Successo della mostra “Dal Congresso di Bari dei CLN al primo Convegno meridionalista”
Ha appena chiuso i battenti la mostra, tenutasi presso l'Archivio di Stato di Bari, dal titolo: “Dal Congresso di Bari dei CLN al primo Convegno meridionalista. La questione meridionale nel secondo dopoguerra”. L'iniziativa ha registrato un clamoroso successo, tanto da indurre - in corso d'opera - gli enti organizzatori (l'Archivio di Stato, l'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, l'Ordine dei giornalisti di Puglia) a posticipare la chiusura della mostra, inizialmente prevista per il 15 aprile.
Il reperimento, la raccolta e l'allestimento dei documenti, a cura della dott.ssa Mariolina Pansini (Asba) e del prof. Vito Leuzzi (Ipsaicba), in collaborazione con la dott.ssa Maria Rosaria Sicoli e il prof. Giulio Esposito, sono stati orientati soprattutto alla ricostruzione degli eventi e del più generale contesto nel quale si collocò il congresso dei Comitati di liberazione nazionale (28-29 gennaio 1944), che, all'indomani dell'armistizio, fece di Bari il luogo dove si sedimentarono e presero ad organizzarsi le tensioni intellettuali e i diffusi auspici per la costituzione di uno stato democratico (“la prima importante testimonianza di ricostruzione del processo democratico” in Italia, secondo la voce emessa in quegli anni da Radio Londra).
Il congresso del Cln, del resto, secondo lo storico Luigi Masella, osteggiato anche dal governo Badoglio, svoltosi di fatto in un regime di occupazione, ebbe luogo per merito esclusivo delle forze politiche dell'antifascismo, in grado comunque di affermare la loro volontà di rivendicare un proprio spazio di autonomia decisionale.
Tre le sezioni nelle quali è stato articolato il percorso espositivo: la prima, dedicata al Congresso di Bari del Cln, alle valutazioni e ai commenti che su quell'avvenimento si fecero a livello locale e nazionale; la seconda [“Vita grama nel Regno del Sud”], sulla situazione socio-economica nella quale versava la popolazione pugliese tra il 1943 e il 1945: pannelli e bacheche hanno illustrato con dovizia di particolari gli eventi che accompagnarono le agitazioni popolari, l'emergenza alimentare, le rivendicazioni salariali, l'imporsi del mercato nero, e, ancora, gli spazi di accoglienza destinati ai rifugiati, la crisi degli alloggi e le requisizioni che interessarono edifici pubblici, opifici e abitazioni civili.
Chiudeva la mostra una sezione nella quale si è dato conto di documenti (specie di natura giornalistica: ad esempio, le riviste “Quarto stato”, “La Rivoluzione liberale”, “Il nuovo Risorgimento”) con i quali si diede avvio, in maniera sempre più sistematica, al dibattito “meridionalista”, dibattito già vivace negli anni '20 e certamente assai più maturo all'epoca del primo convegno di studi meridionalistica tenutosi, di nuovo nel 1944 (il 3-4-5 dicembre), a Bari: di quell'evento recano memoria, tra l'altro, riflessioni ed inedite missive (alcune delle quali offerte al pubblico che ha visitato la mostra), a firma di illustri intellettuali dell'epoca.
Utile precisare che la mostra, ben lungi dall'essere semplicemente un'ennesima occasione di 'commemorazione' rituale e al fondo neanche troppo sentita, lascia emergere, oltre ad una speciale acribia nella raccolta e nell'organizzazione dei dati (fatto, questo, per niente scontato in iniziative di tal fatta), anche la volontà di dare evidenza e concretezza storiche ai fatti baresi che seguirono alla Liberazione.
Il visitatore è mosso non al generico ricordo di una fase storica: piuttosto, il materiale esposto, riportando alla vita attimi e volti del passato, sollecita a 'riconoscere' e a 'riappropriarsi' di fatti, luoghi e persone ancora in grado di 'formare' le coscienze di tutti.
Del resto, se è vero - com'è vero - che “la Resistenza, il no alla dittatura con tutte le persone che si sono sacrificate per questo, è la radice primaria sulla quale è stata costruita la Repubblica e scritta la Carta Costituzionale” (così il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, intervenuto l'11 febbraio scorso in occasione dell'inaugurazione della mostra), allora la memoria si rivela in questo caso, oltre che meritevole di essere coltivata, anche indispensabile per ribadire, specie in forza delle origini e dei moventi primi che indussero la nascita della nostra Costituzione, gli orientamenti che, conformemente ai principi del 1944, vorremo assumere nel nostro futuro prossimo e remoto.
Tiziana Ragno
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