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Sovrappasso di ponente, condanna firmata Cominciati i lavori per il ponte, malgrado le proteste degli abitanti
15 ottobre 2002

Impatto ambientale? Inquinamento acustico e visivo? Sviluppo sostenibile? Questi concetti sembrano avulsi dal contesto della nostra città, dove la parola d'ordine pare ormai diventata “cemento”. Il già tristemente famoso sovrappasso di ponente si farà, o meglio si sta facendo, visto che per mettere a tacere le ribellioni dei cittadini della Via Cavalieri Vittorio Veneto, Rosaria Scardigno e Bolivar, i lavori hanno avuto un'improvvisa quanto strana accelerazione. Questa infrastruttura “per il miglioramento della viabilità cittadina” peggiorerà la vita di centinaia di persone, ”colpevoli” di abitare in una zona di serie B. Così almeno la considera chi sta portando avanti questo progetto, senza rendersi minimamente conto delle pesanti conseguenze cui saranno sottoposti i residenti. Sì, perché il ponte passerà a pochissima distanza dai giardini dei condomini di Via Cav.Vittorio Veneto e a qualche metro dai balconi, costringendo a continui soprusi acustici e visivi gli abitanti. Si era detto che il progetto fosse stato modificato attraverso l'eliminazione delle piste ciclabili, ciascuna larga 1,5 metri. Tutto vero, ma i residenti ci hanno riferito che i tre metri totali sono stati scalati dalla parte opposta ai palazzi, verso i capannoni commerciali, e non allontanando il ponte dai giardini del metro e mezzo che spettava. Non è tutto: la strada Cav.Vittorio Veneto si conclude con una strettissima via di fuga laterale sulla sinistra, quindi, per consentire al ponte di “atterrare”, si dovranno abbattere le stalle esistenti in quella zona. Se così non fosse, il punto di discesa della struttura non è molto chiaro… Via Bolivar dovrebbe essere chiusa da un lato, in quanto si affaccia sul tracciato del ponte, mentre dovrebbe aprirsi via Rosaria Scardigno, chiusa da un marciapiede essendo strada privata. Il comitato di cittadini che si era formato ha rinunciato a continuare a lottare, persuaso dai tanti “è troppo tardi” e dalle promesse di attenuare i disagi. Ma perché già in sede di progettazione non si tiene conto delle esigenze dei cittadini? Considerato che l'idea risale a venti anni fa, nessuno ora si è chiesto se le problematiche, e soprattutto, Molfetta da allora sia cambiata? Gli interessi in gioco nel “Comparto 16” appena approvato valgono più del benessere dei cittadini residenti nella zona in cui sorgerà il ponte? Non si poteva davvero agire in modo diverso, magari conciliando le due questioni? Troppe domande, o forse poche risposte… Ora sono state promesse le barrire anti-rumore a corredo del sovrappasso: devono esserci! È il minimo che l'amministrazione possa fare per venire incontro ai suoi cittadini. Non basta presentare in pompa magna Agenda XXI a Molfetta, se poi il valore dato alla qualità della vita e alla tutela ambientale è certificato dal ponte in costruzione tra i palazzi o dalla cementificazione della “Prima cala”. L'importante è essere spiritosi: qualcuno ha affermato di invidiare i residenti in via Cav.Vittorio Veneto, che avranno un po' d'ombra per rinfrescarsi nella calura estiva. Michele Bruno
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