MOLFETTA - «La vita davanti. Si può vivere senza amore?» Impegnativo rispondere, ma prova a farlo Tony Allotta nello spettacolo andato in scena all'Odeon di Molfetta per la rassegna «Autori in scena-Storie da me» dell'Associazione teatrale Malalingua. E per farlo racconta una storia, una come tante, che più vera non può essere perché nelle parole di Toto'-Mohammed, il protagonista, senti la stessa voce di mille e mille persone con una storia simile alla sua. Figli della strada o semplicemente di un’immigrazione crudele che genera nuovi paria.
Una storia che è un misto storie, così vere da sembrare surreali, dove una ex prostituta ebrea scampata ad Auschwitz diventa la “grande madre” che accoglie a pagamento bambini di strada, figli di immigrati, nella Belleville degli anni ‘80. Una storia d’amore, perché questi bambini, e Totò-Mohammed tra tutti, da lei vengono amati e in lei si consuma la loro ricerca d’amore, la ricerca della loro madre, quella vera, che si e' persa chissa' dove.
E poi ci sono i sogni, quelli veri, di bambino, l’amicizia con un ombrello vestito da immaginario compagno di giochi o con un cagnolino abbandonato, l’avventura in uno scantinato che pare un antro misterioso, le forme generose della madre adottiva come scudo e difesa dal mondo. Un racconto di vita, senza retorica. E raccontare una storia, è l'essenza del teatro, la rappresentazione della vita stessa.
La storia finisce, Toto'-Mohammed cambia voce e diventa Tony Allotta, dal Teatro Valle Occupato. Ne racconta la storia, le ragioni, i sogni, le battaglie che non sono, ci dice, meramente politiche come dai più si dice, ma culturali. Non è più tempo, insomma, per il pubblico di stare a guardare e basta, e non solo a teatro. E non è più tempo per il corpo, di rimanere un mezzobusto che guarda, imbalsamato, disconosciuto.
Alla fine, generale moto di gratitudine e di commozione per questo attore che ha scardinato un bel po' di luoghi comuni, dalla fissità del pubblico-spettatore al ruolo dell'attore e dello stesso teatro come luogo di relazioni, prima che di rappresentazione. E poi un invito a frequentarlo, il teatro, e a portarlo dentro la vita di tutti i giorni, anche in quella della scuola, che così tanto ne avrebbe bisogno.
Lo spettacolo è stato scritto da Tony Allotta e liberamente tratto da Emile Ajar.
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