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Sì all'arresto di Antonio Azzollini e lui molla la presidenza della commissione Bilancio
15 luglio 2015

Con 13 favorevoli (8 Pd, 4 M5S, e la Lega), 7 i contrari (2 di FI , 3 di Ncd, Buemi, più Ferrara di Gal) la Giunta per le immunità del Senato ha accolto la richiesta dei magistrati di Trani di mettere agli arresti domiciliari l’ex sindaco di Molfetta il sen. Antonio Azzollini. La richiesta era partita dai magistrati nell’ambito della inchiesta sul crac Divina Provvidenza. Azzollini temendo il peggio e sperando di convincere la Giunta per le immunità, prima delle decisione, aveva rassegnato le dimissioni dalla presidenza della commissione Bilancio di Palazzo Madama, motivando la decisione con uno scarno comunicato: “Ci sono momenti in cui un uomo delle istituzioni deve compiere scelte difficili ma anche necessarie. La piena convinzione della totale infondatezza dei fatti giudiziari che mi riguardano non mi esime comunque dal mantenere un profilo dedito esclusivamente alla salvaguardia del ruolo istituzionale da me ricoperto”. Soddisfatti per le dimissioni di Azzollini i senatori del M5S: «Noi le invochiamo dall’ottobre 2013, da quando Azzollini venne inquisito per l’affare del Porto di Molfetta». All’epoca fu salvato per un pelo dall’autorizzazione all’uso delle intercettazioni. La decisione appare clamorosa, tenuto conto che lo stesso Azzollini non ha mai voluto lasciare questa poltrona che occupa da 2001, nemmeno per fare il sindaco di Molfetta, difendendola con i denti e ingaggiando perfino una battaglia legale per mantenere le due cariche. Come si spiega questa improvvisa decisione? Si possono fare solo delle ipotesi. Innanzitutto appare evidente che il sen. Azzollini si senta in difficoltà, per cui con questa decisione sperava di convincere la Giunta delle immunità della sua innocenza, togliendo l’ostacolo del suo ruolo istituzionale, per favorire un voto contrario al suo arresto. Altra ipotesi è quella che lui stesso suggerisce, quella di doversi difendere e quindi di non potere ricoprire un incarico che richiede «dedizione assoluta e tempo pieno». Ma qui sorge spontanea una domanda: come mai ha potuto fare il sindaco di Molfetta per ben 10 anni, incarico certo ben più gravoso di quello di una difesa da un procedimento penale, mantenendo anche la carica di presidente della commissione Bilancio? Era sufficiente amministrare una città, con molti problemi solo nel week end, con gli uffici comunali chiusi?. Infine, quella delle dimissioni era un percorso obbligato per poter presentare appello in Cassazione contro il Tribunale del Riesame di Bari che aveva confermato la richiesta di arresto. Tutto, comunque, è rinviato alla decisione finale dell’aula, dove tutti i giochi sono possibili, grazie al voto segreto. Qualcuno del suo partito potrebbe votargli contro, ma anche altri senatori della maggioranza, potrebbero votare a suo favore salvandolo dalla detenzione ai domiciliari. Qualche giornale, come l’Huffington Post ha ipotizzato che quello di Azzollini sia “un sacrificio” del leader di Ncd Angelino Alfano nell’ambito di un patto stretto col premier Matteo Renzi qualche settimana prima quando quando la Camera ha salvato il deputato Castiglione indagato per turbativa d’asta e pedina fondamentale nella struttura dei consensi di Alfano.

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