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Sognando Shakespere", nella rassegna di teatro de "Il Carro dei Comici" di Molfetta
12 dicembre 2013

MOLFETTA - Sabato 21 dicembre andrà in scena presso il "Teatro del Carro" sito in Via Giovene, 23 a Molfetta alle ore 20.30, lo spettacolo di teatro di prosa diretto dall'attore Giuseppe Ranoia , "Sognando Shakespeare", per "Il Teatro instabile" di Montalbano Jonico. Lo spettacolo è inserito nella rassegna di teatro di prosa: "Il Fuoco Centrale" diretta da Francesco Tammacco.

Note di regia e progetto grafico - A preludio dello spettacolo tra scherzi e sogni, “mastro” Shakespeare si presenta in una delle forme a lui congeniali: la commedia.

Gli artigiani strampalati del “Sogno di una notte di mezz’estate” diventano i protagonisti di un dono onirico che si materializzerà davanti agli occhi degli spettatori grazie all’ Ensemble Teatro Instabile che sabato 14 dicembre porterà in scena sul palco del TEATRO DEL CARRO “Sognando… Shakespeare”.

L’opera di Giuseppe Ranoia, regista e protagonista, con Emanuele Asprella, Giuseppe Torsello, Gianluca Ciancio, Leo Lateana, Pasquale Lateana e Fabio Lardo. Le scene sono di Tiziana Cannavacciuolo e la realizzazione scenografica di Giuseppe Lateana

-Scene di Tiziana Cannavacciuolo
-Realizzazione pittorica: Rosalba Barletta e Giuliana Petrilli
-Realizzazione scenografica: Giuseppe Lateana
Lo spettacolo è inserito nella rassegna “FUOCO CENTRALE” giunta alla VI^ edizione ed organizzata dall’Ass. cult. IL CARRO DEI COMICI.

Porta ore 20.30 dove ad attendervi ci sarà “La Shakespeariana” (a cura degli allievi del corso avanzato diretto da Francesco Tammacco)-  ore 21.00, ore 21.15 Sipario.

NOTA DI REGIA

“Durante il giorno abbiamo la certezza dei sensi di conoscere, sapere, ritenendo fallace tutto il resto, ma non appena chiudiamo gli occhi strane visioni ci appaiono e, spesso, contraddicono i guardiani della nostra mente. Dove, dunque, risiede la verità? L’alba contiene in sé l’essenza dei due regni dei quali essa rappresenta il confine. Il timore di perdere le nostre formali certezze ci spinge a ricusare ogni altro evento non contemplato nel compendio dettato dai sensi. Viviamo una quotidiana lotta: i sensi ci legano al quotidiano apparire mentre l’anima vuol liberarci per andare oltre. L’anelito del nostro spirito, dono divino,ha la sua stella polare nella ricerca del nutrimento sicuro e solido; essa ci guida nell’oceano degli eventi facendoci approdare negli infiniti porti malgrado lo scorrere del tempo, come una tempesta, con la complicità dei sensi voglia il naufragio dell’anima. Arte, questo il suo nome. Come l’alba, dunque, in cui convivono l’essenza della notte e quella del giorno, così nell’arte abitano i sensi e lo spirito, uniti. Le paure dell’ignoto ci imprigionano nei sensi lasciando il compito di esplorare oltre a pochi “folli” che chiamiamo artisti. Shakespeare è, senza dubbio, uno di essi. Il suo dono giunge a noi forte, chiaro, emozionante come nel momento in cui nacque dalla sua penna, un miracolo senza pari nell’essenza umana.

Con “Sognando Shakespeare” immagino lo scrittore di Stradford upon Avon consegnare il suo prezioso dono, la sua essenza, all’uomo d’ogni tempo proiettandolo così inequivocabilmente verso il futuro e formalizzandolo secondo uno dei generi a lui congeniali: la commedia. Gli artigiani strampalati del “Sogno di una notte di mezz’estate” sono i protagonisti di questo onirico dono. Molte le riflessioni personali e filosofiche sul potere immortale dell’arte e che lo stesso Shakespeare, nello spettacolo, condivide paradossalmente col mondo distante secoli in avanti. Egli infatti, parla per mezzo della sua opera attraversando la commedia, la tragedia, passando anche per la produzione poetica dei superbi e favolosi sonetti. Questo nostro gioco voglia essere un ulteriore sostegno alla solidissima opera del poeta, ma anche un piccolo punto da cui sbirciare nella scontatezza quotidiana di chi, poi, diventerà un caposaldo dell’umanità d’ogni tempo e d’ogni luogo. Lo spiraglio che apre questo punto di vista si apra nel rigoglioso giardino come in un mattino di primavera animato dal colore dei fiori, e sia capace di incuriosire con la semplicità del sorriso (arte a cui oggi, a dire il vero, molto poche persone son capaci senza prodursi in volgari e scontati cliché) tanto da spingere a intraprendere nuovi “viaggi”. Riappropriamoci del gusto del bello, spesso, linfa dell’opera dei grandi del passato. Sia William il nostro faro.Riappropriamoci della nostra essenza di uomini”.

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