MOLFETTA - Strepitose offerte di arredo vi aspettano nel nuovo spazio allestito in sull’ex strada vicinale Coppe, alle spalle del mercato ortofrutticolo (zona industriale di Molfetta). Mobili usati componibili, accessori, elettrodomestici e persino un puzzle in scala 1:1 della carrozzeria di un'automobile. Se a casa vi divertite col fai-da-te, ci sono blocchi di cemento utilissimi per costruire scalini o piedistalli da giardino. E inoltre carta e cartone in quantità, per arredi e suppellettili ecosostenibili. Offerta speciale limitata, prima che vada tutto a fuoco. Ovviamente per colpa della famigerata «
autocombustione», avvenimento dolosamente frequente nell’agro molfettese (guarda
il video di Quindici nella webtv).
Questa volta l’occhio attento di Quindici si è soffermato su un’altra zona abbandonata al degrado diffuso dal Comune di Molfetta e dagli organi competenti (come evidenziato dalle immagini di Mauro Germinario, fotografo di Quindici). Una discarica abusiva ben nascosta, chiaro segno di un’inciviltà dilagante tra gli stessi cittadini di Molfetta che hanno trasformato l’agro in un bidone cumulativo di rifiuti ingombranti e non.
Del resto, questo tipo d’inquinamento sta nuocendo gravemente all’ambiente circostante con gli alberi intaccati da tumori e parassiti vari e con probabile inquinamento delle falde acquifere. È evidente che i rifiuti sono scaricati con regolarità e in gran segreto in regime di perfetta illegalità.
Senza dubbio, la zona è inclusa nel comparto D3 del Prgc di Molfetta, dunque destinata alle zone produttive per attività di commercio all’ingrosso, magazzino e deposito: ma è assurdo trasfigurare quella zona in una pattumiera a cielo aperto con cocci, materiale di risulta, plastica, e metalli vari.
In questo caso vale la legge di Lavoisier: nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma in diossina. Il riciclo in cenere e fumo è la priorità: infatti, la «merce» affonderà lentamente a ogni falò e ad ogni acquazzone, fertilizzando chimicamente il terreno sottostante fino a raggiungere la falda.
Tra l’altro, nella zona è possibile anche rinvenire la spina dorsale di un cane, lasciato morto per terra o, addirittura, arso (la collocazione al centro del viottolo e la consistenza delle ossa rimaste potrebbe far pensare proprio a quest’ultima brutale e vergognosa eventualità). E siccome in zona si ricicla qualsiasi oggetto, l’edicola del sec. XIX, un tempo intatta (una sua descrizione attenta e puntuale con una sua foto è presente nel libro «Edicole votive a Molfetta» di Corrado Pappagallo, redattore di Quindici), è stata distrutta. Il bieco vandalismo non cosce confini.
Sarebbe opportuno rafforzare i controlli e la collaborazione tra gli organi competenti alla pulizia, le Guardie Campestri, il Comune di Molfetta e le Forze dell’Ordine, che, oltre a sequestrare questa discarica, dovrebbero cercare di individuare e sanzionare i trasgressori, evitando che l’agro di Molfetta sia desertificato dalla cementificazione e dal rifiuto diffuso.
© Riproduzione riservata