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Scuole a caccia di sponsor INCHIESTA – Gli effetti dell’autonomia: ricerca di finanziamenti privati
15 aprile 2001

Uno striscione sulla facciata del liceo, con ben in vista, il nome dello sponsor: una banca. È successo ad Ancona e il caso ha sollevato non poche polemiche negli ambienti scolastici ed istituzionali. Ciò che ha scatenato la querelle è la forma con cui si è manifestata, non certo la sostanza, ovvero gli sponsor entrati ufficialmente nel mondo della scuola, considerato che altre forme di finanziamento erano già presenti soprattutto in aree della penisola economicamente e socialmente avanzate. A normalizzare questa situazione di fatto hanno contribuito le “Norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche” (DPR 8 marzo 1999, n.275) che hanno esecutivamente introdotto nelle scuole un ampio sistema di autonomie didattico-organizzative e finanziarie. Alla scuola è stato riconosciuto lo status di persona giuridica, cioè l’attitudine ad essere titolare di diritti e di obblighi, dunque è possibile che le scuole accettino donazioni, eredità o legati, senza autorizzazione preventiva. I Capi d’istituto dopo avere frequentato appositi corsi, hanno ottenuto la qualifica dirigenziale, avendo compiti di gestione più estesi all’interno della scuola. Niente di irregolare, dunque, se per dare la possibilità agli studenti di partecipare al Convegno internazionale di studi pirandelliani ad Agrigento, si accettano fondi da una banca, in cambio di esporre per qualche giorno una striscione pubblicitario! Ma qual è la situazione nel nostro territorio? Lo abbiamo chiesto ad alcuni presidi degli istituti superiori della nostra città: «Manca questo tipo di cultura, ma anche realtà produttive con grandi disponibilità finanziarie – sottolinea il prof. Morrone, preside dell’Istituto tecnico commerciale/geometra – la formazione è un momento avulso dai meccanismi aziendali». Gli istituti superiori non hanno ancora accolto queste forme di sostegno, anche per chiare scelte gestionali, come nel caso dei licei classico e scientifico, ma nessuno vuol trascurare queste nuove possibilità. Infatti, in tutti gli istituti, seguendo strade diverse, ci si è adoperati per allacciare rapporti con il mondo aziendale, tutti hanno destinato almeno un docente (nel gergo della nuova riforma: funzione obiettivo) ad occuparsi di tali relazioni. All’Alberghiero un progetto con l’Assopesca «La scuola dell’autonomia – dice il prof. De Pietro, preside dell’istituto alberghiero – deve darsi delle regole specifiche: quella dell’organizzazione interna e quella di possibili agganci con il mondo privato, il quale può dare suggerimenti ed aggiornamenti dal mondo del lavoro e anche sostegni finanziari per poter fare attività formative di maggior livello che altrimenti non ci sarebbero». Mentre per l’Istituto alberghiero il modello finora sperimentato ha portato alla collaborazione con enti ed aziende che hanno contribuito soprattutto il termini di materia prima, indispensabile per il loro lavoro, l’Istituto tecnico commerciale/geometra si sta organizzando per instaurare rapporti di collaborazione con aziende del territorio e non solo allo scopo di ottenere fondi, ma anche per interagire con esse. Ad esempio entrambi gli istituti sopraccitati si stanno adoperando con l’Assopesca per migliorare ed ampliare l’offerta formativa delle scuole e nel contempo fornire un servizio utile alla stessa realtà marittima molfettese e valorizzare il prodotto ittico nostrano. Da questo rinnovato rapporto con il territorio sono nate anche alcune esperienze di impresa simulata, fatte da alcune classi dell’istituto professionale per il commercio e dall’istituto tecnico commerciale, la prima con un’azienda calzaturiera, la seconda con una azienda di confezioni locale, allo scopo di far toccare con mano ai ragazzi le difficoltà e la vita dell’impresa privata. Grande attenzione anche da parte dei licei classico e scientifico che si stanno avvicinando a piccoli passi al mondo aziendale anche se con modalità e obbiettivi diversi rispetto agli istituti tecnici e professionali. Al Liceo incontri di economia Con un taglio diretto alla scoperta delle nuove professioni e all’orientamento dei ragazzi, anche al di fuori della scelta universitaria, al liceo si sono svolti incontri di economia tenuti da docenti universitari, con lo scopo di avviare la conoscenza di una materia non prevista dal piano curriculare dei licei ma oggi sempre più indispensabile chiave di lettura degli avvenimenti mondiali e utile base per chi sceglierà indirizzi affini all’università. Inoltre, evidenzia la preside prof. Maria de Palma, caso del tutto singolare: «Sono state le aziende a contattare i licei, offrendo la propria collaborazione a titolo esclusivamente gratuito», che non esclude una futura collaborazione di tipo economico, al fine di ampliare l’offerta formativa, nel caso si riducessero i fondi statali. Intanto due imprese, l’una impiegata nella creazione di siti internet e l’altra nella lavorazione multimediale, hanno aperto le porte dei loro luoghi di lavoro per illustrare ai giovani liceali come opera una azienda nella new-economy e di quali competenze specifiche necessita il settore. Al Tecnico un progetto con la Cattolica Popolare Anche il tecnico commerciale sta realizzando un progetto con la Cooperativa Cattolica Popolare e, con una ditta di confezioni, corsi di eccellenza e stage sul commercio telematico. Tutte queste attività naturalmente vanno fatte senza perdere di vista l’obiettivo formativo che tramite queste proposte potrà essere notevolmente ampliato. «L’autonomia della scuola può rappresentare uno strumento per rendere più efficace la missione di sviluppare le straordinarie possibilità dei nostri giovani e per migliorare, attraverso un rinnovato rapporto con il mondo della produzione, l’incontro, nel territorio, fra domanda e offerta di lavoro». Ma le cose stanno davvero come il Presidente della Repubblica Ciampi auspica? Le forme che la maggior parte degli istituti hanno scelto, ormai da qualche anno, come momento di incontro tra scuola e mondo del lavoro sono gli stage presso le aziende, attivati grazie ai fondi erogati dalla Comunità europea. Stage presso operatori turistici per il Professionale per il commercio, presso alberghi e ristoranti per l’Istituto alberghiero, con gli uffici tecnici dei Comuni del circondario per il Tecnico commerciale. Ma questi stage favoriscono l’integrazione nel mondo del lavoro dei ragazzi? «Gli stage favoriscono delle scelte di campo da parte dei ragazzi, un ragazzo che magari non ha eccessiva voglia di studiare può attraverso queste esperienze scoprire particolari vocazioni che magari nella normale attività scolastica non vengon fuori» afferma il preside del tecnico commerciale, Morrone. Le aziende chiedono insegnamenti aggiuntivi Un altro aspetto della riforma è la possibilità da parte di una azienda, che necessita di un certo numero di operatori specializzati in specifici settori, di chiedere alla scuola di destinare alcune ore nell’ambito della quota tempo ad essa riservata, circa il 15% del monte orario, per insegnamenti aggiuntivi dedicati al particolare ambito richiesto, con la certezza, terminato il corso di studi, di trovare immediatamente uno sbocco lavorativo. Il caso emblematico di questa operazione nella nostra regione è l’Istituto professionale di Santeramo, sponsorizzato da Natuzzi, magnate dell’industria dell’arredamento, il quale eroga fondi, circa 25 milioni, a sostegno di specifiche attività di ampliamento dell’offerta formativa, garantendo in un certo qual modo ricadute occupazionali per i diplomati. Ma attenzione ai finanziatori, sottolinea la preside prof. Felicetta Giorgio dell’Istituto professionale per il commercio, «la sponsorizzazione non deve essere disgiunta dagli obiettivi formativi, non è corretto delegare ad una azienda la formazione dei ragazzi». La scuola oggi diventata centro di interessi autonomi ha dunque maggiori responsabilità: nei confronti degli studenti, deve garantire un’ampia offerta formativa, compatibile con le esigenze del territorio e funzionale alle scelte post-diploma, e nei confronti degli enti con i quali interagisce, che richiedono professionalità e qualità del prodotto. È importante, però, che la competitività tra gli istituti e la corsa alle collaborazioni con l’esterno non snaturi la scuola stessa, «dimenticando di suscitare nei ragazzi il piacere e il gusto della conoscenza, di sviluppare la loro capacità critica, di iniziarli ai metodi della ricerca sia questa umanistica o scientifica, di renderli partecipi della cultura del nostro popolo». Speriamo che presidi e docenti tengano ben presente queste parole del Presidente Ciampi. Michele de Sanctis jr. SCHEDA Il cammino dell’autonomia «L’autonomia scolastica è il processo di trasferimento di funzioni dall’Amministrazione centrale e periferica della pubblica istruzione, in materia di gestione del servizio di istruzione, alle singole istituzioni scolastiche, fermi restando i livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo studio e di programmazione definiti dallo Stato». Ecco uno stralcio dell’art. 21 della legge n.59 del 15 marzo 1997, meglio nota come legge Bassanini, che ha riordinato il sistema delle amministrazioni pubbliche e periferiche, ivi compresa la scuola. Questo è stato solo il primo atto di un più ampio disegno messo a punto dall’allora ministro della Pubblica istruzione Berlinguer e portato a termine da De Mauro, che ha profondamente trasformato il mondo della scuola. Più specificatamente, il programma che ha portato alla piena autonomia è passato attraverso alcuni anni di sperimentazione, in base a speciali “Piani di programmazione sperimentale dell’autonomia scolastica” previsti dal D.M 27/11/97, n.765. Flessibilità dell’orario delle lezioni, superamento di vincoli in materia di distribuzione degli alunni (eventuale superamento del concetto di classe), aggregazione di discipline in aree e ambiti disciplinari, insegnamento incrementato delle lingue straniere e realizzazione di iniziative di sostegno, recupero, orientamento sono solo alcune delle possibilità offerte dall’autonomia e sperimentate negli anni scolastici tra il 1998 e il 2000. Anche a Molfetta alcuni istituti superiori hanno sperimentato alcune di queste forme con brillanti risultati, costantemente monitorati, come previsto dal regolamento di attuazione 275/99, da un apposito organismo designato dal ministero nel Centro europeo dell’educazione. L’ultimo atto si è concluso il 1° settembre 2000, giorno in cui 11.000 istituti scolastici italiani sono entrati nella fase di piena autonomia. M.d.S. jr
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