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Sigilli al patrimonio del boss di Molfetta Alfredo Fiore, ammazzato al mercato settimanale: sequestrati beni per 4 milioni di euro
15 aprile 2015

MOLFETTA - I Finanzieri del Nucleo pt Bari/Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata hanno proceduto al sequestro di due fiorenti attività economiche intestate agli eredi del boss di Molfetta Alfredo Fiore della famiglia della “ciliegia”, ammazzato da un killer in pieno mercato settimanale. Le attività interessate sono un avviato e molto frequentato bar ubicato sul lungomare di Molfetta e l’impresa attiva nel commercio di prodotti ortofrutticoli presso la quale il malavitoso fu assassinato il 13 marzo 2014, oltre a 7 rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 4,2 milioni di euro.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Bari – Sezione Misure di Prevenzione (Presidente dottoressa Francesca La Malfa, Giudici dottor Battista e dottor De Palma), su proposta del Procuratore della Repubblica di Bari, in applicazione della normativa antimafia contenuta nel D.Lgs. 159/2011.

Si tratta, in realtà, del primo caso di applicazione a Bari del disposto normativo contenuto nel comma terzo dell’art. 18 del codice antimafia che consente appunto di avviare il procedimento anche nel caso di morte del soggetto proposto per l’applicazione delle misure di prevenzione. In questo caso, infatti, la misura di prevenzione può essere disposta nei confronti degli eredi entro il termine di 5 anni dal decesso.

Il fine perseguito dalla norma è proprio quello di sottrarre definitivamente il bene, già nella disponibilità del soggetto socialmente pericoloso, dal circuito economico originario, per inserirlo in un altro esente da condizionamenti criminali.

E sulla pericolosità sociale del de cuius non sussistono sicuramente dubbi, essendo stata la stessa già valutata con l’emissione, nel 1995, della misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di tre anni, provvedimento divenuto definitivo nel 1998.

Tale provvedimento, peraltro, a causa dei lunghi periodi detentivi nel corso del tempo inflitti al Fiore, aveva terminato i propri effetti solo nel 2011.

Il curriculum criminale del defunto boss è, infatti, di tutto rispetto, annoverando una lunga lista di precedenti penali e di polizia a partire dal 1983 per danneggiamento, oltraggio, fabbricazione e detenzione di materiale esplodente, furto, minaccia, porto e detenzione illegale di armi, violazione delle misure di prevenzione, rissa e associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Fino ad arrivare all’ultimo episodio criminoso contestato al Fiore il 4 marzo 2014, pochi giorni prima del suo assassinio, allorchè venne ritenuto responsabile di un attentato dinamitardo posto in essere la notte del 1 gennaio dello scorso anno a danno di un esercizio commerciale di Molfetta.

Lo spessore criminale di Alfredo Fiore e la sua perseveranza nel commettere delitti di particolare allarme sociale consentono, dunque, di ritenere che lo stesso, fino alla data in cui è stato vittima di omicidio, abbia tratto i mezzi per vivere in maniera pressoché esclusiva dalle condotte delittuose allo stesso ascrivibili.

Le indagini eseguite dagli specialisti del G.I.C.O., che sono consistite nella valorizzazione in chiave patrimoniale di elementi acquisiti nelle indagini penali, nonché nell’esame, nel confronto e nell’intreccio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso alla Guardia di Finanza (es. Anagrafe Tributaria, Anagrafe dei rapporti finanziari e applicativo Molecola dello S.C.I.C.O.), hanno permesso di verificare l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità del pregiudicato defunto e la capacità economica del suo nucleo familiare.

Nello specifico, gli accertamenti hanno portato a dimostrare che il nucleo familiare del Fiore, nell’ultimo quinquennio, a fronte di disponibilità lecite per poco più di € 125.000 aveva sostenuto spese ed investimenti per circa € 250.000.

Il Tribunale di Bari sottolinea che, come sempre, garantirà ogni sforzo per assicurare la prosecuzione delle attività commerciali oggetto di sequestro che sono state già affidate ad un amministratore giudiziario.

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