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SocItalia, la storia d'Italia secondo Giulio Bufo: da Teano a oggi
25 novembre 2011

MOLFETTA - Una lezione universitaria, il reading teatrale d’informazione «SocItalia. La storia d’Italia soffocata in 5 fasi» dell’attore molfettese Giulio Bufo all’associazione «La Voce di sant’Andrea». La storia d’Italia concentrata in 5 episodi dimenticati (o soffocati) dalla didattica, dalla televisione e dalle celebrazioni dei 150 dell’Unità.
«Nessuno riporta i contenuti del colloquio tra Garibaldi e Vittorio Emanuele a Teano» (secondo l'Istituto Enciclopedico Treccani l’incontro non sarebbe avvenuto a Teano, bensì al bivio di Taverna della Catena, nella vicina Vairano Scalo). L’incontro a Teano (prima fase) conclude la conquista del Mezzogiorno, ma segna anche il fallimento di Garibaldi. Socialista, simpatizzante della Comune di Parigi, Garibaldi aveva conquistato il sud Italia promettendo terre ai contadini: ma dopo Teano, la dissoluzione di quelle promesse scatenò il risentimento degli stessi contadini e accese il brigantaggio.
Da Teano al Biennio Rosso (1919-20) il passo è breve: leit motiv, il fallimento del popolo. Mobilitazioni contadine, tumulti annonari, manifestazioni operaie, occupazioni di terreni e fabbriche, tentativi di autogestione con scioperi, picchetti e scontri soprattutto nel Centro-Nord: è il periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, segnato dai moti contro il carovita. «Bocci-Bocci» era la deformazione linguistica del termine “bolscevismo” con la locuzione fiorentina “fare i cocci” (rompere tutto), ha spiegato Bufo, con cui a Firenze e in Toscana furono ricordati i tumulti.
Tra gli episodi più importanti del Biennio Rosso, lo sciopero alla Fiat di Torino (marzo 1920), il 1º maggio 1920 soffocato nel sangue, la rivolta ad Ancona dei Bersaglieri che non volevano partire per l'Albania, dove era in corso una occupazione militare decisa dal governo Giolitti (giugno 1920). La ribellione coinvolse truppe di varie forze, persino il sindacato dei ferrovieri che impedì l’arrivo delle guardie regie in città (il moto fu poi sedato dal bombardamento della marina militare).
Terza e quarta fase, il Comitato di Liberazione Nazionale e la lunga stagione del Sessantotto italiano (1968-1977).
Al CLN, formazione composta da comunisti, democristiani, azionisti, liberali, socialisti e demolaburisti, non parteciparono i repubblicani e alcuni gruppi di sinistra che rigettarono il compromesso dell'unità nazionale e l’alleanza con gli angloamericani. «E forse non avevano tutti i torti», la chicca di Bufo perché con il Piano Marshall «nasce l’impero statunitense, subdolo e nascosto dietro la libertà e l’autonomia degli stati», caratterizzato dal «ricatto economico made in USA». Non solo si acuisce la voragine del debito pubblico (l’Italia è il terzo stato europeo a ricevere ingenti finanziamenti dagli Stati Uniti), ma l’adesione alla Nato nel 1949 abolisce di fatto l’art.11 della Costituzione italiana (ripudio della guerra).
Portella della Ginestra, l’episodio più drammatico ricordato da Bufo, sconosciuto ai libri di scuola e all’opinione pubblica. È la prima strage dell'Italia repubblicana: 1º maggio 1947, provincia di Palermo, alla Piana degli Albanesi 2mila lavoratori manifestano contro il latifondismo e festeggiano la vittoria del Blocco del Popolo alle elezioni per l'Assemblea Regionale Siciliana (socialisti e comunisti). Numerose le raffiche di mitra: 11 morti (9 adulti e 2 bambini) e 27 feriti, alcuni morirono per le ferite riportate.
Diverse le tesi, tra cui spicca la collusione tra istituzioni, mafia e banditi. «Nel pianoro di Portella venne forgiato un peculiare concetto della politica che giunge in sostanza sino a noi», secondo Sandro Provvisionato (Misteri d'Italia, 1994) e Carlo Ruta (Il binomio Giuliano Scelba, 1995), «fra l'oggi e quei lontani avvenimenti vige, a ben vedere, un preciso nesso». 
Infatti, non sarà un caso che il Sessantotto in Europa scoppia proprio in Francia e in Italia (due delle nazioni più “aiutate” dagli USA). In particolare, sono l’intervento di Pasolini sulla strage di Piazza Fontana il 12 dicembre 1969 («Io so i nomi dei responsabili di Piazza Fontana») e la canzone di Gaber «Io se fossi Dio» a caratterizzare questa quarta fase. Un lungo Sessantotto in Italia, segnato dalle stragi e chiuso con gli omicidi di Impastato e Moro (9 maggio 1978).
«Chi ha armato le Brigate Rosse? Chi ha fondato Canale 5?», due domande ricorrenti nella parte finale del reading di Giulio Bufo che si concentra non solo sul Movimento dei Movimenti, partito da Seattle nel novembre 1999 e associato ai no-global (in Italia lo si è identificato con i fatti di Genova del 2001, quando è morto Carlo Giuliani), ma anche sull’assassinio di Marco Biagi il 19 marzo 2002 da parte delle Nuove Brigate Rosse (seppellito l’at.1 della Costituzione) e sulla morte dell’opinione pubblica in Italia per «l’enorme cavallo di Troia che entra nelle nostre case e non va più via» (la tv spazzatura).
Cosa fare? Autogestirsi, autorganizzarsi, la risposta di Bufo al dibattito finale. Del resto, la storia d’Italia è seria, ma questa Italia di «pecoroni» fa ridere. Un’Italia che si è meritata Silvio Berlusconi, e ora lo rimpiange. Che è passata a Mario Monti, uno dei figli dell’alta finanza europea: saranno ancora soffocate le reali esigenze del popolo italiano?
 
© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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