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Straniera tra stranieri a Londra: il bello della multiculturalità
15 dicembre 2006

Se qualcuno mi chiedesse quale è stata la mia prima impressione di Londra, risponderei che è stata la sensazione di non essere a Londra. Ho passato mesi pensando a come sarebbe stato vivere qui, a quello che avrei visto, a chi avrei incontrato e poi, appena arrivata, tutto quello che immaginavo, la tipiche case a schiera con prato inglese e facce dai lineamenti chiari e delicati, sono scomparsi all'improvviso e mi sono ritrovata catapultata al centro di un insieme di città caotico e multicolore, straniera in mezzo ad un mare di stranieri. Sono bastati pochissimi giorni e quello che pensavo di Londra e degli Inglesi, frutto della mia fantasia e di qualche luogo comune, svanisse di fronte ad una realtà tanto diversa dalla nostra nei ritmi e nello stile di vita. La prima cosa che ho imparato a Londra è stata la necessità di correre, sempre e dovunque. Correre per arrivare alla fermata della metro più vicina, correre nella metropolitana per prendere il primo treno in arrivo, e poi continuare a correre fuori per raggiungere qualsiasi posto ed essere puntualmente in ritardo. Chiunque provi ad essere più veloce di questa città non può pensare di spuntarla: Londra si muove troppo in fretta per tutti. La cosa non stupisce se si prova ad immaginare la grandezza di questa città che conta milioni di abitanti e al suo interno si divide in sei zone, ognuna delle quali è cinque o sei volte più grande della nostra Molfetta. E come ogni grande metropoli, l'immensità di Londra affascina e inibisce: affascina per la possibilità che offre di scoprire posti e persone inaspettati e dalle storie più incredibili, inibisce perchè è facile perdersi nei meandri delle sue mille strade e ritrovarsi all'improvviso dall' altra parte della città senza sapere dove andare. La mia idea è che una città così grande difficilmente riesce ad essere a misura d'uomo. Ogni spostamento, anche quello che sulla carta sembra essere il più piccolo, comporta grandi perdite di tempo e non c'è scena più comune, ma anche più triste, di quella di gente che, per mancanza di tempo, mangia affannosamente in metro, o qui si addormenta, si trucca, sistema appunti, legge. In piedi, seduti, schiacciati come sardine, i londinesi, pur di ottimizzare i tempi, fanno di tutto in metro, anche molte di quelle cose che noi siamo abituati a fare solo nel silenzio e nella calma del nostro. Ma l'esperienza più bella che si può fare qui è quella della multiculturalità: basta girare per una qualsiasi delle strade della città per sentirsi come uno straniero in mezzo ad un mare di stranieri. Arabia, Cina, Brasile: ogni viso ha un colore diverso dall'altro, ogni lineamento riporta l'immaginazione in un posto diverso del mondo, e si respira continuamente quell'atmosfera di incontro e di scambio cha fa di Londra, più che una città inglese, una realtà del tutto internazionale. In questo angolo di mondo è davvero possibile incontrare gente di ogni parte e soprattutto moltissimi giovani che scelgono di venire qui per studiare o lavorare. La maggior parte dei ragazzi che studia nella mia scuola è di origine asiatica, o araba, ma molti sono anche gli italiani (nessun molfettese fino ad ora), gli spagnoli e i brasiliani. Ma perchè tutti qui? Perchè proprio a Londra e perché così tanti giovani scelgono di studiare o lavorare all'estero? Parlando di questo con molti di loro ho scoperto che il classico detto "tutto il mondo è paese" non mente e che più o meno tutti sono qui per migliorare l'inglese parlandolo, perchè spesso le conoscenze raggiunte negli anni di scuola sono ottime dal punto di vista grammaticale ma non sufficienti ad iniziare un master di livello che richieda una conoscenza più pratica della lingua. A questo si aggiunge il fatto che oggi, in seguito ai processi di europizzazione e globalizzazione che tutti conosciamo, legami e contatti tra tutti i Paesi del mondo sono sempre più stretti e facilitati, e qualsiasi occupazione necessita la capacità di comunicare nella lingua internazionale per eccellenza e di aprire la propria mente alla collaborazione con culture, usi e tradizioni differenti dai nostri. Per molti dei miei compagni di classe che ora studiano qui ma che prima di vivere a Londra sono stati in molti altri posti nel mondo, viaggiare e conoscere equivalgono, non solo ad imparare la lingua, ma a cancellare pregiudizi e luoghi comuni, a scoprire da sè che la propria realtà e la propria cultura non sono le uniche nel mondo, ma che esistono modi di pensare, di vivere, di interpretare la realtà tanto diversi dal nostro e non per questo peggiori. La cosa più importante che fino ad ora ho imparato stando con loro è che non importa tanto la destinazione, sia essa l'Inghilterra o la Spagna o l'America, o quanto quel posto e quella gente può piacerci o essere simile a noi, ma l'esperienza più bella del viaggiare e quella che ti arricchisce di più è la scoperta della diversità e del fatto che in quella diversità è possibile trovare più somiglianze di quante ci si aspetti. E Londra è l'emblema di questa scoperta e di questo incontro, di una magica combinazione che, come in un dado, riunisce tanti tasselli diversi in uno stesso meccanismo.
Autore: Giovanna Bellifemine
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