MOLFETTA - Flaccida e inutile giustificazione, adagiata sulle sabbie mobili, di Rifondazione Comunista (nella foto: Antonello Zaza, Beppe Zanna e Gianni Porta), dopo la figuraccia nell’ultimo Consiglio comunale da parte dell’opposizione.
«Far mancare il numero legale - dice Rifondazione in un suo comunicato stampa - non avrebbe comportato la caduta del sindaco Azzollini, come erroneamente fatto intendere nelle cronache, e il conseguente commissariamento».
«Mancando il numero legale venerdì scorso non si sarebbero approvati gli organi collegiali indispensabili per il funzionamento dell'attività istituzionale, tra cui ad esempio le commissioni consiliari permanenti che per legge devono dare un parere preventivo obbligatorio prima che il bilancio arrivi in Consiglio Comunale - spiega Rifondazione in una nota stampa -. E quindi non approvare queste commissioni avrebbe significato riconvocare il consiglio per riapprovarle e ritardare ulteriormente la discussione sul bilancio su cui vi sono tensioni».
Eppure, mancando il numero legale, il Consiglio comunale si sarebbe potuto convocare la settimana successiva e, quindi, non si sarebbe inceppata la macchina amministrativa. Anzi, a quel punto, sarebbe stata anche più accettabile e comprensibile la presenza dell’opposizione in consiglio per reggere il numero legale, dopo aver certificato numericamente che il sindaco non ha più la maggioranza. E invece Rifondazione si spinge sino al punto da mettere in dubbio che il vicesindaco Pietro Uva abbia rassegnato le dimissioni nelle mani del sindaco (il sindaco ha dichiarato che le dimissioni non sono state protocollate). Una “difesa d’ufficio” anche dell’anomala posizione ufficiale assunta dal sindaco. Ecco perché la giustificazione di Rifondazione appare infondata. Anzi, controproducente, dopo gli insulti ricevuti, la cancellazione di ogni potere propositivo e decisionale per i consiglieri comunali, il disprezzo politico e le offese personali in consiglio.
Un vero e proprio controsenso politico per i «duri e puri» (nelle filastrocche, però, più che nella realtà), come la cera sotto il cerino, che non giova all’opposizione di fronte all’opinione pubblica. Perché la stampella devota che l’opposizione ha concesso alla maggioranza e al sindaco Antonio Azzollini è un grave errore che non può essere in nessun modo giustificata o rimedia con comunicati o tardive prese di posizione che hanno tutto il sapore dell’arrampicata sugli specchi.
Il dato politico, per Rifondazione«è che, al di là di imprecise notizie stampa sulle dimissioni (ma Quindici ha avuto la conferma personale proprio da Uva, ndr), vi è uno scontro interno alla maggioranza che ruota attorno all'approvazione del bilancio preventivo 2012 che il 2 luglio in giunta ha registrato le assenze ufficiali degli assessori Uva e Magarelli - continua la nota stampa -. Azzollini teme la discussione su questo bilancio perché è l'occasione in cui tutti i nodi possono venire al pettine e gli equilibri saltare. È stato ritardato per settimane a seguito di frizioni interne alla maggioranza e difficoltà tecnico-contabili nella sua redazione. Ebbene, far mancare l'altro ieri il numero legale non avrebbe comportato la caduta del Sindaco Azzollini, come erroneamente fatto intendere nelle cronache, e il conseguente commissariamento, tutt'altro».
«In parole povere dare più tempo al Sindaco per ricompattare i suoi sull'unico argomento in cui nel caso di mancanza di numero legale il Sindaco deve dimettersi veramente e andare a casa facendo posto al Commissario, veramente e non per gioco. Se l'Amministrazione teme come la morte questo bilancio, poiché la discussione interna alla maggioranza si è bloccata su questo argomento, è ovvio che nessuna opposizione razionale dovrebbe ritardare il momento di affrontare il bilancio - continua Rifondazione -. Le contraddizioni in seno al governo Azzollini vanno fatte esplodere, non certo ritardate e solo nella discussione quanto prima del bilancio sapremo se i mal di pancia di alcuni assessori e consiglieri significheranno la fine dell'era Azzollini o saranno stati solo posizionamenti per ricontrattare il “prezzo” all'interno della maggioranza, come insegna l'episodio delle false dimissioni di Uva».
Probabilmente, il dato politico reale è un’altro: da un lato le diatribe interne alla maggioranza (pure riconosciute da Rifondazione), dall’altro un’opposizione forse non ancora pronta a fronteggiare l’emergenza di crisi al buio e incapace di invitare Azzollini ad assumersi le sue responsabilità proprio nel momento più propizio. Per di più, quello di «evitare il commissariamento» è un’affermazione del consigliere Mino Salvemini (Pd), non di Quindici, che sicuramente qualcuno ha voluto equivocare per difendersi e motivare le proprie decisioni politiche.
Oltre alla delusione politica e al disappunto di alcuni militanti dei partiti di centrosinistra presenti in consiglio, alcuni componenti dell’opposizione hanno recitato il mea culpa a microfoni spenti per l’occasione malamente buttata alle ortiche. Troppo tardi, la frittata era ormai cotta e mangiata.
E a nulla servono più i comunicati in puro stile notarile da cui si evince chiaramente che dal dire (in piazza) al fare (in consiglio) c’è un oceano di vacuità politica quando forse, non anche, qualcosa di altro. Non è un mistero che la “governance azzoliniana” abbia toccato i vertici di tutti i lidi politici, dall’estrema destra all’estrema sinistra, anche quelli più insospettabili e molto fintamente rivoluzionari, in spregio della buona fede di molti militanti di quelle forze politiche.
Un’ultima annotazione: sarà che i politici vedono l’episodio diversamente e che il loro atteggiamento fosse finalizzato ad una strategia politica: ne prendiamo atto. Ma una cosa è certa: sia i giornalisti di “Quindici” sia il pubblico presente hanno avuto tutti la stessa impressione: lo abbiamo verificato alla fine del consiglio. Hanno ragione i politici o i cittadini, o forse è semplicemente un difetto di comunicazione del centrosinistra? Ma questo non può essere imputato alla stampa: non siamo ancora in grado di leggere nel pensiero, quando avremo anche questo… potere, potremo raccontare la verità ancora prima che i politici possano aprire bocca.
Del resto siamo stati gli unici a registrare questa anomalia dell'opposizione e anche questo è un fatto incontestabile.
Comunque i processi alle intenzioni sono inutili da una parte e dall’altra. Restano i fatti, forse il centrosinistra dovrebbe andare a lezione da Berlusconi in materia di comunicazione, questo è l’unica capacità che riconosciamo all’ex presidente del consiglio.
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