Successo di Buonasera Scespìr, commedia di Gianni Palumbo
Anche quest'anno la gremita platea del teatro don Bosco ha potuto dilettarsi con la nuova commedia di Gianni Antonio Palumbo dal titolo “Buonasera Scespìr”. A presentarla il collettivo “Il Gioco del Teatro” in collaborazione con l'associazione musicale “Luigi Capotorti” e i suoi sedici anni di orgogliosa diffusione di cultura musicale: un collettivo, sì, di dilettanti, ma nel senso del diletto, della passione e dell'impegno ai quali ci hanno abituato nelle rappresentazioni passate. La commedia targata 2007 racconta di una scalcinata compagnia teatrale che intende portare in scena il Macbeth di Shakespeare in una Molfetta Vecchia dei giorni nostri. Nelle leggende si narra che l'opera shakespeariana porti sfortuna e immancabilmente anche a Molfetta la cattiva sorte si fa sentire: un omicidio, incidenti grotteschi e piccoli – grandi drammi della vita quotidiana. E' da questo spunto che la narrazione prende vita. Si parte col tragicomico dramma dei provini che si trasformano in una rincorsa al ruolo più prestigioso: una mamma pretenziosa che trascina zii e cugina altrettanto invadenti, fi danzata e amici che si lasciano prendere dalla febbre del palcoscenico. Si continua, poi, con una girandola di eventi ed equivoci nei quali il povero protagonista, il regista Carlo, si ritrova invischiato. Sono personaggi caratteristici dei nostri tempi a calcare il palco: un campionario di volti molfettesi che si lasciano riconoscere e ci rimandano al vicino di casa colorito, al parente adorabilmente chiassoso o all'amico di sempre. Un pezzo di Molfetta si trasferisce in teatro e l'effetto è amplifi cato dall'astuto espediente delle fotografi e che campeggiano, grandissime, sullo sfondo. Si crea, così, una immediata corrispondenza fra immagini e parlato, quasi ci si ritrova catapultati nei vicoli che tanto bene conosciamo, teatro da sempre delle più caratteristiche storie molfettesi. Come già nei precedenti lavori era parso evidente, anche questa volta è la coralità la forza delle opere di Palumbo: una continua interazione fra protagonisti e gruppo, scandita da tempi comici genuini, l'immancabile dialetto che scalda orecchie e cuore e la verve di personaggi irresistibilmente naif.