Scontro tra atletica e calcio, volano perfino ceffoni
MOLFETTA – 19.10.2002
Il neo assessore allo sport, Sergio Azzollini, ha la sua prima gatta da pelare. E' ormai di dominio pubblico lo scontro tra l'atletica e il calcio per l'uso del campo sportivo, un conflitto che sarebbe arrivato perfino alle mani. Motivo della contesa: il manto erboso dello stadio “Paolo Poli”. Secondo i dirigenti della “Molfetta calcio”, gli atleti della “Landolfi” invaderebbero il terreno di gioco, recentemente in seminato e in attesa della crescita dell'erbetta (la squadra di calcio gioca sempre in trasferta a Bisceglie per questo motivo).
I tecnici e i dirigenti della “Landolfi” - domenica scorsa hanno disputato le gare di atletica leggera valide per l'assegnazione dei titoli di campione pugliese su pista per le categorie allievi, juniores e promesse - replicano invece che, proprio per evitare di danneggiare il terreno, avevano deciso di far svolgere al “Bellavista” di Bari, le prove di lancio del peso, del martello e del giavellotto. Ma questo pare non sia stato sufficiente per calmare le ire dei dirigenti del calcio.
Così domenica scorsa, secondo un esposto inviato al sindaco e all'assessore allo sport del tecnico della “Landolfi”, Saverio Ciannamea, ci sarebbe stato un episodio spiacevole: «Erano appena terminate le gare, il sottoscritto, mio figlio, il nostro tecnico e alcuni nostri atleti stavamo dirigendoci verso l'uscita quando sono giunte due auto». Da una delle due vetture, secondo Ciannamea, sarebbero scese alcune persone tra cui un dirigente del Molfetta, che si sarebbe avvicinato loro e, inveendo contro il tecnico, gli avrebbe mollato «un violento schiaffo sulla guancia e orecchio sinistro facendogli volare via gli occhiali e causandogli un trauma verificato poi in pronto soccorso».
I dirigenti della “Landolfi” sono decisi a presentare anche una querela: «Informeremo la cittadinanza molfettese di quanto sta accadendo in quanto - scrive ancora Ciannamea nel suo esposto al sindaco Tommaso Minervini - gli inurbani comportamenti ledono la libera attività sportiva e agonistica svolta dalle centinaia di giovani e giovanissimi che gratuitamente vengono assistiti dal nostro sodalizio. Fidiamo nel suo alto senso di responsabilità, illustrissimo signor sindaco, come anche nell'intervento dell'assessore allo sport perché simili dirigenti vengano richiamati a un comportamento consono al ruolo che ricoprono nel mondo dello sport, quello vero».
Su questa vicenda si è anche pronunciato il presidente provinciale della Federatletica, Angelo Giliberto: «A nome del comitato provinciale di Bari della Fidal - scrive - esprimo solidarietà al tecnico della Landolfi vittima di una incivile aggressione. Sarebbe opportuno che le varie discipline sportive riuscissero a convivere all'interno delle poche strutture esistenti, invece di scatenare guerre tra "poveri"».
Naturalmente sotto tiro è l'assessore allo sport, Sergio Azzollini, già presidente del “Molfetta calcio”, accusato di favorire il pallone rispetto all'atletica. I dirigenti della Landolfi, infatti, sostengono che «l'atletica leggera è stata aggredita e intimidita non si può andare avanti così. Abbiamo intenzione di presentare una querela. Il nostro vicario, che è un avvocato, ha già raccolto tuta la documentazione. Nessuno deve pensare che lo stadio Paolo Poli possa diventare un feudo delle società calcistiche».
Certo, che l'episodio è vergognoso, sia per l'oltraggio dello schiaffo, sia per la pretesa di voler essere gli unici a gestire, quasi come un possesso, lo stadio. Non dimentichiamo che lo stesso attuale assessore Azzollini, prima di passare dall'Ulivo al Polo, aveva avanzato medesime pretese nei confronti dell'ex sindaco Guglielmo Minervini e, non avendo ricevuto “carta bianca” sullo stadio, aveva contribuito, con altri voltagabbana, a far cadere quell'amministrazione per appoggiare l'attuale sindaco passato anch'egli con il centro-destra.
Un episodio di questo tenore non si era mai verificato negli ambienti sportivi molfettesi. Se l'assessore Azzollini non è in grado di controllare e di coordinare le attività sportive (o se, addirittura, favorirebbe una disciplina sportiva rispetto a un'altra), farebbe bene a dimettersi, perché proprio in queste circostanze si valuta la capacità di ricoprire un incarico, tanto agognato e tanto preteso, un'ambizione spinta fino al punto da contribuire a creare una crisi amministrativa.
Ma, a quanto sembra, come dice un vecchio proverbio: “dal dire al fare, c'è di mezzo il mare”.