MOLFETTA - L’unica parola è il silenzio. È questo forse il principale assunto del percorso spirituale di don Michele Cipriani (nella foto a sinistra, con il prof. d’Elia e il dott. Brucoli), autore del testo poetico «Silenzi e parole del mio tempo», in cui riecheggia forte il bisogno di ritrovare la dimensione contemplativa, ormai perduta in un mondo frenetico che non si pone più il problema della ricerca di un senso.
Approfondita l’analisi del dott. Renato Brucoli durante la presentazione del libro al Centro Culturale Auditorium, a partire dalla prefazione di padre Piersandro Vanzan, direttore de «La civiltà cattolica», deceduto lo scorso martedì 15 novembre (la conferenza è stata l’occasione per un ultimo saluto e un ringraziamento ad un personaggio di così grande carisma).
Il pensiero di don Michele Cipriani si pone come chiave di lettura di un mondo complesso come quello dell’oggi: ciò che ne deriva è, però, l’oscura visione di «brandelli di umanità legati ad un filo», di fronte a cui il sentimento predominante diventa la «speranza disperata di un mondo più chiaro». Emerge un accentuato pessimismo, ma non mancano bagliori di speranza.
Più che speranza di miglioramento, si tratta della speranza di un superamento intimo della sofferenza, che può derivare dalla ricerca del volto di Cristo che, sempre lontano, può essere appena intravisto. Nel sistema di pensiero del poeta il superamento dell’oscurità si traduce in una liberazione degli istinti terreni, in un mondo che vede coperto da «un velo di carne».
L’intervento diretto dell’autore ci permette di conoscere la sua grande umiltà. Don Michele Cipriani considera assurdo, quasi ridicolo, che la sua produzione possa esser chiamata poesia: la considera piuttosto una sorta di sfogo, una forma di liberazione da un tormento, stesa solitamente su pezzi di carta trovati in tasca, senza una vera intenzionalità creativa. Del resto, l’opera non è il frutto di una ricognizione a seguito di un percorso, ma piuttosto è il percorso stesso: è stata sviluppata in itinere, in un arco di tempo lungo 40 anni.
D’altronde la chiarezza stilistico-formale, la pregnanza semantica del tutto priva di ridondante retorica, rispecchia la chiarezza interiore e la trasparenza di pensiero e d’animo, come il prof. Damiano d’Elia, presidente del Centro Culturale Auditorium ha sottolineato.
Ad accrescere la carica emotiva, evitando così di incorrere in una freddezza e in una sterilità che non avrebbero reso giustizia all’intimità della poesia, la commossa lettura di Mimmo Amato, insieme agli interventi musicali di Alessandra de Nicolo, Giuseppe De Lucia e Paquale Gisonda. In particolare, colpiscono le dolci note della colonna sonora del film «Nuovo cinema paradiso» che introducono l’incontro, creando un’atmosfera sognante, perfetta anticamera per un ascolto partecipato.
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