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Temporale, Molfetta in panne: strade allagate, inagibile il sottopasso della stazione e la gente attraversa i binari senza controllo
04 agosto 2009

MOLFETTA - Un violento nubifragio si è abbattuto questo pomeriggio sulla città di Molfetta creando non pochi problemi. Molti gli allagamenti di scantinati e le chiamate ai vigili del fuoco, in particolare nelle zone di nuova espansione, non ancora dotate dell'impianto per lo smaltimento della acque meteoriche, la cosiddetta fogna bianca. Immancabile l'allagamento del sottopasso stradale di via Terlizzi e l'uscita della ss16bis di via Bisceglie. A ponente della città si registra il solito allagamento del sottopasso ferroviario di via Ruvo. Quest'ultimo, sin dalla sua costruzione in casi di violenti temporali come quello di oggi, ha sempre subìto allagamenti, ma mai l'acqua ha raggiunto prima d'ora i livelli raggiunti questo pomeriggio (foto). Diversi gli automobilisti che dopo aver attraversato il sottopasso colmo d'acqua, sono rimasti bloccati riuscendo a liberarsi solo con difficoltose e azzardate manovre. Non si sono registrate per fortuna conseguenze più gravi, anche se il problema del sottopasso di via Ruvo andrebbe risolto, e in fretta. Disagi anche nel centro antico,dove via Sant'Orsola è diventata un torrente, a conferma dei lavori fatti male della sostituzione della basole, che non hanno retto alla prima pioggia. E che dire della zona industriale completamente bloccata, con le lame pericolosamente allagate, alla faccia dell'ufficio tecnico comunale che sostiene la non pericolosità, al punto da voler insediare la nuova zona Pip sulle stesse lame. Cosa sarebbe successo se la pioggia fosse durata qualche ora? Un disastro, come sostiene da tempo l'autorità di bacino e come afferma “Quindici” che da tempo ha lanciato l'allarme lame. Molti i disagi alla circolazione, bloccata per circa un'ora, sia in direzione Ruvo, che in direzione Bisceglie per chi proveniva dalla zona 167. La situazione si è sbloccata grazie anche all'intervento dei vigili urbani, arrivati comunque in ritardo, che hanno smistato il traffico, utilizzando solo uno dei sottopassi con doppio senso di circolazione. Ma la situazione più paradossale si è verificata nel sottopasso della stazione ferroviaria, completamente allagato e impraticabile (come dimostrano le foto). Questa situazione ha impedito agli abitanti della zona di tornare a casa, ammenocchè non scegliessero di attraversare i binari: ed è stato un via vai di giovani, donne con pesanti borse della spesa (qualcuna è caduta), anziani disperati. E mentre la gente attraversava i binari, non c'era un solo ferroviere a regolare questo flusso, a indicare l'arrivo dei treni. Tutti se ne sono lavati le mani e se qualcuno fosse caduto battendo la testa? Di chi era la responsabilità? Una vera vergogna, come ha detto una signora romana di passaggio per Molfetta: questa è una città civile? Molte persone avevano paura ad attraversare i binari e sono state aiutate da alcuni giovani a passare prima che arrivasse qualche treno. Cosa rispondono le Ferrovie? E i vigili urbani? Nessuno ha pensato di inviare un vigile a regolare il traffico della gente sui binari? Insomma una Molfetta in panne, quella vista questo pomeriggio, anche per un semplice temporale di mezza estate.
Autore: Giovanni Angione
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Gli eventi documentati, conseguenza di un acquazzone durato all'incirca mezza ora, non dovrebbero stravolgerci più di tanto, nel senso che ogni Città (con la lettera maiuscola), in tali frangenti, soffre dell'eccezionalità dell'evento e lamenta disservizi più o meno gravi, sui quali i Cittadini fanno i loro commenti, qualche volta le Istituzioni fanno "mea culpa", salvo constatare, al successivo evento, il verificarsi delle stesse piacevolezze della volta precedente. Detto questo, passiamo allo specifico che, come già scritto è un po' fuori della norma ma che ha creato i problemi di cui abbiamo letto. Questo non avrebbe stravolto più di tanto i residenti di una Città, data l'eccezionalità del fenomeno! Nella nostra città (minuscolo), gestita ed abitata da chi sappiamo, (lo leggiamo in alcuni commenti - verificati), questo si aggiunge alle condizioni di degrado quotidiano: è questo che secondo me fa arrabbiare di più noi Cittadini. Senza voler essere una "Cassandra" a tutti i costi, per quel che attiene la diatriba sulle "lame", sarebbe auspicabile che chi sostiene che NON ESISTE RISCHIO, riveda al meglio le proprie asserzioni! Non mi pare che quelli che denunciano, ora per allora l'evento, diciamo così "big one" (per mutuare un'espressione degli abitanti di Los Angeles, sul prossimo sisma catastrofico che si verificherà), siano degli sprovveduti, per cui, dar loro ascolto, pur con i dovuti distinguo, sarebbe cosa buona e giusta, non trovate? Queste mie considerazioni, ovviamente verranno stigmatizzate da coloro i quali vedono in queste preoccupazioni solo la volontà di "disturbare il manovratore"!!!).
Cronaca e cronache di "tragedie" annunciate. Disboscamenti, diforestazioni, erosione del suolo dovuto a sfruttamenti esagerati, senza regole e programmi. Già dal 1970 ecologisti, geologi, scienziati e tecnici settoriali, gridavano allo scempio in atto:inascoltati. In qualsiasi giorno dell'anno è probabile che almeno una regione del mondo sia colpita da qualche "eccesso" climatico. Nel 1982-83, per esempio si registrarono fenomeni insoliti ed estremi. A risentirne di più furono i paesi meno sviluppati del Sud, dove l'agricoltura subì gravi danni. L'oxfam, un ente di assistenza, ha valutato che in casi come questi gli effetti economici si protraggono per almeno 5 anni. Forse la causa degli sconvolgimenti fu El Nino (Nigno) una corrente calda del Pacifico centrale, cui si associa uno schema di basse pressioni. I telespettatori europei e nordamericani possono vedere sullo schermo le immagini dai satelliti, che mostrano l'evolversi della situazione atmosferica. Negli USA, dove ogni tanto si verificano estremi climatici, queste immagini spesso contribuiscono a scongiurare disastri, perchè consentono di intuire la traiettoria di bufere e uragani. La climatologia, però, è rimasta indietro rispetto ai bollettini meteorologici giornalieri. Data la natura instabile dell'atmosfera, usando modelli computerizzati possiamo al massimo prevedere come sarà il tempo nel giro di 5 giorni. Modelli diversi analizzano le lenti variazioni di temperatura dell'oceano che, avendo questo l'accentuata proprietà di trattenere il calore, sono una delle chiavi per capire i cambiamenti climatici. Il Programma mondiale per il clima si propone ora di controllare meglio le anomalie nelle piccole temperature e nella pressione, che possono di colpo sommarsi e avere effetti su interi continenti, come dimostra il caso di El Nino (El Nigno). A cominciare artificialmente a modificare il tempo si cominciò negli anni Quaranta, quando si pensava che disseminare le nubi con ghiaccio secco e ioduro di argento provocasse la pioggia. Questa tecnica è usata anche contro la nebbia fredda, la grandine e gli uragani. La sua efficacia è ancora dubbia. Nelle zone aride si pianta vegetazione per estrarre acqua dalle falde e aumentare l'umidità. Gli effetti della modificazione artificiale del clima sono tuttora minimi, se confrontati con gli effetti che hanno sul clima il disboscamento, l'accumulo di anidride carbonica e l'inquinamento dell'aria. Il clima è una risorsa fragile, vulnerabile a tutte le interferenze dell'uomo. Certo, determinate regole all'interno di Gaia aiutano la Terra a salvaguardare la propria esistenza: così l'aumentato livello di anidride carbonica nell'atmosfera stimola la crescita delle piante tramite un più intenso processo di fotosintesi, sicchè il diossido di carbonio incrementerà gli effetti fertilizzanti. Ma la capacità di Gaia di compensare gli squilibri è troppo limitata, almeno per quanto riguarda l'immediato futuro. Il nostro clima influisce su molte risorse, soprattutto le colture, l'energia e l'acqua. Poichè le nostre riserve di cibo sono sempre più limitate e vulnerabili, dobbiamo tenere sempre più conto del clima e imparare a sfruttarlo a nostro vantaggio. E' necessario, anzitutto aumentare le capacità di previsione. Il fenomeno di El Nino, per esempio, una corrente calda del Pacifico centro-orientale che fluisce verso sud, sembra assumere una violenza insolita circa una volta ogni dieci anni. Se solo riuscissimo a prevedere in quale momento tale corrente diventa più calda, ci sarebbe possibili prendere provvedimenti per neutralizzare le gravi perturbazioni climatiche che provoca. Occorre anche comprendere meglio l'effetto degli interventi su larga scala che modificano la vegetazione, come il disboscamento delle foreste tropicali. Allo stato attuale i governi agiscono partendo da conoscenze troppo sommarie. In Amazzonia, per esempio, pare che la progressiva eliminazione delle foreste possa influire sul regime delle precipitazioni parecchie centinaia di chilometri più a sud, nel Brasile meridionale, dove si trovano le principali terre agrarie del Paese. In un contesto ancora vasto, il disboscamento tropicale potrebbe, attraverso un aumento dell'albedo, ossia della "luminosità" della superfice terrestre, influire addirittura sulle precipitazioni delle zone temperate, compresa la fascia coltivata a cereali degli Stati Uniti. Le foreste sono fucine di importantissimi processi biosferici, soprattutto la fotosintesi, l'evoluzione biologica, la formazione dell'humus fertile e il trasferimento di energia. Svolgono un ruolo cruciale nel riciclaggio del carbonio, dell'azoto e dell'ossigeno di tutto il pianeta. Hanno influenza determinante su temperatura, piogge e sulle condizioni climatiche. Dal punto di vista umano, le foreste sono preziose perchè ci riforniscono di prodotti e mantengono l'equilibrio del nostro ambiente. Traiamo molti benefici dalla sola esistenza delle foreste tropicali. Esse infatti sono come spugne, perchè assorbono la pioggia prima di riscaricarla a poco a poco e regolarmente nei fiumi. Proteggono il prezioso strato superiore del suolo. E soprattutto regolano l'equilibrio climatico sia locale che mondiale. da: UN PIANETA DA SALVARE - GAIA BOOK 1970. Queste cronache ed altre ancora in avvenire, sono i frutti della disastrosa manipolazione dell'uomo al suo habitat naturale. I motivi sono da tutti conosciuti.



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