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Spazio alle donne in giunta, è scontro in commissione Cresce il potere del sindaco col nuovo Statuto. Modifiche più restrittive
15 gennaio 2002

Contrasti e divergenze nella Commissione Consiliare che deve modificare l’art. 30 dello Statuto Comunale, il quale attualmente recita: “…Nella formazione della giunta è assicurata la presenza dei due sessi. …” La Commissione, presieduta da Giuseppe Amato e composta dai consiglieri Angione Nicola, Centrone Pietro, De Bari Giuseppe, De Robertis Mauro, Fiorentini Nunzio e Sallustio Cosmo, è giunta alla stesura di una bozza della nuova formulazione della norma, la quale recita: “…il Sindaco , nella formazione della giunta assicura e promuove le condizioni di pari opportunità tra uomini e donne ai sensi della l. n.125/ 1991”. Tale bozza sarà presto sottoposta all’esame delle organizzazioni presenti sul territorio molfettese, affinchè ciascuna possa esprimere il proprio parere in merito. A seguito di tali consultazioni, dal carattere non vincolante, la bozza definitiva sarà sottoposta all’esame del Consiglio Comunale ed infine sulla sua legittimità dovrà pronunciarsi il Comitato Regionale di Controllo. La Presidente della Consulta Femminile, Adele Mastropasqua, critica la nuova formulazione della norma, così come attualmente abbozzata: “Non solo questa modifica compie un passo indietro rispetto allo statuto vigente in quanto non garantisce la presenza delle donne in giunta, ma è anche restrittiva rispetto alla norma contenuta nell’art. 6 del d.lgs.n.267/2000 (testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali)”, il quale al 3° comma recita: “gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna… e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti…” Dal canto suo, nei mesi scorsi, la Consulta femminile ha inviato alle organizzazioni molfettesi con prevalente presenza femminile un questionario in cui esprimere con un semplice contrassegno il proprio parere contrario o favorevole alla modifica dell’art. 30. Il risultato è che su 77 questionari inviati, hanno risposto 43 associazioni, di cui ben 41 hanno espresso il proprio “no” alla modifica, a fronte di 2 soltanto. A tali perplessità così replica il consigliere Giuseppe De Bari: “La scelta di modificare l’art. 30 dell’attuale statuto comunale nasce dalla volontà di ripristinare il principio in base al quale il sindaco può scegliere liberamente i propri collaboratori. E’ finita l’epoca delle “quotizzazioni”, in cui si stabilivano percentuali obbligatorie di presenze femminili nelle liste elettorali o nelle giunte. E’ per questo che abbiamo ritenuto opportuno aggiornare lo statuto comunale, adeguandolo all’art. 6, comma 3°, del T.U. n.267/2000, il quale non definisce quote di presenza, ma muove verso una ricerca di contributi femminili libera e guidata dal solo criterio qualitativo”. La vicenda ha avuto e continua ad avere grande risonanza in città, da un lato perché molte donne si sono sentite chiamate in causa, dall’altro perché non manca chi vede in tale volontà di modifica solo un modo per permettere al sindaco Tommaso Minervini di continuare ad escludere le donne dal governo della città. “Speriamo almeno – commenta Adele Mastropasqua – che il voto che dovrà essere espresso in Consiglio Comunale non sia influenzato dalla posizione politica, ma sia solo il frutto di una convinzione personale”. Antonella Riefolo
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