SPECIALE ELEZIONI - COMMENTI .Vittoria schiacciante di Tommaso Minervini. Bocciati e promossi
di Felice de Sanctis
Vittoria al primo turno per la Casa delle libertà, che a Molfetta ha trionfato conquistando quasi il 65% dei voti e portando alla guida della città Tommaso Minervini (nella foto). La coalizione di centrodestra ottiene ben 21 consiglieri su 30 e può governare con grande tranquillità, anche nell’ipotesi di perdita di qualche consigliere, come è avvenuto nel recente passato. Ancora una volta il voto di Molfetta riflette quello nazionale e anche qui si fa sentire l’effetto del maggioritario, in misura minore. Sono scomparsi, infatti, alcuni partiti come il Percorso, i Comunisti italiani, il Partito Popolare, i Verdi, mentre gli altri escono fortemente ridimensionati.
Le rappresentanze di Forza Italia e An oltre ad essere cresciute sono anche molto rinnovate. Ci sono conferme di consiglieri uscenti, che però ritroviamo sul fronte opposto, come è il caso di Nicola Angione, uno dei 17 firmatari della sfiducia all’ex sindaco Guglielmo Minervini, che passa dai Democratici di sinistra alla lista civica del centrodestra “Città per tutti”.
Carmela Minuto ex Ccd, ora Cdu, registra un successo personale con 926 voti di preferenza, il numero più alto in assoluto fra i candidati. Ma il Cdu paga a caro prezzo l’annessione degli ex del Ccd “emarginati” (la stessa Minuto e il marito segretario del partito, Luigi Panunzio) da Pino Amato impossessatosi del partito, con la compiacenza del suo leader regionale Brienza. A rimetterci è stato proprio il segretario coordinatore del Cdu, Michele Facilone, che resterà fuori da Palazzo Giovene, registrando una cocente sconfitta personale, essendo stato decisamente bocciato dagli stessi suoi elettori.
Altra “vittima” del voto di domenica 13 maggio è Pino De Candia, già consigliere comunale del partito, al quale non ha giovato nemmeno l’abbinamento, nella sua pubblicità elettorale, col suo leader Berlusconi. De Candia sperava in un rientro alla grande sulla scena politica molfettese, ma è stato sonoramente bocciato, senza essere nemmeno il primo dei non eletti, è solo il quinto, una posizione senza speranze: per essere rieletto dovrebbe dimettersi l’intera rappresentanza di F.I. De Candia, perciò, dovrà ridimensionare le sue ambizioni.
Non ce l’hanno fatta nemmeno alcuni consiglieri uscenti come Corrado Samarelli e Michele Sasso (Ds), Cosimo Altomare, Sergio Alessandrini, Domenico Pasculli (Democratici), Franca Carlucci e Sergio Lozzi (Percorso), Mimì Spadavecchia, Franco Cives e Nino Freda (Comunisti italiani), Damiano de Palma (An), Peppino De Nicolò (Il riscatto della città), Gianni Mancini (Ppi), Matteo Innominato e Vito de Fazio (Verdi), Franco Altomare (lista civica, poi Democratici). Sonora sconfitta anche per “personaggi in cerca d’autore” e di credibilità che non hanno mai avuto, come un certo Giulio de Ruvo, passato da sinistra a destra, dai Ds ad An transitando per Sgarbi, pur di ottenere “visibilità” e un posto al sole, il quale rimedia appena 61 voti.
Bocciato anche Mariano Caputo (ex Ppi, poi approdato a Democrazia Europea), uno dei consiglieri che ha votato contro Guglielmo, per la vicenda della sua incompatibilità nel consiglio di amministrazione dell’Asi. Poi il Tar gli ha dato ragione, ma è stata una vittoria di Pirro, perché ora, non essendo più consigliere comunale, dovrebbe lasciare anche quell’incarico. Con lui è stato bocciato il suo nuovo partito il Cristiano Democratico.
Disfatta totale per Pietro Centrone, sia sul piano personale perché ottiene appena 2.642 voti, sia per il suo partito (Unione di Centro) che mette insieme solo 1.002 voti, con una bruciante sconfitta per la lista e i suoi componenti. Mentre è andata meglio per il partito di D’Antoni, Democrazia Europea, a lui collegato, che con 1.614 voti ha rimediato un consigliere comunale. Decisamente bocciato anche l’attore dialettale Manuel De Nicolò, che non ha avuto nemmeno un voto. Una brutta figura, insomma, che ha fortemente ridimensionato il personaggio, malgrado l’aiuto in extremis chiesto a Finocchiaro.
E’ andata male anche per Nino Sallustio, candidato del centrosinistra che ha ottenuto 11.041, con oltre 1.800 voti in più della lista: ha pagato il prezzo di una candidatura nata troppo tardi per poter recuperare consensi, mentre il candidato del centrodestra martellava la città ormai da mesi. E’ stata anche la sconfitta di Guglielmo Minervini, una sconfitta crediamo immeritata per ciò che ha rappresentato per la città. Una sconfitta che è frutto di un’ingiustificata “caccia all’uomo”, mirata all’eliminazione di un’intera stagione politica.
Si chiude così un ciclo a Molfetta, quello che si apre è denso di incertezze, soprattutto per una coalizione raffazzonata, dove prevalgono troppe ambizioni e molti interessi.