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Sos dalla pesca: servono interventi urgenti CONVEGNO - La crisi del settore e gli strumenti finanziari di sostegno
15 dicembre 2001

Non è certo un quadro idilliaco quello che è scaturito dal seminario sul mondo della pesca svoltosi lo scorso 15 dicembre nella splendida cornice offerta dalla Sala Convegni della Fabbrica di S. Domenico. Tutt’altro. L’occasione per una lunga riflessione, che ha coinvolto le diverse “parti in causa”, sulle problematiche legate al mondo della marineria, è stata offerta dalla presentazione di un articolato programma operativo, “Strumenti Finanziari a sostegno della Pesca e opportunità per la diversificazione produttiva”, messo a punto dal Compartimento Marittimo di Molfetta (che comprende, oltre al nostro Comune, quello di Barletta, Bisceglie, Giovinazzo e Trani) e candidato ad ottenere i benefici finanziari rivenienti dalla Iniziativa Comunitaria Pesca, e pari a più di 100 milioni di Euro per le nostre regioni meridionali per il periodo 2000-2006. Un’attività, quella della pesca, che per anni ha costituito la punta d’eccellenza tra le attività produttive molfettesi, ma che ormai da qualche anno sta attraversando un lungo periodo di profonda crisi dal quale trova estrema difficoltà ad uscire. “Eppure è essenziale per la nostra comunità – ha detto il sindaco Tommaso Minervini nel suo intervento – ridare vigore e forza a questo settore, che tanto ha dato alla nostra città, anche perché esso costituisce il futuro per questa nostra area. Possiamo già riscontrare un timido ma inequivocabile incremento positivo, un fermento nuovo che però deve fare quotidianamente i conti con profonde carenze strutturali, alle quali preso occorre mettere mano”. Eppure i problemi restano e sono sotto gli occhi di tutti, a cominciare dalla drastica riduzione, di fatto imposta dall’Unione europea, della flotta peschereccia, per continuare con una miope politica di gestione delle risorse che ha enormemente depauperato il mare e alla quale solo oggi, con immensi ritardi, si cerca di porre rimedio per finire con una rigidità complessiva del settore che certo non lo avvantaggia. E allora che fare? “E’ necessaria una collaborazione tra amministratori, operatori e mondo della ricerca scientifica, solo così si può uscire dalla crisi”, questa la ricetta del prof. Giovanni Marano, direttore dell’Istituto di Biologia Marina dell’Università di Bari. E senza dubbio il seminario organizzato a Molfetta avrebbe potuto costituire un importante passo su questa strada. Ma, in tutta onestà, così non è stato. La politica è di fatto mancata a questo appuntamento e questo ha costituito un enorme handicap per una riflessione che, sotto questo aspetto, è parsa decisamente monca. Eppure erano previsti fior di relatori, se non che…erano tutti altrove per non meglio identificati “impegni improrogabili”, come è stato più volte ripetuto, con la mai desueta e sempre cortese espressione del caso. E la lista è davvero lunga, a partire (udite, udite!) dal ministro per le Politiche Agricole, Giovanni Alemanno, per continuare con l’assessore regionale Nino Marmo, senza dimenticare quello provinciale, Rodolfo Vaccarelli, per non parlare poi dei sindaci dei Comuni del comparto, tra i quali era presente il solo Tommaso Minervini per ovvie ragioni di ospitalità. E il senatore Azzollini? Assente per impegni improrogabili. E l’onorevole Amoroso? Idem. Come attenzione dei rappresentanti locali per uno dei settori più importanti della nostra comunità, davvero non c’è che dire. “E’ un periodo molto difficile per la pesca, in particolare per quella adriatica pugliese – ha sostenuto il prof. Marano – dovuto alle cicliche fluttuazioni climatiche che stanno mettendo a dura prova la risorsa marina, sempre più povera. Ma è ragionevole presumere che questo periodo passerà presto e che la situazione possa migliorare. Nel frattempo è indispensabile porre in essere interventi per tutelare, in particolar modo gli organismi più giovani, sempre più a rischio, ed indispensabili per il ripopolamento del mare, per esempio creando delle zone protette con delle apposite barriere sottomari”. Ma su un altro aspetto molto importante il prof. Marano ha posto l’accento: “E’ indispensabile che si affermi una ‘cultura della pesca’, e cioè che tra gli stessi operatori si adoperino per una pesca responsabile che sia in grado di gestire la risorsa, attraverso dei codici di autoregolamentazione, come già sperimentato da altre marinerie”. Ma la vera parola d’ordine di tutto l’incontro, ripetuta da ogni relatore è stata “competitività”. E’ necessario, è stato sottolineato praticamente all’unisono, che il sistema-pesca recuperi una maggiore capacità di stare sul mercato, in modo da competere con le altre realtà e le altre marinerie, e questo sarà possibile solo attraverso una maggiore conoscenza che tutti gli operatori devono avere degli strumenti messi a loro disposizione, dalla Ue ma anche dalla Regione, per poter lavorare al meglio e svilupparsi. In questo senso l’esperienza del Centro Servizi dell’Associazione Armatori da Pesca, illustrata dal suo presidente, Mimmo Farinola, ha costituito un importante punto di riferimento, sebbene limitato nel tempo, mentre l’assessore alle attività produttive del Comune di Molfetta, Saverio Tammacco, ha detto che l’Amministrazione sta pensando ad una agenzia che possa seguire le innovazioni nel campo legislativo ma anche tecnologico, in modo da fornire un aiuto concreto alla marineria e ai suoi operatori. Il tempo delle chiacchiere è finito, ora è tempo di mettersi al lavoro per rilanciare un settore che ancora oggi occupa, da solo, circa il 20% dell’economia locale. E non lo si può lasciar morire. Giulio Calvani
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