MOLFETTA - "Vogliamo il voto pulito. Vogliamo una nuova Molfetta che immagina di ripartire dalle radici. Abbiamo bisogno di innovazione, eleganza e bellezza. Voglio stare con tutta la città. Abbiamo il nostro codice etico e non siamo secondi a nessuno sul primato morale della politica. Dobbiamo unire le forze per riprenderci palazzo città. Sarà un processo partecipato. Sarò un portavoce umile. Restatemi accanto".
Questa la chiusa del discorso che il candidato sindaco del centrosinistra per le prossime elezioni comunali, Paola Natalicchio, ha tenuto durante la presentazione "Una signora Molfetta" tenutasi all'ospedaletto dei Crociati.
Quelli di sopra alcuni dei passi salienti della sua conversazione tenutasi davanti ad una platea che non si vedeva da tempo, forse dal lontano '94.
L'ospedaletto dei crociati era gremito di gente. Un successo incredibile e imprevisto con un numero indefinito di persone (molte non sono riuscite ad entrare) di qualsiasi età tutte raccolte intorno a questa donna, a questa idea, a questo progetto. Un'atmosfera che, al pari della stessa platea presente, non si percepiva così intensa e così sentita da tempo.
L'entusiasmo ma ancor più lo spirito di una coalizione, di un'alleanza, di un gruppo, di un grande partito e, soprattutto, di una comunità.
“Sono pazza di gioia nel vedere questa sala che scoppia di energia positiva – ha proseguito Natalicchio –. Questa è la dimostrazione che ce la possiamo fare, che l’alternativa in questa città è possibile. La nostra non è una battaglia minoritaria, siamo stanchi delle battaglie di testimonianza, abbiamo la responsabilità di tornare a governare la città. Vogliamo e dobbiamo parlare con tutta la città, anche con quei movimenti e quei partiti che oggi non sono qui”.
“La nostra – ha chiarito la candidata sindaco di Pd, SeL e movimento delle donne Vorrei – non è una coalizione chiusa o definita. Avrei voluto che qui, stasera, ci fosse l’avv. Maralfa che sta conducendo una importante battaglia sui temi della legalità e dell’etica pubblica e che anche se dovesse mantenere ferma la sua candidatura a sindaco fino alla fine, non potrei mai considerare davvero un avversario. E avrei voluto che qui ci fossero, questa sera, anche gli amici di Rifondazione che in questi anni hanno condotto con serietà e impegno importantissime battaglie di opposizione, nelle istituzioni e fuori. E nonostante l’amarezza di queste ore per alcune affermazioni che non riesco a capire, continuo a credere che possa ancora essere possibile trovare un punto di convergenza con loro. Mi guardo attorno, vedo questo entusiasmo, vedo il progetto al quale stiamo lavorando e mi chiedo perché non ci siano, che cosa li tenga lontani”.
Tra le altre cose Paola Natalicchio, ha sottolineato che il voto pulito è anche quello “dei genitori che con malinconia hanno visto partire e non tornare le persone che hanno aspettato che passasse questo tempo in cui una famiglia si è presa la proprietà di una città. Ecco perché voglio stare con tutta la città, questo non è un progetto di sinistra radicale, né di sinistra radical chic”.
Dopo aver condannato il voto di scambio che c’è stato anche alle ultime elezioni politiche, la candidata del centrosinistra, ha aggiunto: “Non abbiamo paura di sfidare le colonie del voto di scambio. Andremo voto per voto, dobbiamo parlare a tutti, anche a chi ha votato sempre dall’altra parte e adesso ha davanti agli occhi il fallimento”.
La Natalicchio a proposito dei parchi ha sostenuto che si possono cogestire anche con i privati, a sinistra occorre smetterla di avere paura dei privati, occorre imparare a distinguere, l’importante è essere sicuri del progetto che si mette insieme”.
Poi Paola Natalicchio è passata ad illustrare le linee guida del progetto di città che ha in mente: “Molfetta ha bisogno di innovazione e ha bisogno di immaginarsi diversa. Una diversità netta da contrapporre al degrado che ha caratterizzato questi anni. Anni in cui una famiglia ha pensato di potersi impadronire di questa città, ha pensato di poter trattare questo territorio con una logica padronale. Noi dimostreremo che Molfetta è composta nella sua larghissima maggioranza da uomini liberi, che non venderanno il proprio voto. E proponiamo un modello di sviluppo della città diverso dalla cementificazione selvaggia. Una città centrata sulla mobilità sostenibile, sulla valorizzazione di un’economia che sappia dare spazio anche al turismo e ai suoi beni culturali, più verde e a misura di bambino, in cui nelle periferie tornino i servizi e in centro torni la vita. Per questo non abbiamo paura, ma affrontiamo questa avventura con un sorriso, forti delle nostre idee e della nostra rivoluzione gentile. Perché è urgente e necessario che questa città torni in mani credibili e competenti. E’ necessario che le persone per bene tornino a Palazzo di Città. Il nostro sarà un progetto partecipato, non voglio fare il sindaco stile Azzollini, con 10 fantocci, sarò il portavoce umile di una rete di competenze anche tecniche”.
“Questo – ha proseguito la candidata sindaco del centrosinistra – è un treno che non dobbiamo e non possiamo perdere. E l’aria che respiro in giro, è aria buona. Ce la possiamo fare”.
“Voi – ha concluso Paola Natalicchio, rivolgendosi direttamente a tutti i suoi sostenitori – restatemi accanto!”.
Se è vero che, come ormai consolidato in questi anni, è stata decretata dal sistema, dagli eventi e dagli avvenimenti della politica italiana la scomparsa del "partito", ieri sera probabilmente, nella città di Gaetano Salvemini, si è respirato il contrario.
Il discorso della Natalicchio, al di là dei punti del programma, ha riecheggiato un senso di comunità e di collettività che, con l'esortazione al recupero delle radici e del senso etico del bene comune della propria città, ha innescato un vero e proprio percorso condiviso e partecipato verso il cambiamento.
La commistione fra la freschezza e il solido e caparbio potenziale del candidato sindaco del centrosinistra è alla base di un progetto che mira a ripristinare lo status quo ante il governo azzolliniano restituendo bellezza, eleganza, decoro alla città di Molfetta, in un'ottica di rinnovamento e di sviluppo.
In un momento topico per il futuro della nostra città la Natalicchio sceglie di raccontarsi come "umile portavoce della comunità" e non come un capo, sceglie di riesumare un'etica della politica, di "chiamare alle armi la collettività" e di spiegare i punti del suo progetto, non perdendosi troppo nei critici e nebulosi meandri di quel che è stato, ma dedicandosi a raccontare quel che sarà e quel che deve essere fatto per ottenere "una signora Molfetta".
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