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Tasse, niente rincari e lotta all’evasione ANTEPRIMA – Intervista all’assessore Sallustio sul bilancio preventivo 2000
15 febbraio 2000

di Giulio Calvani Tra le immancabili difficoltà di carattere politico all’interno della maggioranza che sostiene l’Amministrazione, il Consiglio Comunale si appresta ad esaminare il Bilancio preventivo dell’anno 2000, il fondamentale documento di politica economica, dal quale si possono trarre sempre interessanti spunti per comprendere che direzione si intende far intraprendere a questa città. Per farci illustrare in anteprima i punti salienti che qualificano questo complesso atto amministrativo, abbiamo incontrato l’assessore al Bilancio, prof. Nino Sallustio, il quale ha inteso in primo luogo sottolineare un dato importante, e cioè che non aumenterà la pressione tributaria a carico dei cittadini, in sostanza non verranno ritoccate le aliquote Ici e le altre imposte comunali. “Avremo – ci dice l’assessore – un leggero aumento del gettito ma non dovuto all’inasprimento della pressione tributaria, bensì soltanto dovuto ad un recupero di evasione o elusione fiscale”. Lotta all’evasione, quindi, ma con quali strumenti? “Quelli ordinari dell’ufficio tributi. Ci sono diverse situazioni in cui certe categorie non hanno dichiarato il giusto. Abbiamo già individuato alcune “sacche” di evasione, e ci muoveremo per recuperarle. Non bisogna in alcun modo generalizzare, o colpire indistintamente, ma le verifiche saranno rigorose. L’anno scorso abbiamo recuperato circa un miliardo e mezzo e quest’anno contiamo di fare altrettanto”. Sono previste detrazioni a vantaggio dei cittadini? “Si, in primo luogo abbiamo eliminato la doppia imposizione per i passi carrabili. Allo stesso modo, se il Consiglio delibererà in tal senso, potremmo, attraverso una transazione, eliminare una tassazione attualmente a carico degli operatori del mercato ortofrutticolo per l’occupazione di aree pubbliche. Ancora porteremo l’Ici da 5 per mille al due per mille, a chi affitta le case con il canale concordato degli affitti, cioè per chi applica i contratti agevolati. Queste sono alcune delle agevolazioni più evidenti previste”. Ma senza aumentare la pressione tributaria, e quindi le entrate finanziarie, come potrà il Comune continuare ad investire? “Ecco, sarà necessario intervenire su alcuni strumenti che ci consentano di non bloccare gli investimenti. Un problema da sottolineare è quello che il cosiddetto «patto di stabilità» non consente alle amministrazioni pubbliche di indebitarsi, quindi se queste decidono di non aumentare i tributi possono solo sperare di intercettare finanziamenti europei quando ve ne siano le condizioni, altrimenti sono necessariamente bloccate. Noi abbiamo inteso superare quest’impasse ricorrendo a tutto quanto fosse possibile. Una delle soluzioni per reperire fondi necessari per continuare ad investire è questa: i proprietari che possiedono solo il diritto di superficie sui suoli delle vecchie 167, cioè di tutte le vecchie zone di edilizia residenziale pubblica, non già il diritto di proprietà, potranno acquisire quest’ultimo, pagando solo una piccola differenza. Si andrebbe così ad alienare un diritto, non un immobile. Se queste alienazioni, che saranno facoltative, non obbligatorie, si estenderanno su tutto il territorio comunale, essendo molte le situazioni di questo genere (cioè Comune titolare del diritto di proprietà, privati titolari di quello di superficie), consentiranno un introito da noi valutato nell’ordine di parecchi miliardi”. Quale sarebbe l’interesse concreto di un privato a rilevare il diritto di proprietà, pur possedendo quello di superficie? “In primo luogo il diritto di superficie ha efficacia limitata nel tempo, in novant’anni si estingue. Chi ha quindi intenzione di lasciare quella casa ai propri figli, e volesse divenire proprietario a tutti gli effetti, non più superficiario non proprietario, può aderire a quello che sarà un invito, non un obbligo, versando differenze tollerabili. Sarà un’operazione lunga e complessa, ma da qui contiamo di recuperare le risorse da reinvestire sulla qualità e sull’arredo urbano, da riversare direttamente in servizi primari per i cittadini: strade, illuminazione pubblica, verde”. Per quanto concerne investimenti di altra natura, come intendete reperire i fondi? “V’è poi una serie di progetti che hanno bisogno di recuperare solo finanziamenti esterni. Quindi andremo a chiedere fondi al Cipe, essendoci un bando che parte a marzo, e considerando che nel ’99 abbiamo ottenuto 13 miliardi, abbiamo ragione di credere di poterne recuperare altri. Ma soprattutto ci sono i fondi strutturali della Comunità Europea, Agenda 2000, che partono finalmente quest’anno”. E questi finanziamenti “esterni”, per che cosa saranno utilizzati? “Riponiamo particolare attenzione soprattutto sulle infrastrutture al fine dello sviluppo produttivo, quindi completamento della zona artigianale attuale, connessione di aree, banchinamento del porto, tutto quanto completa la zona Asi. In secondo luogo, come costante di questa esperienza amministrativa, recupero del patrimonio storico-architettonico. Infine, adeguamento alle norme statiche, igieniche e di sicurezza di tutti gli immobili comunali; un’operazione questa che non viene compiuta da così tanto tempo che oggi necessitano di interventi radicali. Vi è poi un progetto, inserito nel piano triennale delle opere pubbliche, per rispondere, anche con l’aiuto dei privati, all’esigenza fortemente sentita in città di parcheggi per le auto. Queste sono le ultime grandi opere di cui ha bisogno la città per uscire da una situazione di “gap” infrastrutturale nella quale versava”. Per quanto concerne la proposta di coinvolgimento dei privati nella gestione dei servizi? A che cosa è dovuta e come si potrebbe concretamente attuare? “Diciamo preliminarmente che la riforma dei servizi pubblici locali è quasi diventata una legge, il Senato la sta discutendo, dopo passerà alla Camera per l’approvazione definitiva. Questi servizi per essere più efficienti e più economici non possono continuare ad essere gestiti direttamente dalle amministrazioni comunali. Ve ne sono di alcuni che in modo particolare si prestano a gestioni quantomeno associate, non del tutto private, quali il mercato ittico o quello ortofrutticolo. Questi mercati per la sola gestione (non per la costruzione) possono prevedere forme di società miste, che consentano agli stessi operatori di eliminare tutti quei vincoli derivanti direttamente dall’essere sottoposti a gestione pubblica, per fare solo un esempio si prendano in considerazione gli orari di apertura. Senza contare che per accedere a determinati fondi o agevolazioni finanziarie, tipo le leggi 41 o 488, non si può che essere una società consortile o una società privata, il Comune di per sé non può accedere. Continuare a far rimanere quei mercati in mano totalmente pubblica è un errore strategico, perchè non consente di valorizzarne tutte le potenzialità, oltre che un danno economico. Noi proporremo al Consiglio Comunale di costituire una commissione ristretta, tecnico-politica, con l’indispensabile coinvolgimento degli operatori del settore, al fine di ipotizzare nuove forme di gestione. L’altra azienda che deve cambiare modello di gestione è l’Asm, i cui costi sono passati da 8 miliardi nel ’94 a 12 miliardi e seicento milioni, per quest’anno, lievitano cioè di quasi un miliardo all’anno, in modo ormai insostenibile. Per porre un freno anche lì vanno introdotti criteri di azienda, sotto forma di S.p.a., magari anche con una partecipazione (di maggioranza o no, lo stabilirà il Consiglio) pubblica. Solo inserendo criteri più prettamente imprenditoriali, per esempio nel settore dei trasporti pubblici o della raccolta dei rifiuti, si può invertire la tendenza negativa e arrivare ad ipotizzare utili, migliorando, tra l’altro, il servizio offerto alla comunità”. Il pubblico quale ruolo si andrebbe a ritagliare? “Il Comune non può che rimanere regolatore, e questa funzione non può essere mai privatizzata. Noi facciamo le regole e predisponiamo i controlli, ma la gestione la faccia chi la sa fare sicuramente meglio. Solo così arrestiamo l’emorragia di costi. E’ arrivato il momento di imboccare con decisione questa strada”. Su quali capitoli di spesa si è intervenuto “tagliando”, e quali invece saranno maggiormente finanziati? “Abbiamo drasticamente tagliato i costi di gestione: quindi le spese telefoniche, energetiche, di approvvigionamento idrico sono state ridotte in maniera notevole, introducendo anche qui delle novità, razionalizzando tutte le spese, o gli eventuali eccessi”.
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