il complesso gioco della democrazia e del confronto elettorale ha voluto fosse, oggi, un passo davanti alla Grande fila democratica. Non è il punto di arrivo. Sia considerato il punto per ripartire col popolo democratico. Si vinca o si perda”. Fra un poco ci sarà la conferenza stampa dell'ex sindaco, durante la quale, presumibilmente, le riflessioni esposte nel documento, che di seguito riportiamo, saranno meglio spiegate e discusse e di cui vi riferiremo con la puntualità e la tempestività di sempre. "GRAZIE. E si ricomincia. Ai 10.468 molfettesi, che con convinzione e passione libera hanno voluto che Tommaso Minervini, dopo le tante cose fatte potesse continuare a rappresentare la migliore scelta operativa e democratica per Molfetta. Per pochi voti non si è realizzato quello che poteva essere una vera novità politica, democratica e civica per Molfetta. Ciò non toglie nulla al grande GRAZIE per la convinta passione con la quale 10.468 tra donne, uomini e soprattutto giovani in questi mesi hanno atteso con sincera passione e con grande speranza. Un uomo e 5 liste. A confronto dei due “eserciti” della politica nazionale. La capacità amministrativa ed operativa riscontrata nelle tante cose fatte ed il “gioioso coraggio” di mettere in giuoco la poltrona di sindaco, di assessorati e di consiglieri per indicare alla Molfetta libera, pulita e democratica che era il tempo del grande viale unitario della democrazia e della partecipazione, rispetto alla deriva dei comportamenti individuali e collettivi che portano alla concentrazione del potere, alla “pacchettizzazione” delle coscienze e dei “bisogni”, al discredito delle istituzioni. Il fatto che nonostante tutta la mobilitazione elettorale abbiano votato meno cittadini del 2001, è uno dei tanti sintomi premonitori del rapporto cittadini/politica. Riconsegno una Città cambiata, con tante cose fatte, con tante opportunità economiche, culturali, sociali. Riconsegno una città in cui la mia scelta di non accettare le migliaia di voti che mi avrebbero confermato sindaco al primo turno. Una scelta che segna una grande direzione di marcia di questa comunità: il potere non si esercita a qualunque costo o con qualunque compromesso. Il “gioioso coraggio” di rinunciare alla certezza della riconferma di un “potere” per insegnare ai giovani che la moralità, l'onestà, i processi democratici sono i veri segni del “potere”. I segni del potere economico e delle inversioni della scala valori della politica e dei valori civici hanno segnato questa campagna elettorale. Si “comprano” le debolezze, i bisogni sia materiali, sia i bisogni indotti dalle paure, si usa la militanza acritica, quella comandata a distanza, quella delle avversioni interpersonali. Senza avere davanti l'ampio orizzonte del futuro. I 10.468 molfettesi avevano ben presente l'orizzonte del futuro democratico e partecipativo delle generazioni dei molfettesi. Quelle passate: Gaetano Salvemini, concentriamoci sul problema coi valori della libertà e della solidarietà e giustizia sociale (metodo civico). Quella del presente: la ricomposizione delle migliori tradizioni democratiche e riformiste cattoliche, socialiste e laiche e della sinistra diffusa. Quella futura: traghettare la generazione dopo di noi ai processi di governo diffuso della città di Molfetta. Non solo nel municipio ma altresì nelle tante ed importanti dinamiche socio-economiche, culturali e civili di Molfetta, proprio nel periodo storico di maggiori opportunità in atto. E tutto questo l'abbiamo detto nel programma amministrativo. E tutto questo è stato a fondamento della nostra scelta di non volere la riconferma con matematica certezza, per non pagare prezzi di qualunque tipo e con qualunque compromesso. Abbiamo scelto autonomamente di porci al confronto democratico con libertà e concentrati sui problemi della città. Insomma il metodo salveminiano. Questo confronto di alto profilo democratico è stato perso per 300 voti. Il 27,98 e il 27,17%. Ma non può andare perduta la sua sostanza ed il suo valore politico e civile. Soprattutto non può disperdersi il patrimonio di adesioni ai valori di una scelta che voleva coniugare la capacità di amministrare coi valori delle persone e della qualità della vita civile e democratica della comunità molfettese. Vogliamo continuare a ricordare che non si comprano le coscienze dei nostri figli, la maturità civile con qualche euro, coi regalini, con le promesse, con le paure, ma neanche si governa con l'accettazione acritica di una posizione politica, col subordinare tutto alla logica dello schieramento o agli equilibri delle segreterie politiche. Se v'è una cosa utile alla città e dannosa allo schieramento politico di appartenenza si deve scegliere sempre la città. Questo è quello che voglio continuare coerentemente a rappresentare. Cosa che ho fatto dal '94 ad oggi in tutte le tappe della mia vita amministrativa. Proprio per questo poco leggibile sia dall'uno che dall'altro polo. Vogliamo continuare a rappresentare le speranze migliori e creative e positive dei giovani democratici di Molfetta. Giovani e soprattutto voi genitori: capite ora che la priorità è imboccare la strada maestra della democrazia in modo che le tante opportunità in atto nella città di Molfetta possano avere un ricaduta su tutta la città e non concentrarla in gruppi che selezionano le professionalità e i talenti solo in base al patto di fedeltà e di sudditanza democratica. Capite ora che l'amore per la città non può essere comprato. E' l'Amore per possedere. L'Amore è donare, è stare al servizio, è consentire lo sviluppo libero e consapevole e armonico. Sino a rischiare di perderne il contatto fisico, il possesso. Succede nel rapporto tra individui se si ama veramente. Deve succedere tra individuo responsabile e comunità se si ama veramente. Non per possedere. E' la politica che deve adattarsi ai bisogni della città e non viceversa. E anche in questo voglio continuare a rappresentare lo spirito libero di Molfetta che nella scala di priorità mette al primo posto il servizio ed il bene della comunità cittadina. La storia civile millenaria della grande Molfetta (SPQM) deve reagire, ora, di fronte alle evidenti smagliature forti nell'architettura democratica di questa comunità e nelle coscienze civili. Non può e non deve passare la convinzione, specie tra i giovani, che pur di arrivare ad un obiettivo, tutto è lecito e giusto e che lo spirito di appartenenza è soprattutto rispetto ad una città. Amare la città può voler dire due cose diverse: Amare per possedere o Amare per vederla libera. Amare per prendere o Amare per dare con sacrificio. Da politico, da uomo delle Istituzioni, ma anche da educatore ho voluto trasmettere questo messaggio e non posso lasciarlo cadere solo per 300 voti. Si è verificata sul piano elettorale una condivisione sostanziale che è stata tanto ampia da pareggiare, se non per i decimali, i conti col centro sinistra che governa la Puglia. Una parte considerevole di Molfetta, quindi vuole un processo di democratizzazione e di modernizzazione della comunità civile Molfettese Nè posso lasciare cadere questa scelta perché vi sono ancora personaggi che mi gettano in faccia i veleni della intolleranza. Né altri che si lasciano dominare da isterismi, da vendette o da facili salvataggi in base ai calcoli di probabile vittoria. Né dal potere unico nella città. Il massimo del danno. Ora è il momento di mantenere alto lo sguardo. Ora la priorità delle priorità come ho scritto nel mio programma amministrativo che qui riporto sono tutte confermate: ? Soprattutto è nella necessità del prossimo futuro riportare Molfetta all'interno di un processo storico-politico e quindi sociale e generazionale che sappia fare i conti con la propria storia democratica. Riconducendo a sintesi una nuova classe amministrativa / dirigente diffusa in Città, pregna dei valori dell'impegno civico, della volontarietà per gli altri, della tolleranza, della creatività come forma espressiva della originalità, come senso etico della libertà e della responsabilità e dell'Amore e della Armonia con gli altri. Potenziare il processo di partecipazione sociale e democratica dell'Universo femminile di questa Città e della generazione dopo di noi. ? Potenziare, in forma di libera espressione, il processo di ricomposizione delle energie positive che si concentrino sulla Città, che rilanci la partecipazione responsabile, (comitati di autogestione, comitati di quartiere, comitati di impulso sociale e culturale). Forme di allargamento del senso del servizio alla città, ridare fiato ed entusiasmo ai “PARTIGIANI” delle passioni libere, alla creatività giovanile, alla imprenditorialità dei saperi e delle conoscenze, alle energie delle donne di Molfetta. ? A traghettare una coesa stagione di democratici liberi, per una classe dirigente diffusa e plurale. Perché tutto questo diventi “Prassi operativa vivente”, a prescindere! Questo scrivevamo nel nostro programma! Ora i 300 voti di differenza possono lasciare l'amaro in bocca ma non possono far cambiare la direzione ai 10.468 voti espressi per una operatività e per una scelta di impegno civile e democratico. E' ora di serrare le fila, di accorciare le distanze tra i viandanti, di far alzare tutti quelli che si erano seduti sul ciglio della strada e domenica 28 non sono andati a votare. E' ora di riprendere la marcia tutti insieme verso una direzione democratica, l'unica direzione per la quale lo sviluppo materiale si può diffondere e diventare duraturo ed insieme promuovere lo sviluppo morale e di partecipazione e libertà dei saperi, allargando le opportunità per tutti. Ma che metta chiaramente al primo posto il metodo civico, quello salveminiano, i problemi di Molfetta. E il problema principale di Molfetta è oggi la qualità, il prestigio, la competenza della classe dirigente. Quella politica ed amministrativa. Tra i democratici non è ora del distinguo. Non è l'ora dei puntini sulle i. E' ora di alzare gli occhi dal proprio metro quadro su cui poggiano i propri piedi e guardare il grande orizzonte del futuro in cui gli uomini e le donne e soprattutto i giovani di Molfetta riprendano la dignità di protagonisti attivi. E non oggetti di sudditanza né economica né di integralismi. Avremo tempi, modi e luoghi per il confronto delle originalità di ciascuno. E' un confronto che dovrà senz'altro farsi. Un seminario serio di approfondimento di questi ultimi anni, per trarre gli elementi operativi e valoriali per formare le risorse umane della continuità del processo democratico e riformatore di questa città. Che sappia consolidare lo sviluppo e rendere partecipe i cittadini. E non per possederlo in pochi. Ora è il tempo della meta comune: “...E' il segnale di convergenza…” verso la unica direzione di prospettiva per le grandi opportunità di Molfetta, quella democratica. Non dei pochi. Non so se si vince o si perde ma questo è giusto fare. Questo è il grande progetto per il quale ho messo in gioco il mio ruolo di sindaco. Il mio Amare ha significato essere pronto a sacrificare se stesso. L'alternativa è Amare per possedere. Come riportato nella quarta di copertina di quel mio libretto distribuito mesi fa “Molfetta in cammino…Alcune emozioni lungo la strada” nella riportata lettera al figlio di Kipling si leggeva :” Se sai incontrarti con il successo e la sconfitta e trattare questi due impostori proprio allo stesso modo…..Se sai fare un' unica pila delle tue vittorie e rischiarla in un solo colpo e perdere e ricominciare dall'inizio senza mai lasciarti sfuggire una sola parola su quello che hai perso……quel che più conta, tu sari un Uomo figlio mio”. Abbiamo fatto le cose, ora dobbiamo sollecitare ad essere uomini e donne vere, cittadini attivi. Questo è il grande progetto per il quale valeva e vale la pena di rischiare il proprio potere. Dare un Senso al potere. Che non può essere solo quello di autoalimentarsi. Di continuare ad esser sindaci, parlamentari, assessori e consiglieri purchessia. A qualunque costo per la comunità. Ora non c'è da discutere. E' l'ora di scegliere. Mettere un segno ed un solo. Si discuterà nei prossimi mesi, nel processo che deve essere avviato, di come irrobustire i luoghi, i valori, le persone del processo democratico molfettese non ancora completo, all'indomani del “…segnale di conversione comunitaria…” del 1992. Nei pochi giorni che abbiamo a disposizione dobbiamo solo assumere autonome ed unilaterali responsabilità. Quando scrivevo nel prologo del mio programma “ Non c'è che un modo: chiedere più a se stessi che agli altri, far leva sul proprio senso di equilibrio, non cedere alle ciarle della moda o agli schemi comodi, alle facili scorciatoie o alle violenze apparentemente risolutive….” Era esattamente quello che era alla base della mia scelta a ottobre 2005 e ciò che alla base della nostra scelta dei democratici di oggi. La strada della democrazia è una strada infinita e difficile, ma non vi sono scorciatoie. Abbiamo già fatto scelte unilaterali sulla via della democrazia e della dignità civica, oggi tutti dobbiamo farle unilateralmente: perché è in gioco la prospettiva democratica di Molfetta e non il presente di ciascuno di noi. I sinceri democratici e uomini liberi sanno valutare le priorità. Domenica 11 e 12 giugno la priorità delle priorità è la scelta unitaria sulla strada democratica per Molfetta. Né gli uomini che hanno dedicato una vita e la propria passione per Molfetta possono mettersi sullo stesso piano dei protagonisti delle recriminazioni viscerali e personali. O sui banchi di mercato. Abbiamo sempre conquistato nel lavoro delle istituzione e nel confronto elettorale i nostri ruoli. Abbiamo la ferma convinzione che la storia la si scrive partecipando e rischiando. Mai sedersi sulla riva del fiume ed attendere… la nostra coscienza civica ci sollecita ad essere sentinelle del mattino. E scorgere le necessità del futuro. Il Futuro dei Molfettesi o sarà nell'investimento degli uomini e donne migliori o non sarà. L'alternativa è il futuro di pochi. E' necessario guardare in alto per scorgere il futuro di Molfetta. Non si combatte il male col male. Il rifiuto col rifiuto. E' il bene della comunità nella “non violenza” che deve guidare tutti noi ed insieme deve essere l'insegnamento alto e democratico che dobbiamo consegnare alla generazione dei democratici dopo di noi e ai nostri figli. Questo è l'insegnamento dei grandi uomini del cattolicesimo molfettese, che deve far sentire la sua voce alla borsa dei valori. Questa è l'etica dei grandi uomini della politica e dell'impegno civico e democratico di Molfetta. Dobbiamo stare tutti una spanna sopra le beghe viscerali e del momento. E delle differenze. Abbiamo il dovere e la responsabilità della sintesi. Solo così tutti potremo guardare l'orizzonte democratico di Molfetta. Che non è un punto d'arrivo, attenzione. E' un processo continuo. Allora domenica 11/12 giugno si vota per riportare le varie sorgenti al grande fiume democratico, l'unico che può alimentare il progresso materiale e civile di Molfetta. Si vota per far vincere non un uomo ma le tante sofferenze, speranze, passioni, potenzialità, le cose fatte e da fare che dovranno vedere uniti, nelle proprie originalità, migliaia di cervelli pensanti, migliaia di cuori pulsanti che devono alzarsi in piedi a scrivere oggi un' altro pezzo di vita, civica e democratica. E' lo stadio maturo della maggioranza dei molfettesi, che grazie alle scelte democratiche unilaterali oggi può contare il 51,00% dell'intera città. Mettiamo da parte i personalismi. Dopo aver svolto il ruolo democratico più alto in questa Città e dopo il responso popolare del 28 maggio, dobbiamo continuare a costruire, nella nostra originalità e peculiarità di comportamenti, di personalità e di programma amministrativo che dovrà trovare, questa sì, pari ragioni, una grande Molfetta, ma un ancor più grande processo di liberazione dal bisogno e dalla paura che valorizzi i meriti, soddisfi i bisogni senza sudditanza, riprenda quel grande processo democratico per cui Molfetta, la città di Gaetano Salvemini e di altri grandi maestri cattolici e laici ( Le coscienze sono quotate alla borsa dei valori, non del denaro) ha nelle vene il bisogno intimo che i loro insegnamenti diventino “…prassi operativa vivente….”. O Molfetta democratica dove ogni persona è un voto e tutti insieme siamo il 51% di cittadini attivi. O le indecisioni, gli sguardi bassi, non faranno camminare Molfetta. O Amare Molfetta per vederla crescere libera. O Amare Molfetta per possederla. E allora in piedi “ costruttori di democrazia” si torna a votare tutti, anche quelli che non l'hanno fatto il 28 maggio. Assumiamo liberamente una decisione di convergenza unitaria. Per ragioni superiori alle nostre singole ragioni. Quel 51% di ragioni del futuro democratico di Molfetta e dei nostri giovani. Sono convinto che questo deve continuare ad essere il messaggio politico e civico di quel 27% di Molfettesi. E' la scelta di tutti gli uomini e donne di responsabilità, tutti gli uomini e donne che amano Molfetta per vederla libera di crescere, che l'11/12 giugno debbono esprimersi per attestare sino in fondo un superiore, persino a se stessi e alla propria vanagloria, insegnamento di civiltà che dovrà alimentare le coscienze civili del presente e del futuro di Molfetta. Ciò che costituisce ed assicura progresso vero, duraturo e benessere diffuso. Certo da costruire, da migliorare. Ma il lavarsi le mani, il disimpegno è danno ancor maggiore e tentativo vano di salvarsi l'anima e facile ma triste sarebbe oggi l'attendere la sconfitta, con mille buone giustificazioni. Per riposizionarsi il giorno dopo. Con tutte le contraddizioni che ciascuno di noi può facilmente trovare e salvarci l'anima. Ma non possiamo sacrificare, ancora a lungo, il processo democratico cittadino. Per le clausole di salvaguardia del futuro personale. Gli uomini sono importanti, ma passano. Solo le istituzioni e i processi democratici sopravvivono e sono tramandati. Di Gioia è l'uomo che il complesso gioco della democrazia e del confronto elettorale ha voluto fosse, oggi, un passo davanti alla Grande fila democratica. Non è il punto di arrivo. Sia considerato il punto per ripartire col popolo democratico. Si vinca o si perda. Questa è stata per me una battaglia senza calcoli matematici. E' stata una battaglia perché era giusta. E sia sino in fondo. Lo dobbiamo votare, tutti. Non per le diversità o distinguo che permangono, ma, atteso l'esito del primo turno, che democraticamente dobbiamo accettare, pur nelle riflessioni che dovremo fare, per un punto superiore di convergenza: perché tutto il popolo democratico arrivi alla “meta Comune” e riprenda un vigoroso percorso in cui siano rese vive le prospettive migliori, nella fatica viva del confronto, della storia civile, democratica e riformista di Molfetta. Perché dobbiamo amarla Molfetta...ma per servirla, non per possederla. Mi dispiace per Azzollini. Non è tanto l'incompatibilità formale tra la carica di senatore e di sindaco il problema: salvo tra un anno o due ritornare a votare su decisione della giunta per le elezioni del senato. Importante è l'incompatibilità sostanziale e di opportunità. Un sindaco deve stare nella vita quotidiana della città, deve incontrare i volti, sentire le sofferenze e le speranze e le gioie. Deve decidere ogni istante, incoraggiare, spronare, ascoltare. Ma l'ostacolo maggiore per il centro destra, questione che fu alla base della crisi amministrativa di ottobre 2005 è una parte del suo “personale politico”, inadatto in una grande città e nel momento storico di maggior sviluppo, che lancia la sfida competitiva, dello sviluppo e della democrazia. Ecco il senso di una scelta, scomoda, ma giusta per il futuro della Città. Ecco perché, a questo punto della storia molfettese, molto meglio un criticabile e migliorabile contesto democratico e pluralista che un contesto politico-amministrativo di tipo chiuso. Nel momento di maggior sviluppo. No. Tutti noi vorremmo il meglio e pensiamo ognuno di noi di avere la ricetta per il meglio. La storia degli uomini e delle comunità, quella di Molfetta in particolare, ci ricorda che solo il confronto democratico, l'ausilio di tante intelligenze, confronti e risorse ci fa avvicinare al meglio. E nessuno, davanti alle generazioni future potrà salvarsi l'anima da questo processo in un senso o nell'altro dicendo: mi astengo. Perché quell'astensione comunque avrà determinato l'uno o l'altro senso. Ecco perché gli uomini e le donne responsabili debbono scegliere. Scegliere l'11 e 12 giugno quello che in questo momento storico può essere il contesto migliore, a prescindere dalle nostre ragioni o recriminazioni individuali. E' il futuro prossimo che conta e bisogna dire ora da che parte, anche rischiando il proprio ruolo, indirizzare le future energie, ciascuna originale, ma tutte concorrenti. E' la grande dura lezione della fatica democratica che non ammette astensioni. E che i sinceri democratici, nell'inevitabile scelta di un uomo solo a sindaco, debbono accettare. Per quanto riguarda la mia persona da salveminiano non posso che: arretrare e ricominciare. E sul piano politico continuare a coltivare l'obiettivo dell'unità sostanziale delle forze socialiste, laiche e cattoliche riformatrici di questa città, guardando soprattutto alla giovani generazioni. Nel riconsegnare alla politica locale una grande Molfetta in cammino continuerò ad essere a servizio della città, continuando ad indicare le priorità della città nelle cose da fare e nei processi democratici da avviare e consolidare. Auguri a tutti i Molfettesi, ai giovani ed ai bambini in particolare e di nuovo 10.468 grazie di cuore. Mi auguro che l'11/12 giugno sia aperta, comunque, nella nostra storia cittadina, la traccia indelebile di una strada piena di fermenti positivi nuovi. Molfetta, 7 giugno 2006 Tommaso Minervini"
Autore: Lella Salvemini
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