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Soccorso in mare dei migranti: il salvataggio dei 796 naufraghi del Blu Sky. Il capitano di fregata Daconto al Rotary di Molfetta
04 aprile 2017

MOLFETTA – È evidente come le riserve naturali marine, aree di particolare valore naturalistico, richiedano un costante controllo ed un’intensa attività di prevenzione e repressione - adeguatamente supportate da una gestione responsabile che soddisfi appieno - coniugando in maniera equilibrata sia le aspettative degli utenti del mare che quelle dell’ambiente da tutelare. Ma è altrettanto importante che a monte ci sia anche un espletamento dei compiti di polizia amministrativa che – nella sua accezione più ampia sono conferiti non solo dalla legge ma anche dal Codice di Procedura Penale e dal Codice della Navigazione.
Di tutto questo e molto altro ancora se ne occupa la Capitaneria di Porto – Guardia Costiera, corpo specialistico di grande pregio e valore della Marina Militare italiana di cui si è discusso durante la tavola rotonda interclub organizzata dai Rotary Club di Molfetta e Corato presso l’Hotel Garden. L’incontro inaugurato dai consueti saluti del presidente, Leonardo de Pinto agli amici rotariani, alle autorità tutte e ai presenti - si è sviluppato in un clima di interclub – cui hanno partecipato i soci di Giovinazzo, Bisceglie e Corato.
Nello specifico si è affrontato il tema relativo al soccorso in mare dei migranti, facendo riferimento al tragico episodio del salvataggio dei 796 naufraghi della BLU SKY M.” (25/02/2015). Relatore d’eccezione, il Capitano di Fregata (CP) dott. Attilio Maria Daconto (nella foto con Logoluso e De Pinto), originario di Giovinazzo, (attualmente a Roma col ruolo di assistente del vicecomandante generale delle Capitanerie di Porto, amm. Giovanni De Tullio di Molfetta) che – prima di lanciarsi a capofitto nella interessante quanto triste storia oggetto della serata – ci ha tenuto a fare una significativa digressione ed un interessante approfondimento sulla Capitaneria di Porto, le sue funzioni e relativa struttura. Tale corpo è a tutti gli effetti una sezione della Marina Militare la quale è organizzata in sei corpi: lo Stato Maggiore, il Genio Navale, il Commissariato Militare Marittimo, la Sanità, le Armi Navali e, appunto le Capitanerie di Porto. Storicamente queste ultime sono nate nel 1865 con compiti amministrativi e dipendono oggi da più ministeri quali il Ministero della difesa, il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, il Ministero dell’ambiente e il Ministero delle politiche agricole e forestali. In Italia esistono 15 Direzioni marittime, 55 Capitanerie di Porto UCG e 128 uffici locali marittimi UCG. L’aspetto operativo è stato introdotto alla fine degli anni ‘80 per dare impulso alla capitaneria e non relegarla solo come organo amministrativo, conferendole anche una struttura operativa e di controllo.
Tra i compiti più importanti occorre ricordare: il SAR (Search and Rescue) cioè la ricerca e soccorso in mare. Di fatti la Guardia Costiera è l’unica figura responsabile del coordinamento delle ricerche e del soccorso. Altra mansione riguarda la tutela ambientale attraverso la vigilanza sulle riserve marine e su ciò che inquina il demanio. Tra i compiti rientra anche quello del controllo sui rifiuti e sugli scarichi in mare.

Poi c’è anche l’attività amministrativa a supporto della Pesca. La capitaneria è infatti il tramite per il rilascio delle licenze di pesca e fa da interfaccia con il Ministero. Cura inoltre l’iscrizione a “Gente di Mare”, il registro delle persone che lavorano a bordo delle navi. Sulla pesca si svolge anche un’attività di controllo che consiste nel controllo fisico degli strumenti utilizzati sui pescherecci o nella verifica di eventuale pescato sotto misura. Vengono effettuati inoltre anche controlli su tutta la filiera del pesce fino al consumatore finale passando attraverso pescherie, ristoranti e supermercati. Si verifica così la tracciabilità del prodotto ittico a tutela del consumatore. Tra le tante altre attività, c’è anti-immigrazione utile a combattere la circolazione illegale dei migranti anche se in realtà oggi viene gestita principalmente come attività di soccorso in mare.
Il monitoraggio dei flussi migratori ha fatto emergere – come ha spiegato l’illustre relatore – la presenza di un picco di migranti nel 1991 con il famoso sbarco degli albanesi, poi una constante discesa fino ad una risalita nel 2014 con l’arrivo – presso le coste italiane – di siriani, eritrei e nigeriani. Un exploit che non si è arrestato per tutto il 2016 e 2016 e ha messo e mette tutt’ora in moto una macchina che non si ferma al semplice soccorso in mare ma prosegue con le relative ispezioni, il fotosegnalamento e la prima assistenza medica per evitare la diffusione di emergenze sanitarie laddove ce ne sia bisogno.
Esempio concreto dell’operatività in tale direzione è dato da uno dei maggiori fatti di cronaca avvenuti nel 2015. Si tratta per l’appunto della vicenda della Blu Sky M., primo caso di unità navale abbandonata al largo di Corfù. A bordo 796 migranti lasciati al loro destino e – così si supponeva almeno all’inizio da voci trapelate a terra – anche la presenza di gente armata e pericolosa. Un’operazione dunque complicata – mostrata ai presenti dal dott. Daconto (che per quell’operazione ha ricevuto l’encomio solenne da parte del Comune di Giovinazzo) attraverso l’ausilio di filmati e audio originali – e resa ancora più impervia dalle condizioni meteo avverse e dal pericolo che attendeva i militari a bordo. Di fatti – se all’inizio fu inviata una motovedetta dal porto di Gallipoli per tentare un abbordaggio – si pensò successivamente di calare a bordo dei militari attraverso un elicottero.
Sulla nave sbarcarono ben presto 6 uomini in supporto: 4 ebbero il compito di controllare le presenze a bordo, uno si occupò di sbloccare gli organi delle macchine e l’altro di disincagliare gli organi di governo. Una manovra rischiosissima se si pensa che il tutto sia accaduto a soli 8 km dalla costa, evitando quella che poteva rappresentare una vera e propria tragedia. La vicenda si concluse con la messa in salvo dei migranti e l’arresto di ben 4 persone, ritenute responsabili a vario titolo dell’accaduto.
Al termine dell’intervento dell’oratore, sono intervenuti il presidente del Club di Corato prof. Pierluigi Amodio e l’avv. Bruno Logoluso che si è fatto portavoce – in qualità di assistente – dei saluti del Governatore Luca Gallo, rivolti al Club di Molfetta. Ha anche rivolto un apprezzamento speciale al Corpo rappresentato dal dott. Daconto, sottolineando l’importante operato che questi grandi servitori dello Stato svolgono ogni giorno con passione e dedizione, con competenza e professionalità e con una immensa sagacia che permette loro di muoversi agevolmente anche in contesti difficili.

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Autore: Angelica Vecchio
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