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Terre libere: l'accordo di Mirafiori che esclude la Fiom dannoso per i lavoratori
20 gennaio 2011

MOLFETTA - I commenti di molti esponenti del Partito Democratico e di molti giornali al patto sottoscritto tra sindacati metalmeccanici (esclusa FIOM CGIL) e FIAT a proposito della fabbrica di Mirafiori sono stati orientati ad apprezzare la "responsabilità" dei firmatari dell'accordo che dovrebbe salvare i posti di lavoro nella fabbrica di Torino. L'accordo e l'esito del referendum successivo su di esso sono ritenuti positivi sopra tutto per un periodo come questo segnato dalla globalizzazione e dalla "crisi".
In realtà in quell'accordo, a fronte di una serie di compiti gravosi previsti per i lavoratori, non c'è alcun impegno formale della FIAT a compiere investimenti.
Come si è arrivati a quest'accordo? Dopo aver deciso, complice l'indifferenza (almeno apparente) del governo, la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, il licenziamento di alcuni lavoratori FIOM in altre fabbriche, l'imposizione di un patto molto discutibile (anche perché mette sotto attacco diritti garantiti dalla Costituzione) a Pomigliano, l'a.d. della FIAT, Marchionne, ha posto ai sindacati questa condizione: se volete che FIAT investa un miliardo di euro per produrre nuove macchine a Torino dovete impegnarvi a non creare problemi all'azienda che vi fa lavorare. Le condizioni sono queste: "si abbattono le pause fruite all'interno del turno…non vengono pagati i primi due giorni di malattia qualora essa sopraggiunga in prossimità di una festività…vengono introdotti turni di lavoro per garantire la produzione 24 ore attraverso la possibilità di imporre numerose ore di straordinario (200 di cui 120 comandabili unilateralmente dall'azienda).
Conseguentemente viene imposta la pausa mensa a fine turno, che sommata alla drastica riduzione delle pause fisiologiche durante il turno, impongono turni continuativi di circa 10 ore articolati in fasce alternate di mattina, pomeriggio e sera…"(Alessandro Brunetti-avvocato del lavoro, in "Manifesto" del 05/01/2011).
Inoltre, al contrario di quanto garantito dalla Costituzione, i lavoratori rischiano di non poter più scioperare, pena sanzioni. Il sindacato che accetta queste condizioni è ammesso ad entrare in fabbrica, chi non lo fa resta fuori (parola del ministro Sacconi), e non può fruire né di permessi e trattenute sindacali, né di rappresentanti nel posto di lavoro. Non sono più elette le RSU, ma i sindacati firmatari nominano loro i propri rappresentanti in fabbrica.
Per compiere questa operazione, con cui si tira fuori dal contratto nazionale dei metalmeccanici, la FIAT si chiama fuori dalla Confindustria. Con l'accordo sottoposto a referendum i lavoratori hanno deciso di accettare le condizioni dell'azienda, perché l'amministratore delegato della FIAT ha più volte ribadito che se l'esito del referendum non l'avesse soddisfatto avrebbe trasferito in altri paesi la fabbrica. Il dottor Marchionne ha fatto sapere, a proposito dell'atteggiamento del governo italiano sulla vicenda, che "l'esecutivo ci ha dato sostegno e condiviso i nostri obiettivi".
Fatto confermato e ribadito dal presidente del consiglio e da altri ministri. Non avevamo dubbi: non ci poteva essere altro atteggiamento da parte del governo che licenzia decine di migliaia di insegnanti, toglie soldi dalla scuola e dall'università pubbliche per darli ai privati, distrugge il futuro di un'intera generazione di giovani, si serve di sindacati "complici" ( CISL, UIL e roba simile) per tutelare la "coesione sociale", ricorda l'esistenza delle e dei giovani solo quando servono alla fantasia del premier e alle incostituzionali "missioni di pace" (con morti e feriti) all'estero. Molto particolare la funzione di questi sindacati "complici": un esempio, in virtù dell'antica militanza dell'attuale ministro del "welfare" (cioè "benessere", si chiama così per celia) in CISL, tutte le scelte politiche antipopolari compiute dal governo di cui fa parte il ministro Sacconi (al welfare, appunto), hanno trovato in CISL (e UIL) ampio appoggio e solidale conforto. Non c'è da stupirsi quindi del "sostegno" governativo al piano della FIAT né dell'atteggiamento dei sindacati "complici" (così li chiama Sacconi) che hanno sottoscritto le condizioni (lo chiamano "accordo") dei padroni della fabbrica automobilistica di Torino.
C'è piuttosto da ribadire la funzione avversa al mondo del lavoro, operata da governo e FIAT i cui veri obiettivi sono: sbriciolare le resistenze alle "riforme" (chiamano così leggi e provvedimenti lesivi dei diritti dei lavoratori) opposte dal sindacato più rappresentativo e coerente e da quello che resta della sinistra politica e ridisegnare la Costituzione con l'attacco diretto all'articolo uno e non solo ad esso. Ebbene l'esito della vicenda FIAT ha dimostrato che se le forze politiche, e loro propaggini, che reggono il governo non hanno il consenso nel paese per modificare la Costituzione, attuano i loro piani con violenza, ad esempio col ricatto, nel corpo della società: da questo punto di vista la funzione del sindacato "complice" è fondamentale per dividere i lavoratori.
D'altro canto è altrettanto fondamentale l'importanza, all'interno della società, di forze culturalmente organizzate (sindacati, movimenti, associazioni: esemplare l'operato della FIOM nella circostanza) decise a ristrutturare con coerenza e dignità mene reazionarie ammantate di "modernità". Una modernità di antiquariato dell'Ottocento.
P.S. La vulgata favorevole all'a.d. della FIAT ha parlato, a proposito degli strumenti usati contro i lavoratori a Pomigliano e Mirafiori, di esigenze determinate dalla globalizzazione.
Però nella globalizzazione non c'è solo la Cina, paese ex comunista, attualmente a forte vocazione neoliberista a connotati fortemente antioperai, c'è anche la Germania, paese capitalistico all'avanguardia, in cui i salari dei lavoratori dell'auto sono il doppio di quelli italiani e i rappresentanti dei lavoratori sono presenti nei consigli di amministrazione delle fabbriche.
Eppure il mercato delle auto tedesche è di gran lunga superiore a quello della FIAT del dottor Marchionne, amministratore delegato il cui stipendio mensile è pari al salario mensile di diverse centinaia di operai. Sicuramente, c'è da convenire, questo a.d. è uno che si fa pagare bene per il lavoro che fa: per lui non conta la globalizzazione.
 

Autore: Terre Libere, rivista di approfondimento politico e culturale
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……………si determina così una situazione innaturale e intollerabile, che rende la società senza cuore, mina la libertà e la priva in parte del suo significato. La contropartita dell' “atomizzazione” della società e dell'emancipazione borghese è la solitudine dell'individuo in un mondo alienato. Il nostro secolo ha immensamente rafforzato queste tendenze, già osservate da Marx nel Manifesto comunista. La moderna civiltà industriale distrugge sistematicamente (ed ha già parzialmente distrutto) ogni diversità degli uomini, insieme con gli aspetti “parrocchiali” della società. Trionfa l'omogeneità (anche se è lungi dall'essere totale): il concetto di umanità ha cominciato a perdere il suo precedente carattere di astrazione. Mai prima di ora il destino dell'individuo è stato legato strettamente a quello degli altri uomini. La minaccia nucleare getta una luce sinistra su questa situazione. Il capitalismo, tuttavia, distorce questa universalizzazione, sempre crescente, delle relazioni sociali. In linea di principio sembrerebbe che il processo di universalizzazione possa mettere in grado la personalità di riconoscersi e di divenire una genuina entità universale. In realtà, come sappiamo benissimo, la globalizzazione delle forze sociali non fa che rendere ancora più complessa l'alienazione. In stridente contrasto con lo sfondo di un progresso tecnico e di un aumento del reddito nazionale estremamente rapidi nei paesi ad alto sviluppo, troviamo, in questi stessi paesi, annosi problemi sociali e diseguaglianza di possibilità per gli individui e per le classi, e una sperequazione ancora più grande nella situazione di paesi con diverso grado di sviluppo economico. Pertanto, la drammatica alternativa tra il progresso e il regresso dell'uomo non è affatto in via di soluzione, ma diventa, al contrario, più acuta, e va assumendo forme che non sempre vengono percepite o comprese.

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